Un antipasto tropicale

Adoro i Paesi tropicali.
Mi piacciono l’atmosfera, il ritmo lento della gente, il colore del cielo, gli odori nell’aria, il profumo dei fiori e del cibo. Il cibo ai Tropici ha un gusto dolce, forte e speziato che gioca sui contrasti.
In Polinesia, alle Hawaii, sul Mar dei Caraibi, sul Golfo del Messico ho assaggiato piatti esotici straordinari.
Ogni cucina ha le sue caratteristiche e gli ingredienti spesso variano molto, ma quello che hanno in comune è che ti rapiscono!
Una volta a casa, a volte basta veramente un’idea appena un po’ originale unita al ricordo di un piatto gustato in uno di quei luoghi per creare un antipasto esotico e goloso, che non si dimentica con facilità.
Per la ricetta di oggi c’è bisogno di pochissimi ingredienti e di un pizzico di audacia.

20140419-011359.jpgPer ogni commensale bastano 4 grosse code di gambero sgusciate che si fanno brevemente saltare in padella con una lacrima di olio e una spruzzata di succo di lime, si sfumano con un sorso di Cognac e si insaporiscono con pochissimo sale, una macinata di pepe e un pizzico di paprica affumicata.
Serve anche una fetta di ananas fresco privata del torsolo arrostita sulla piastra e condita con una leggera grattugiata di zenzero, qualche goccia di aceto balsamico, un pizzico di sale e uno di zucchero grezzo di canna.
Ora basta assemblare i piatti appoggiando su ognuno la fetta di ananas tagliata in quattro e sistemare sopra con garbo i quattro gamberi irrorati col loro sugo di cottura.

Anziché lo zenzero, si può grattugiare sull’ananas la buccia di un lime.
Mi pare che su un piatto così non ci sia proprio altro da aggiungere.

Rotolini di sogliola e salmone

Lo sto leggendo un po’ in tutti i blog: con l’arrivo della bella stagione si cambiano i menù, si preparano cibi più leggeri, si cucina più pesce. Giusto.
Anche oggi quindi do il mio contributo con una ricetta semplice, ma appetitosa e dall’aspetto molto attraente.

20140607-005004.jpgÈ una ricetta semplicissima.
Si fanno tagliare dal pescivendolo 8 scaloppe sottili di salmone, si liberano delle eventuali lische residue e si appoggiano sul tavolo da lavoro.
Si toglie la pelle a 4 filetti di sogliola, si tagliano a metà per il lungo e si appoggiano sulle fettine di salmone.
Si preparano 8 piccoli mazzetti di erbe profumate: finocchietto, maggiorana e prezzemolo. Si legano con qualche filo di erba cipollina e intorno gli si arrotolano i filetti sovrapposti di pesce che vanno fermati con uno stuzzicadenti.
Con un coltello affilato si pareggiano bene, si appoggiano su una teglia da forno, si irrorano con un’emulsione di olio e succo di limone e si infornano a 180 gradi per 20 minuti.
Una volta sfornati si liberano dagli stuzzicadenti, si salano appena, si insaporiscono con una macinata di pepe e si servono con il loro sughetto.
Per accompagnarli io ho preparato dei broccoletti verdi al vapore ripassati in padella con alici e peperoncino, tanto per vivacizzare un po’ la delicatezza del pesce, ma vanno bene anche i finocchi o i pomodorini confit per esempio.

Penserete che ce l’abbia con voi: nonostante questo caldo continuo a suggerirvi ricette che richiedono il forno!!

Salmone marinato

Ieri, anche se ne valeva la pena, vi ho costretti ad accendere il forno per i dolcetti alla cannella.
Oggi, per farmi perdonare, vi suggerisco un piatto che non ha bisogno del fuoco. Contenti, vero?
Per questo post mi sono ispirata ad una ricetta che mi ha dato la mia amica Stefania, una ragazza davvero speciale che ama il buon cibo e alleva stupendi gatti persiani.
Ho modificato alcuni particolari per necessità e per praticità. Scusa Stefy.

