Finalmente è tempo di zuppa di funghi!

Il mio papà e la mia mamma erano appassionati cercatori di funghi.
Spesso il sabato partivano verso i monti con il tavolo pieghevole e le seggioline, il frigo portatile, le borracce termiche, il cestino di vimini per trasportare i funghi raccolti senza ammaccarli e tornavano spesso con un discreto bottino.
Si fermavano sempre a farli controllare, non so bene da chi, nel paese più vicino ai boschi dove li avevano raccolti e appena a casa la mia mamma cominciava subito a suddividerli e a pulirli.
Mondare i finferli, o gallinacci, era in genere compito di mia nonna, che era paziente e accurata. Questi andavano prima saltati con un battuto di cipollina, poi tirati con qualche mestolo di brodo e mangiati con la polenta e il formaggio fuso.
I porcini si cucinavano semplicemente affettati, con aglio e prezzemolo e ci si condivano le tagliatelle.
Tutti gli altri, come i prataioli, i pioppini e le spugnole per esempio, venivano fatti in umido e serviti come contorno alla carne.
Io non ho mai avuto né la loro abilità né la loro passione nel raccoglierli, ma senza dubbio ho ereditato la loro ardente inclinazione a gustarli!
Le zuppe di funghi sono senza dubbio uno dei piatti che mi riescono meglio. Faccio sia delle squisite vellutate che in caso di cene formali suddivido nei ramequin e poi inforno con un coperchio di pasta sfoglia, che la zuppa più rustica di cui vi do oggi la ricetta.

20140820-103722.jpgPrima di tutto faccio ammollare 50 gr di funghi secchi in acqua calda, quando si sono ammorbiditi li tagliuzzo grossolanamente.
In una casseruola intanto faccio soffriggere 2 scalogni affettati molto sottili con circa 30 gr di burro, aggiungo i funghi secchi e 500 gr di funghi misti (champignon, porcini, gallinacci, pioppini) a fettine, salo e pepo e li faccio cuocere a fuoco moderato per una mezz’oretta: l’acqua di vegetazione emessa deve evaporare completamente.
Nel frattempo faccio sciogliere in un tegame altri 50 gr di burro, aggiungo 60 gr di farina e giro con un mestolo di legno per non fare grumi. Un po’ alla volta unisco 1 litro di brodo di pollo e faccio cuocere per una decina di minuti.
Aggiungo 1 bustina di zafferano e verso questo composto nel tegame dei funghi proseguendo la cottura a fuoco basso per altri 10 minuti.
Aggiusto se occorre di sale e pepe e aggiungo qualche rametto di maggiorana fresca.
Porto in tavola questa minestra ricca e profumata caldissima in una zuppiera, passando a parte dei crostini.
Sconsiglio l’aggiunta di parmigiano grattugiato che le toglierebbe fragranza.

Questa è la ricetta che avevo anticipato quando ho postato la Vellutata di funghi il 15 marzo e su quella sì ci va una spolverata di parmigiano.
Nella ricetta di oggi ho omesso il paio di pomodori pelati a filetti che a volte aggiungo più che altro per dare colore, ma con l’aggiunta invece dello zafferano, il risultato è stato comunque eccezionale.
Mi piacerebbe che la provaste.

L’antipasto nei bicchierini

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Sì, è un antipasto davvero simpatico, perché nonostante la presentazione sia scenografica, questo piatto, anzi bicchiere, è facile, veloce e tutto sommato anche piuttosto economico.
Chi l’avrebbe mai detto, eh?!
Dunque, quando voglio cominciare una cena estiva in maniera elegante e moderna, preparo questa mousse di zucchine e code di gambero e la servo nei bicchierini, fredda e squisita.
A noi piace molto e se avete voglia di provarla, vi dico subito come la preparo.

