Riso freddo, uno nuovo

Possiamo chiamarlo riso freddo, insalata di riso, riso alla greca, resta sempre uno dei piatti più gettonati dell’estate.
Ogni famiglia, ogni single, ogni coppia di fatto ha la ricetta perfetta per questo piatto estivo molto conosciuto e ognuno è sicuro che la sua batta tutte le altre. Non avrete il coraggio di negarlo, vero?!
Il mio riso freddo convenzionale lo chiamiamo addirittura “quello buono”! https://silvarigobello.com/2013/08/13/riso-freddo-quello-buono/
Ma ho anche una ricetta più moderna, più sfiziosa, più light che vale la pena di segnarsi perché è anche buonissima.
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Si fanno lessare 300 gr di riso a chicco lungo, adatto alle insalate, si scola e si lascia raffreddare.
Si fanno appassire a fuoco dolcissimo 2 piccole cipolle di Tropea affettate con 2 cucchiai di olio e quando sono morbide e trasparenti si aggiungono nel tegame 400 gr di pomodorini Piccadilly sciacquati, asciugati e tagliati a metà.
Si insaporiscono con sale, pepe, 1 generoso spruzzo di aceto balsamico e 1 cucchiaino di zucchero.
Appena si sono asciugati si toglie il tegame dal fuoco, si fa raffreddare la salsa e si condisce il riso.
Si aggiunge un trito di prezzemolo, basilico e menta, un filo d’olio, circa 150 gr di feta sbriciolato e una cucchiaiata di pinoli leggermente tostati in una padella antiaderente.
Si mescola tutto e si conserva in frigorifero fino al momento di servire.

La ricetta è semplicissima, vegetariana, leggera e invitante. Vero?!

Salsa Tzatziki con una piccola variante

Oggi che si fa un gran parlare della Grecia, il mio umile blog di cucina dice la sua al riguardo… ma restando in ambito culinario e semplicemente proponendo una salsa che va d’accordo con molti piatti ed ha un sapore particolarmente fresco ed invitante: la salsa Tzatziki, che può accompagnare anche un aperitivo leggero spalmata su pita o bruschette.

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Si parte affettando a velo 1 cetriolo lavato e spuntato, senza sbucciarlo e si fa scolare sul tagliere inclinato.
Si tritano molto finemente 1 spicchio d’aglio, 1 ciuffetto di aneto e le foglie di 1 rametto di menta.
Si versano in una ciotola 250 gr di yogurt greco, 2 cucchiai di ottimo olio extravergine, 1 cucchiaino di aceto di vino bianco, il cetriolo scolato e tamponato e il trito aromatico di aglio ed erbe.
Si aggiunge 1 pizzico di sale e si mescola energicamente e con cura per incorporare allo yogurt tutti gli ingredienti.
Si conserva in frigorifero fino al momento di servire.

Volendo si può considerarla anche una semplice “cena francescana” perché è facile, vegetariana, fresca, leggera e anche depurativa.
Con le temperature di questi giorni è perfetta.

Carote glassate in agrodolce

La mia consuocera Giulietta, continua a stupirci con la preparazione di piatti semplici e squisiti.
Per esempio, prepara le carote, che devono essere assolutamente fresche perché restino croccanti anche dopo la cottura, come non le avevo mai assaggiate: una realizzazione veloce, ma straordinariamente saporita.
Ecco un contorno semplice e delizioso.

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Si fanno appassire 3 cipolle rosse affettate con qualche cucchiaiata di olio in un tegame basso.
Si tagliano a rondelle sottili con la mandolina 1 kg di carote freschissime, che andranno prima pelate.
Si aggiungono alle cipolle, ormai morbide e rosolate, con 1/2 bicchiere d’acqua.
Si prosegue la cottura a fuoco moderato finché tutto il liquido non sarà stato assorbito. A questo punto si completa con 1 abbondante cucchiaio di zucchero di canna e una generosa spruzzata di aceto. Una volta evaporato si insaporisce con sale e pepe e il contorno al piatto di oggi è bell’e pronto.
Lo si può completare anche con del prezzemolo tritato.

Sono semplici, come ho detto, ma il sapore è molto intrigante e la consistenza piacevolissima: è un metodo di cottura delle carote al quale non avevo mai pensato.
Consiglio di provarle, che poi giro alla Giulietta i complimenti!

Torta al cioccolato con pere affogate

Les Poires au Chocolat sono in realtà una torta, la specialità di nostra cugina Thérèse, che passava il mese di agosto in una vecchia casa ristrutturata di grande fascino, con bassi soffitti a volta e camini in ogni stanza, a qualche chilometro dal lago di Garda.
Il resto dell’anno viveva in una cittadina dell’Île-de-France, sulla riva destra della Senna, alla periferia di Parigi e quando si trasferiva qui per le vacanze si portava dietro tutto il fascino, i sapori, lo charme e l’eleganza di una vera parisienne. Oltre a due barboncini bianchi sempre tosati alla perfezione.
Questo è uno dei fantastici dolci che mi ha insegnato a preparare ed è veramente delizioso.
Come si vede infatti, si tratta di un dessert piuttosto insolito e molto invitante.