20140609-001411.jpgAnziché marinare una baffa intera, ho preferito utilizzare 800 gr di salmone a fettine sottili, che mi ha preparato il pescivendolo.
Ho emulsionato il succo di 1 limone e di 1 arancia con 1 cucchiaio di pepe verde in salamoia pestato grossolanamente nel mortaio, 2 cucchiaini di fleur de sel, 1 cucchiaino di zucchero vanigliato, 1 dl di olio, timo, salvia e rosmarino freschi tritati molto sottili.
Ho disposto le fettine di salmone su un piatto da portata, l’ho condito con l’emulsione appena preparata, coperto di pellicola trasparente e riposto in frigorifero per 8 ore.
Al momento di servirlo l’ho semplicemente decorato con alcune fettine di arancia e di limone.

Ecco un piatto davvero estivo, fresco, elegante e molto ghiotto. Il salmone si “cuoce” nel succo degli agrumi e si insaporisce con le erbe aromatiche e il pepe verde.
Nella versione originale viene utilizzato il pepe rosa, più aromatico e meno pungente, la baffa di salmone prima viene lavata e asciugata, poi messa distesa in un contenitore e ricoperta con una miscela di 1 chilo di sale fino e 200 gr di zucchero, spruzzata con il succo di un limone e riposta in frigo per 24 ore.
Il giorno successivo si sciacqua bene, si asciuga, si copre d’olio, si aggiungono fettine di arancia e di limone, si insaporisce con il pepe rosa e un trito di salvia e rosmarino.
Si rimette in frigorifero e di lascia macerare altre 24 ore.
Consiglio di provare anche questa versione.

Cinnamon Rolls – parte seconda

Vi devo un’ultima foto che non so perché non è stata pubblicata nell’articolo di stamattina, così se dovete accendere il forno, almeno sapete che il risultato finale giustifica il disagio!

20140609-094038.jpgEh??!!

Cinnamon Rolls? Oh yes!

AVVERTENZA: CONSIGLIO A CHI NON AMA LA CANNELLA DI ASTENERSI DAL LEGGERE QUESTA RICETTA.

Molti anni fa avevamo un appartamentino in Multiproprietà al lago di Carezza.
Quando non ci siamo più andati perché erano cambiate le esigenze della famiglia, siamo entrati nel circuito dello scambio delle abitazioni, quindi per qualche anno abbiamo avuto la possibilità di permutare la nostra settimana di gennaio in montagna con una settimana in qualunque altra località in Europa e Oltreoceano nel periodo che si poteva di volta in volta concordare.
Con questo sistema siamo stati in Francia, in Florida, in Nevada e in California ed è stata una bellissima esperienza vivere all’estero, ma come gli indigeni!
Ricordo certe prime colazioni a nord di San Diego…
Anzi non l’ho proprio più dimenticate e adesso vi do la ricetta dei Cinnamon Rolls (rotoli alla cannella) che vi assicuro sembrano quelli mangiati da Neiman’s e al Daily News Café.

Si fanno intiepidire 125 ml di latte e si aggiungono 60 gr di zucchero semolato, 1 cucchiaino di sale e 1 bustina di lievito di birra secco, 1 uovo leggermente sbattuto, 1 piccola patata lessa ben schiacciata e 100 gr di farina.
Si mescola energicamente e si fa riposare 10 minuti.
Si fondono 80 gr di burro, si uniscono al composto e poco alla volta si aggiungono altri 250 gr di farina setacciata, senza fare grumi.
L’impasto deve risultare morbido ma non colloso. Lo si lavora per qualche minuto con le mani, si fa una palla, si copre con un canovaccio e si lascia lievitare al caldo in una ciotola unta.
Dopo 1/2 ora si riprende la pasta e la si stende con il mattarello in un rettangolo di 1/2 cm di spessore, si spennella con altri 60 gr di burro fuso e si cosparge con 80 gr di zucchero di canna mescolato con 1 cucchiaio raso di cannella. Si arrotola su se stessa e si taglia a fette alte circa 2,5 cm. Si dovrebbero ottenere 12 “girelle”, che si fanno lievitare, coperte, ancora mezz’ora in una teglia foderata di carta forno imburrata.

20140603-012711.jpgSi infornano poi a 180 gradi per 30 minuti circa.
Una volta sfornati si lasciano intiepidire e si servono sormontati da una pallina di ricotta montata con pochissimo zucchero su cui si fa sgocciolare una cucchiaiata di caramello (lo stesso del crème caramel).