Faccio imbiondire un paio di scalogni tritati con 1 cucchiaio di olio.
Affetto 300 gr di zucchine e le faccio appassire con lo scalogno. Salo, pepo, le lascio intiepidire e le frullo con 1 cucchiaio di prezzemolo tritato e 200 gr di robiola.
Cuocio a vapore 6-8 code di gambero, le sguscio lasciando però le codine che sono decorative.
Faccio un’emulsione con 2 cucchiai di succo di limone, 1 pizzico di sale, pepe nero appena macinato, 1 cucchiaio di olio e metto in infusione le code di gambero.
Divido la mousse nei bicchierini, decoro con 1 gambero, 1 fettina di limone e qualche filo di erba cipollina.

Non occorre dirlo, ma sono adattissimi anche a un tavolo da buffet perché il cibo nei bicchieri è elegante e bello da vedere.

Pollo “in catrecatrott”

Quando abitavo in campagna avevo un’amica francese che faceva un eccellente pollo al forno in “catrecatrott” come diceva lei quando parlava in italiese.
È un pollo a pezzi molto ghiotto che si infila in forno con ingredienti dal sapore robusto e non richiede alcuno sforzo, ma il risultato è davvero sorprendente.
Quando con altri amici e vicini di casa, alternativamente facevamo dei pranzi all’aperto nei nostri giardini, era il suo contributo al menù. L’ha sempre portato, in un’elegante pirofila avvolta in un asciugapiatti annodato con le cocche, esibendolo con un grazioso “voilà” e noi tutti non vedevamo l’ora di avere la nostra porzione.
La ricetta è semplice, da fare anche in estate proprio per quel suo gusto particolare, asprigno, forte e grato al palato nonostante l’afa.

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In una grossa ciotola, tipo insalatiera, si spremono 2 limoni, si aggiungono 50 gr di burro fuso, 1 cucchiaio di curry, 1 pezzetto di zenzero grattugiato, 1 bicchiere di Champagne (o Prosecco oppure spumante), sale e pepe.
Si immergono in questa marinata 2 bei polli tagliati in 8 pezzi ciascuno in modo da avere piccole porzioni e potersi servire più volte.
Si fa riposare in frigorifero per un paio d’ore, poi si versa tutto il contenuto della ciotola in una teglia da forno unta con 2 cucchiai di olio.
Si aggiungono 2 limoni non trattati tagliati a fette rotonde, 200 gr di olive verdi snocciolate e una decina di scalogni tagliati in 4 per il lungo.
Si mescola tutto e si inforna a 180 gradi per 45-50 minuti. Il pollo si deve presentare bello dorato, mentre gli scalogni e le fette di limone devono avere un aspetta appassito.
Si completa con un trito di basilico fresco e menta, si controlla di sale e… c’est tout!

Si travasa tutto su un piatto da portata e si serve con le patate al prezzemolo.
Consiglio di ostentare uno charme e un accento che facciano venire in mente la douce France.

Le lasagne di mia suocera

Mia suocera Dina era una donna eccezionale che ci ha lasciati troppo presto.
La sua cucina è rimasta nella memoria di mio marito come una serie di punti fermi conditi di dolcezza e nostalgia.
Alcuni dei suoi piatti ho fatto in tempo ad assaggiarli anch’io, visto che come sapete la nostra storia d’amore dura dall’adolescenza e in questi lunghi anni di matrimonio ho spesso cercato di ricreare, attraverso molti tentativi, la magia di quei sapori che sono rimasti nei nostri ricordi, mentre le ricette originali ahimè sono andate perdute.
Alla fine, oltre ad un gustoso spezzatino di pollo coi porcini, ai sugoli e al tonno alla livornese, faccio anche le lasagne verdi al forno classiche, con ragù, parmigiano e besciamella ma con un imprevedibile strato di sugo con i funghi secchi a metà delle sfoglie di pasta, che pare ricordi molto da vicino i sapori perduti dell’infanzia di mio marito.
La ricetta non è niente di particolare, ma l’ho preparata con il consueto amore, un velo di malinconia e la certezza di essere approvata…
Volevo semplicemente condividerla con voi prima che faccia troppo caldo per usare il forno.