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Si lavano con cura senza sbucciarle 8 piccole pere, che possono essere della varietà coscia oppure Santa Lucia, per esempio.
In una ciotola, si mischiano 280 gr di farina, 150 gr di zucchero, 40 gr di cacao amaro, 1 pizzico di sale, 1 abbondante cucchiaino di cannella e 1 bustina di lievito per dolci.
Si forma un incavo e al centro si sgusciano 3 uova.
Si fanno sciogliere in un pentolino a fuoco dolcissimo 120 gr di burro con 100 ml di panna e appena si è raffreddato si unisce alle uova.
Si aggiunge un bicchierino di Cognac e si mescola con una spatola, amalgamando tutti gli ingredienti.
Quando l’impasto è liscio e morbido, si versa in uno stampo a cerniera dai bordi alti, imburrato e infarinato.
Si inseriscono con attenzione le pere intere all’interno del composto, con una certa simmetria, facendole “affogare”. Anche se al momento sporgeranno molto, durante la lievitazione in cottura, verranno coperte per almeno 3/4 e il risultato finale sarà molto carino.
Si inforna a 180 gradi per circa 45 minuti.
Si sforma solo quando si è raffreddata.

Thérèse l’avrebbe servita con un fresco Pommeau, una miscela di succo di mela e calvados, appoggiando accanto ai piattini dei minuscoli tovagliolini di lino con un angolo ricamato. Tutto très chic.

Croccanti crocchette di pesce

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Quelle che comunemente chiamiamo crocchette o polpette sono uno dei piatti più squisiti al mondo.
Ne ho fatte a centinaia, utilizzando sia la carne che il pesce o le verdure..
Quelle di oggi erano una specialità di mia nonna, che utilizzava per prepararle il baccalà dissalato.
Probabilmente non era un’abitudine di famiglia, ma un modo per non cucinarlo solo alla Vicentina: mia nonna era un’innovatrice in cucina. Da qualcuno avrò ben preso!
Io trovo comunque molto più pratico usare invece i filetti di merluzzo, anche surgelati, perché hanno una giusta consistenza e un gusto piuttosto neutro, così risaltano gli altri sapori che fanno di queste polpette una delizia assoluta.
Per il resto seguo la ricetta pari pari e ottengo delle crocchette davvero croccanti.

Si tritano 500 gr di filetti di merluzzo, prima tagliandoli a fettine, poi a cubetti e infine battendoli delicatamente col dorso del coltello.
Si versano in una ciotola, si aggiungono 2 uova, 2 cucchiai di pecorino grattugiato (Sssssssh! È il segreto dello chef!), 1/2 spicchio d’aglio ridotto a crema, 1 ciuffo di prezzemolo tritato insieme a qualche pezzetto di buccia di limone, 1 piccola patata lessa schiacciata, una manciata di pangrattato, sale e pepe.
Si miscela tutto con cura, poi con le mani inumidite con il vino bianco si formano delle polpette non troppo grandi che vanno passate nel pangrattato fine schiacciandole un po’, perché cuociano più uniformemente, e fritte poche per volta in abbondante olio di semi di girasole.
Si recuperano con la schiumarola e si appoggiano sulla carta da cucina perché sgocciolino bene.
Si salano e si servono con lattuga, fettine di limone, salsa tartara, pomodorini, Coleslaw (per chi se la fosse dimenticata https://silvarigobello.com/2015/05/14/coleslaw-limmancabile-insalata-di-cavoli/), patate fritte… insomma ci si diverte un po’ ad arricchire questo piatto già delizioso.

Mi raccomando: mia nonna pensava che per formare le crocchette perfette fosse fondamentale inumidirsi le mani con qualche goccia di vino bianco, ascoltate il suo consiglio.

La mia Bouillabaisse

Oggi è l’Anniversario della Presa della Bastiglia. Pensavo all’inno Nazionale Francese, la Marsigliese, e mi è venuta in mente la famosa bouillabaisse, vanto appunto di Marsiglia.
I marsigliesi sono così orgogliosi della loro zuppa di pesce, da averne addirittura depositato il brevetto.
Devo dire che è veramente squisita anche se in realtà non sono da meno il nostro cacciucco, il brodetto, le zuppe di pesce con o senza spine.
Comunque per divertirmi ogni tanto preparo una stupenda… come chiamarla? bouillabaisse semplificata? Ma sì, in fondo il sapore c’è.