Ovvia, scontata, semplice, squisita coppa di frutti di bosco

Oggi è stata una domenica particolare, molto bella, anche dal punto di vista meteo.
Per noi è cominciata bene già stamattina perché io e il mio famoso marito ci siamo commossi leggendo insieme questa frase: “Un uomo e una donna che formano una coppia non hanno paura di niente, ma sono padroni di tutte le bellezze del mondo protetti dal bene che si vogliono.”
E questo ci ha riempiti di tenerezza e dato un’impronta di grande serenità e complicità alla nostra giornata.
Ma nonostante tutta questa dolcezza, dopo il pollo, avevamo comunque voglia di un dessert!
In frigo avevo i frutti di bosco per la crostata che avrei fatto nel pomeriggio, in freezer (chiedetelo a mio marito) non manca mai un barattolino di gelato Haagen-Dazs alla vaniglia, perché nella vita non si sa mai.
Dunque ecco una elegante coppa da riproporre anche agli ospiti.

20140608-000357.jpgFacile. Si sciacquano delicatamente i piccoli frutti, si tamponano e si versano in una ciotola.
Si condiscono con il succo di 1/2 limone, 1 cucchiaiata di zucchero vanigliato e diciamo 1 bicchierino di… granatina, che è l’ingrediente segreto che fa la differenza.
Fidatevi, nessuno la riconosce, ma dona ai frutti di bosco un aroma e un profumo molto seducenti.
Dopo aver mescolato con delicatezza, si divide nelle coppe e si completa con una pallina di gelato.
Insomma è quasi una mini coperchiona preparata senza nessuno sforzo!

Le lasagne di mia suocera

Mia suocera Dina era una donna eccezionale che ci ha lasciati troppo presto.
La sua cucina è rimasta nella memoria di mio marito come una serie di punti fermi conditi di dolcezza e nostalgia.
Alcuni dei suoi piatti ho fatto in tempo ad assaggiarli anch’io, visto che come sapete la nostra storia d’amore dura dall’adolescenza e in questi lunghi anni di matrimonio ho spesso cercato di ricreare, attraverso molti tentativi, la magia di quei sapori che sono rimasti nei nostri ricordi, mentre le ricette originali ahimè sono andate perdute.
Alla fine, oltre ad un gustoso spezzatino di pollo coi porcini, ai sugoli e al tonno alla livornese, faccio anche le lasagne verdi al forno classiche, con ragù, parmigiano e besciamella ma con un imprevedibile strato di sugo con i funghi secchi a metà delle sfoglie di pasta, che pare ricordi molto da vicino i sapori perduti dell’infanzia di mio marito.
La ricetta non è niente di particolare, ma l’ho preparata con il consueto amore, un velo di malinconia e la certezza di essere approvata…
Volevo semplicemente condividerla con voi prima che faccia troppo caldo per usare il forno.

20140604-120255.jpgSi preparano le lasagne verdi con 400 gr di farina, 3 uova, 1 pizzico di sale e 140 gr di spinaci, che vanno lessati, strizzati, passati in padella per farli asciugare e infine frullati.
Si tira la sfoglia col mattarello o con la macchinetta oppure si compra già pronta.
Si prepara un ragù ricco di carne mettendo a freddo in un tegame capiente: 700 gr di manzo e maiale macinati, 200 gr di salsiccia spellata e sbriciolata, 100 gr di prosciutto crudo macinato, 1 costa di sedano, 1 carota e 1 cipolla tritati, 400 gr di passata di pomodoro, 1 foglia di alloro, le foglie di 1 rametto di basilico sale, pepe e 4 cucchiai di olio.
Si porta a bollore, e si fa cuocere per almeno 3 ore. A metà cottura si aggiunge 1/2 bicchiere di vino rosso e si continua a farlo sobbollire piano piano finché i grassi non diventano trasparenti.
Si mettono a bagno in acqua tiepida per una mezz’oretta 50 gr di funghi porcini secchi, poi si tritano grossolanamente. Nel frattempo in un piccolo tegame si fanno imbiondire con 30 gr di burro 1 spicchio d’aglio intero, che va poi eliminato, e due begli scalogni tritati.
Si aggiungono i funghi, si regola di sale e pepe, si fa cuocere aggiungendo 1 mestolino di brodo e mescolando di tanto in tanto.
Quando il liquido è stato completamente assorbito, il sughetto di funghi è pronto. Si completa con del prezzemolo tritato e si tiene da parte.
Si prepara la besciamella nel solito modo con 1 litro di latte intero, 100 gr di burro, 100 gr di farina, 1 bella grattugiata di noce moscata e 1 pizzico di sale.
Si lessano le lasagne poche alla volta in abbondante acqua salata a cui di aggiunge 1 cucchiaio d’olio per essere certi che non si attacchino fra loro in cottura.
Si stendono su un canovaccio e quando sono tutte pronte si procede a formare gli strati in una larga pirofila imburrata: lasagne, ragù, besciamella, grana grattugiato per 3 volte, nel quarto strato si sostituisce il ragù di carne con il sugo di funghi e si procede fino ad ottenete 6 strati di pasta.
Si cosparge la superficie con la besciamella e si completa con 2 cucchiaiate di grana che aiuterà la gratinatura. In totale ci vogliono 120 gr di grana grattugiato.
Si inforna a 180 gradi per una ventina di minuti. Quando si sforna è meglio aspettare almeno 5 minuti prima di fare le porzioni così la besciamella ha il tempo di compattarsi leggermente.