20140604-120255.jpgSi preparano le lasagne verdi con 400 gr di farina, 3 uova, 1 pizzico di sale e 140 gr di spinaci, che vanno lessati, strizzati, passati in padella per farli asciugare e infine frullati.
Si tira la sfoglia col mattarello o con la macchinetta oppure si compra già pronta.
Si prepara un ragù ricco di carne mettendo a freddo in un tegame capiente: 700 gr di manzo e maiale macinati, 200 gr di salsiccia spellata e sbriciolata, 100 gr di prosciutto crudo macinato, 1 costa di sedano, 1 carota e 1 cipolla tritati, 400 gr di passata di pomodoro, 1 foglia di alloro, le foglie di 1 rametto di basilico sale, pepe e 4 cucchiai di olio.
Si porta a bollore, e si fa cuocere per almeno 3 ore. A metà cottura si aggiunge 1/2 bicchiere di vino rosso e si continua a farlo sobbollire piano piano finché i grassi non diventano trasparenti.
Si mettono a bagno in acqua tiepida per una mezz’oretta 50 gr di funghi porcini secchi, poi si tritano grossolanamente. Nel frattempo in un piccolo tegame si fanno imbiondire con 30 gr di burro 1 spicchio d’aglio intero, che va poi eliminato, e due begli scalogni tritati.
Si aggiungono i funghi, si regola di sale e pepe, si fa cuocere aggiungendo 1 mestolino di brodo e mescolando di tanto in tanto.
Quando il liquido è stato completamente assorbito, il sughetto di funghi è pronto. Si completa con del prezzemolo tritato e si tiene da parte.
Si prepara la besciamella nel solito modo con 1 litro di latte intero, 100 gr di burro, 100 gr di farina, 1 bella grattugiata di noce moscata e 1 pizzico di sale.
Si lessano le lasagne poche alla volta in abbondante acqua salata a cui di aggiunge 1 cucchiaio d’olio per essere certi che non si attacchino fra loro in cottura.
Si stendono su un canovaccio e quando sono tutte pronte si procede a formare gli strati in una larga pirofila imburrata: lasagne, ragù, besciamella, grana grattugiato per 3 volte, nel quarto strato si sostituisce il ragù di carne con il sugo di funghi e si procede fino ad ottenete 6 strati di pasta.
Si cosparge la superficie con la besciamella e si completa con 2 cucchiaiate di grana che aiuterà la gratinatura. In totale ci vogliono 120 gr di grana grattugiato.
Si inforna a 180 gradi per una ventina di minuti. Quando si sforna è meglio aspettare almeno 5 minuti prima di fare le porzioni così la besciamella ha il tempo di compattarsi leggermente.

So già che mi pioveranno addosso un sacco di critiche: troppo questo, troppo quello, tre ore di cottura scherziamo, ma i funghi sono necessari…
Non vi chiedo di replicare questa ricetta. Se vi va prendete semplicemente lo spunto per preparare le lasagne con i condimenti, le carni, le spezie e le cotture che fanno parte delle vostre abitudini.
Queste sono semplicemente le lasagne di mia suocera Dina. Sono straordinarie. Hanno un sapore unico, che non voglio vada perduto.
Lo condivido con voi perché so che saprete farne buon uso.

Rose di maggio

La pasta al forno, che siano lasagne, cannelloni o altri formati all’uovo è sempre un primo piatto che mette d’accordo tutti.
Le “rose” con emmental e prosciutto, che ho sempre destinato alla cena di Natale, si sono oggi trasformate in “rose di maggio” grazie agli asparagi: straordinari ortaggi che generosamente caratterizzano la cucina di questo mese.

20140509-012043.jpgIl sugo che ho utilizzato è quello di asparagini verdi con cui ho abbondantemente condito il risotto postato il 9 maggio, sugo che come sempre avevo preparato in abbondanza e surgelato. Se siete intenzionati a provare questa ricetta, vi conviene senz’altro tornare a dargli un’occhiata cliccando su https://silvarigobello.com/2014/05/09/risotto-con-gli-asparagini/ anche se la sua preparazione è facilmente intuibile ed estremamente semplice.