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Per essere sicura di poter disporre di tutto il pesce che mi serve e soprattutto che sia squamato, eviscerato e che i più grossi siano tagliati a tranci, prendo accordi in anticipo col mio pescivendolo e cerco di procurarmi circa 1,5 kg di pesci misti fra coda di rospo, gallinella, scorfano, dentice, nasello, triglie, San Pietro, sarago e orata, più 8 bellissimi gamberi.
In un tegame largo e molto capiente faccio stufare nell’olio 2 cipolle bionde, 2 carote e 1 gambo di sedano tritati con 1 spicchio d’aglio grattugiato e 1 peperoncino affettato.
Dopo una decina di minuti aggiungo i pomodori pelati di 1 barattolo sgocciolati e tagliati a pezzi, 1 rametto di timo, 2 foglie di alloro, 2 pezzetti di buccia d’arancia, 1 peperoncino e i pesci che richiedono una cottura più lunga. E questo ve lo deve dire il pescivendolo, se è veramente “di fiducia”.
Verso 1 bicchiere di vino, copro a filo con dell’acqua tiepida in cui ho sciolto 2 bustine zafferano e li faccio cuocere a fuoco vivace per 10 minuti, aggiungo gli altri pesci e i gamberi e proseguo la cottura per altri 10 minuti circa, smuovendo il tegame senza mescolare, salando appena e pepando in abbondanza.
Quando tutto il pesce risulta morbido, lo tolgo dal brodo di cottura con la schiumarola e lo passo con il passaverdura (e moltissima pazienza), aiutandomi con il liquido rimasto nella pentola, filtrato. In questo modo si eliminano anche tutte le lische.
Lo rimetto sul fuoco e lo lascio sobbollire piano ancora per 10 minuti.
Lo distribuisco in ciotole di terracotta individuali e lo completo con piccole bruschette spalmate di salsa rouille.
Spargo un pizzico di zafferano giusto per fare scena, ma i veri chef direbbero che è per ricordare uno degli ingredienti fondamentali della bouillabaisse.

Questa è la mia bouillabaisse, ma non ditelo ai Marsigliesi per carità.
Se non sapete fare la salsa Rouille, uno dei prossimi giorni vi do le mie due versioni, così farete anche voi un figurone.

La zuppetta di melone

In questo periodo cerchiamo tutti ricette fresche e saporite per combattere il caldo e assecondare il desiderio di piatti stuzzicanti per solleticare l’appetito.
Gli antipasti sono forse quelli che maggiormente si prestano a interpretazioni insolite, spesso a base di frutta accompagnata da ingredienti salati e gustosi.
Perché fermarsi al classico prosciutto e melone, magari a palline, d’accordo, oppure con le fettine di prosciutto avvolto a roselline quando si può stupire con una “zuppetta” decorata con uno spiedino goloso?!

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Si affetta la parte bianca di 1 cipollotto e si tiene in frigorifero a bagno in una tazza di latte per almeno mezz’ora.
Si taglia a metà 1 melone, si sbuccia, si libera dei semi e si taglia a cubetti.
Si frullano 2 fette di pancarrè fresco privato della crosta con 200 ml di yogurt greco, 1 cucchiaio di succo di limone, 1 bicchierino di Porto e 1 gambo di sedano affettato.
Si aggiungono il cipollotto scolato dal latte, il melone, 4 cucchiai di olio, 1 pizzico di sale e una grattugiata di pepe.
Si frulla finché non si ottiene una crema liscia e vellutata. Si versa nei bicchieri e si completa con uno spiedino sul quale si infilza una fetta di prosciutto crudo intervallata da cubetti di melone*.
Si serve freddo.

* Io mi sono scordata di conservare una fetta di melone, prima di frullarlo, per lo spiedino.
Dunque ho dovuto rimediare utilizzando alcuni cubetti di nettarina. Avrei potuto raccontarvi che la scelta era voluta, ma essendo avvertiti voi potete fare meglio di me, anche se devo dire che la nota asprigna della nettarina stava molto bene con l’insieme dei sapori della zuppetta di melone.

Stuzzichini pere e gorgonzola

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Ricettina domenicale. Non impegnativa, semplice e gustosa.
Ci vogliono: una baguette (affettata e tostata), una pera a fette sottili (saltate in padella con una noce di burro, una spruzzata di aceto balsamico, un rametto di rosmarino e qualche foglia di salvia), miele di corbezzolo (quello amaro) e dell’ottimo gorgonzola dolce (quello morbido, con la goccia) e una bottiglia di eccellente Prosecco di Valdobbiadene.
Si spalma un cucchiaino di miele sui crostini di baguette, si appoggiano sopra due fettine di pera dorata e un cucchiaino di gorgonzola.
Si stappa il Prosecco, si versa nelle flûte e si serve tutto insieme.
È ammesso fare cin cin.

Buona domenica a tutti!