So già che mi pioveranno addosso un sacco di critiche: troppo questo, troppo quello, tre ore di cottura scherziamo, ma i funghi sono necessari…
Non vi chiedo di replicare questa ricetta. Se vi va prendete semplicemente lo spunto per preparare le lasagne con i condimenti, le carni, le spezie e le cotture che fanno parte delle vostre abitudini.
Queste sono semplicemente le lasagne di mia suocera Dina. Sono straordinarie. Hanno un sapore unico, che non voglio vada perduto.
Lo condivido con voi perché so che saprete farne buon uso.

Il paté di Saint Tropez

Vi ho già raccontato di quando per diversi anni la nostra meta del viaggetto di settembre, prima dell’arrivo dell’autunno, era la Costa Azzurra, del nostro “Shopping a Saint Tropez” e del bottino di terrine di porcellana che ne ho ricavato.
Oggi vi parlo della ricetta di un paté che abbiamo assaggiato proprio lì a Saint Tropez, mentre cenavamo coi sacchetti de “La porcelaine blanche” ai piedi…
L’ingrediente principale era ovviamente il fegato d’anatra, ma data la difficoltà di reperirlo qui da noi, quando ho provato la ricetta a casa, ho optato per l’utilizzo di una combinazione che è risultata proprio perfetta, perché i sapori dei due fegati scelti si completano e si equilibrano.
L’insolita aggiunta dei funghi ha dato all’insieme un gusto complesso e deciso che ci è piaciuto molto.
Ma adesso bando alle ciance e rimbocchiamoci le maniche!

20140527-095031.jpgPer questo paté dunque occorrono:
200 gr di fegatini di pollo
200 gr di fegato di vitello
200 gr di cipolle bianche
30 gr di funghi porcini secchi
200 gr di burro
1 bicchiere di sidro
2 pezzetti di buccia di limone
2 foglie di salvia
1 foglia di alloro
sale e pepe
Trito le cipolle e la faccio appassire con 100 gr di burro a fuoco dolcissimo, con la salvia e l’alloro, senza farle colorire, aggiungendo eventualmente, come al solito, qualche cucchiaiata d’acqua.
Taglio a pezzetti sia il fegato di vitello che i fegatini, privati del grasso e del fiele e sciacquati. Li aggiungo alle cipolle, unisco i funghi ammollati in acqua tiepida tagliuzzati e la buccia di limone, sfumo con il sidro e porto a cottura a fuoco vivace mescolando spesso.
Lascio intiepidire e regolo di pepe (meglio se bianco) e sale. Elimino le foglie aromatiche, la buccia di limone e frullo unendo il resto del burro fuso.
Sistemo il composto in uno stampo e lo conservo il frigo.

Ogni tanto torno a parlare di paté perché, oltre a piacermi molto, trovo sia una preparazione elegante e sofisticata, adatta come antipasto in una cena in cui si voglia stupire.
È molto chic anche su un tavolo da buffet con i crostini accanto, perfetta per una cena in terrazza o in giardino, per esempio.