L’ABC della felicità… di’ la tua

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Viaggiando con Bea… si hanno sempre delle belle sorprese!
Bea (http://viaggiandoconbea.com) è stata una della prime blogger con la quale sono entrata in rapporto all’inizio di questa avventura e mi è molto cara.
Pochi giorni fa mi ha invitata a rispondere al Tag di Carla “L’ABC della felicità… di’ la tua”.
Grazie di cuore.

Attenendomi strettamente allo spirito del mio blog, per definire il mio personale ABC della felicità scelgo tre ingredienti legati alla cucina.

A come ANETO. Mi sono imbattuta la prima volta nell’aneto a Parigi, in Luna di miele. Arricchiva con il suo insolito e penetrante profumo di anice e finocchio dei deliziosi crostini di salmone affumicato. Eravamo seduti a un tavolino tondo piccolo come un vassoio non lontano dal Mercato dei Fiori dell’Ile de la Cité e bevevano una flûte di Champagne. Da allora associo l’aneto alla felicità di quei giorni spensierati, ricchi di aspettative per il futuro e di speranza. E alla mia giovinezza.

B come BACON. Il bacon è forse l’ingrediente più usato nella cucina Ameriacana. È un sapore che collego sempre alla felicità e all’entusiasmo con cui ho sempre vissuto i miei viaggi in U.S.A. fin dalla loro pianificazione. Infatti il bacon era presente a Manhattan nei Club Sandwich, a San Francisco accanto ai pancake, a Boston nella Clam Chowder, ad Anaheim nell’insalata di patate, a San Diego avvolto attorno ai gamberi, a Woodstock dove fasciava il polpettone. È un ingrediente che ha insaporito insomma molti piatti, molti luoghi e molti momenti felici.

C come CANNELLA. La cannella è LA spezia per eccellenza. Ha riscaldato e rallegrato per anni bellissimi momenti di inverni nevosi e felici in baite e rifugi delle Dolomiti dove la si ritrovava nel vin brûlée e negli strudel di pere e mele soffici e fragranti. Ma che sia adatta a tutte le stagioni lo dimostra l’eccezionale gelato miele, rum e cannella che servono in Piazza San Marco, in uno dei grandi, splendidi salotti seicenteschi di Venezia. Col suo profumo caldo, esotico, pungente, dolce, stuzzicante e inconfondibile come può non risvegliare pensieri felici e richiamare le sottili fragranze caratteristiche di una vita dedicata alla ricerca della gioia?

Grazie Bea anche per avermi anche generosamente menzionata con Affy prima di scegliere i blog a cui hai assegnato il Very Nice Blog Award Fmtech.

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Non avendo un blog preferito, come sempre dedico a tutti voi che seguo e che mi seguite la possibilità di proseguire il gioco “L’ABC della felicità… di’ la tua” se vi fa piacere. Con un abbraccio.

Gazpacho

Una delle prime ricette che ho postato a meno di due mesi dall’apertura del blog, è stata quella di un Gazpacho diciamo personalizzato (https://silvarigobello.com/2013/07/03/gazpacho-però-alla-provenzale/).
Qualche giorno fa l’ho rifatto e servito come antipasto prima di un piatto di pasta col pesce.
Trovo che con la sua freschezza il gazpacho sia gradevole e adatto a queste temperature, pur mantenendo un sapore deciso e ricco.
Vi do la ricetta ufficiale ma poi vi dico anche come piace a me.

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Si sbucciano e si affettano 800 gr di pomodori ramati, si grattugia 1/2 spicchio d’aglio, si trita grossolanamente una cipolla bianca.
Si priva dei semi e i filamenti mezzo peperone rosso e si fa a dadi.
Si sbuccia 1 cetriolo e si taglia a cubetti.
Si fa ammollare in una tazza d’acqua con 4 cucchiai di aceto rosso la mollica di un panino raffermo. Si scola e si strizza bene.
Tutti questi ingredienti vanno inseriti nel vaso del frullatore con 1/2 bicchiere di olio, una presa di sale, 1 pizzico di pepe e 1/2 bicchiere dell’acqua e aceto in cui è stato ammollato il pane.
Si frulla fino a ottenere una consistenza cremosa e poi si passa anche al setaccio.
Si conserva in frigorifero, perché tutti i sapori si amalgamino, almeno per un paio d’ore.

A me invece piace servirlo “sporco”, cioè lo frullo poco, con piccoli tocchi al pulsante del frullatore per controllare che gli ortaggi restino a pezzettini minuscoli, non metto il pane ammollato al suo interno, ma aggiungo 2 cucchiai di aceto e lo completo con cubetti di pane croccanti passati al forno al momento di servirlo.

Come avrebbe detto l’amico Frank Sinatra, il vecchio Ol’ Blue Eyes insomma: I did it my way!