Bavette con le telline: quasi spaghetti con le vongole

Gli spaghetti con le vongole dovrebbero essere dichiarati Patrimonio dell’Umanità!
Che siano conditi con quelle veraci o con le telline, col guscio o sgusciate, con o senza pomodoro due spaghetti con le vongole ti riconciliano con il mondo intero.
Li ho mangiati in un sacco di posti meravigliosi: da Venezia a San Diego, da Positano a Cannes, con qualche lieve differenza negli ingredienti utilizzati e tutti fantastici.
Da noi, nell’alto Adriatico, tradizionalmente si usava preparare il sugo utilizzando soprattutto le telline (o arselle) chiare e lisce e le “peverasse” più piccole e dal sapore più delicato delle vongole veraci, sempre sgusciate e cucinate col pomodoro.

20140509-110301.jpgQuando voglio tuffarmi nei ricordi di lenti pomeriggi assolati in riva al mare a setacciare la sabbia aspettando le quattro per poter fare il bagno, mi accollo il lavoraccio di sgusciare 1 chilo di telline dopo averle fatte spurgare e aprire in padella senza nessuna aggiunta perché quando sono freschi, come devono essere, i molluschi sono già ricchi del loro liquido naturale, che filtro e conservo a parte.
Faccio imbiondire nell’olio 3-4 spicchi d’aglio che poi elimino, aggiungo 300 gr di pomodori pelati e tagliati a pezzi e li faccio appassire.
Unisco le telline sgusciate, il liquido filtrato emesso dai molluschi e dopo non più di 5 minuti il sugo è pronto. Lo completo con una cucchiaiata di prezzemolo tritato.
Salo solo l’acqua della pasta, mentre al sugo aggiungo un pizzico di pepe nero appena macinato.
Agli spaghetti o ai tradizionali vermicelli della cucina campana, con le delicate telline preferisco le bavette che condisco col sugo e un giro d’olio crudo.

Questi sono gli “spaghetti con le vongole” della mia infanzia: semplici e cucinati in purezza.
Non ci si aggiungeva vino, peperoncino o zenzero. Il pepe non arricchiva troppo di sapore il piatto e il sugo era comunque profumato e saporito.

Coq au vin

Appena tornati dal viaggio di nozze a Parigi, la prima volta che abbiamo invitato a pranzo i miei genitori, per fare sfoggio delle recenti esperienze gastronomiche, ho preparato il pollo al vino: molto francese, molto complicato per la poca dimestichezza che fino a quel momento avevo maturato in ambito culinario e… molto cotto, visto che l’avevo cucinato in pentola a pressione.
Fortunatamente da allora la loro unica, eclettica figlia di strada ne ha fatta un bel po’ e adesso sono in grado di portare in tavola un Coq au vin impeccabile, merito forse anche delle successive ripetute sortite in terra di Francia, dove abbiamo affinato i nostri gusti, e dell’aver nel frattempo appreso molto di tecnica e arte culinaria.
Le volute di vapore che salgono dai miei tegami e dalle casseruole forse sono le immagini sfocate di Francois Vatel, Brillat-Savarin, Paul Bocuse e Auguste Escoffier, che hanno smesso di guardarmi in cagnesco, ma mi sorridono ormai benevoli.

20140508-014338.jpgSi fanno rosolare in una casseruola 150 gr di pancetta a dadini con 20 gr di burro, si aggiungono 200 gr di cipolline sbucciate e 200 gr di funghetti coltivati affettati.
Con 2 cucchiai di olio si fa dorare in tegame 1 pollo bello grosso tagliato in 8 pezzi.
Si sfuma con 1 bicchierino di Cognac e poi si uniscono le cipolline e i funghi col loro sugo.
Si versa 1/2 litro di vino rosso corposo (scegliete pure quello della vostra zona) e si aggiungono 1 foglia di alloro e un trito di salvia, aglio, timo e rosmarino.
Si aggiusta di sale e di pepe e a tegame coperto si lascia cuocere circa 3/4 d’ora.
Nel frattempo si amalgamano 30 gr di burro con 1 cucchiaio di maizena (o di fecola) e si aggiungono mescolando al fondo di cottura lasciando sobbollire piano per altri 10-15 minuti.
Normalmente si serve in pirofila perché può essere preparato in anticipo e riscaldato in forno.

Questa è la versione moderna e velocizzata di un classico della Cucina d’Oltralpe che pare fosse stato servito anche a Giulio Cesare durante la sua conquista della Gallia.
Naturalmente sono in grado di preparare anche la versione più tradizionale, previa marinatura del pollo, ma questo è un metodo più contemporaneo, che sono certa apprezzerete maggiormente.