20140509-013920.jpgIn una ciotola ho miscelato un’abbondante dose di questo sugo, scongelato, con 2-3 cucchiai di grana grattugiato, 150 gr di pancetta a cubetti rosolata e croccante, 1 cucchiaiata di prezzemolo tritato e 250 gr di ricotta setacciata.
Ho lessato 300 gr di sfoglie di lasagne, le ho scolate, al centro ho distribuito il composto, le ho arrotolate, tagliate a cilindri alti circa 3 cm e sistemate in una pirofila imburrata.
Ho versato sulla superficie delle rose 1/2 litro di besciamella (1/2 litro di latte, 50 gr di burro, 50 gr di farina) facendola colare anche al loro interno.
Ho spolverizzato di grana, infornato e fatto gratinare in forno a 200 gr per una ventina di minuti.

Cucinare per me non è quasi mai una necessità. Dietro quasi tutti i miei piatti c’è un ricordo, una storia, un’intuizione, il desiderio di condividere, di stupire, di rendere felici i miei commensali e non solo di nutrirli.
Da tutto questo nascono ricette come quella di oggi, complessa e abbastanza elaborata. Avrei potuto limitarmi ad aggiungere al sugo di asparagini qualche cucchiaiata di panna e condire delle tagliatelle spolverizzandole di grana… ma mi sarei persa metà del divertimento!

Risotto zucca e amaretti

Questa sarà una delle mie ultime ricette con la zucca, ormai relegata fra gli ortaggi invernali adesso che la primavera ci suggerisce piuttosto ricette con asparagi, piselli, carciofi.

20140328-022339.jpgQuando trovo una zucca bella come questa però, per non lasciarmi sfuggire una delle ultime opportunità, l’acquisto subito e poi faccio sì un risotto, ma con un sugo un po’ particolare.

Libero dai semi e dai filamenti 1 kg di zucca, la taglio a fette e la inforno per 40-45 minuti a 180 gradi.
Trito 2 scalogni e li faccio rosolare con olio e burro.
Verso 350 gr di riso, lo faccio tostare, sfumo con 1/2 bicchiere di vino bianco, faccio evaporare e verso 750 ml di brodo leggero (vegetale, di pollo o anche di dado).
Proseguo la cottura a fuoco medio, senza più mescolare, solo scuotendo il tegame di tanto in tanto per non far attaccare il riso.
Quando la zucca nel forno risulta tenera e asciutta, recupero tutta la polpa, la taglio a pezzetti, la frullo nel vaso del mixer con la scorza grattugiata di 1/2 limone, sale, pepe, 1 pizzico di noce moscata e (solo se vi piace) 100 gr di mostarda Vicentina, Mantovana, di Cremona o la vostra, artigianale, se l’avete fatta nei mesi scorsi e ormai è pronta.
Cinque minuti prima che la cottura del riso sia completata, aggiungo questo composto nel tegame e adesso sì, mescolo e lascio terminare la cottura tramenando di tanto in tanto.
Fuori dal fuoco manteco il risotto con 30 gr di burro e 50 gr di grana grattugiato e lo distribuisco, bello all’onda, nei piatti.

20140328-235239.jpgIl tocco finale è costituito da un’ulteriore abbondante spolverata di grana grattugiato miscelato con 3-4 amaretti pestati nel mortaio che completano in modo molto raffinato questo piatto dorato e goloso.
Se oltre alla mostarda, non gradite nemmeno gli amaretti, evitate pure anche questi, ma allora anche la scorza di limone e la noce moscata, che in un semplice riso e zucca sarebbe superflui.
Limitatevi pure ad una preparazione semplice e lineare, quindi, ma non sapete quello che vi perdete…

Un arrosto primaverile

Oggi salterei a piè pari i preliminari, perché di arrosti farciti abbiamo parlato già un mucchio di volte.
Sapete tutti ormai quanto spesso li faccia, tanto da aver quasi perso l’abitudine di cucinare un onesto e normale arrosto della domenica in un unico pezzo!
Stamattina la cara amica Sallychef, mi suggeriva che domani è Primavera, quindi vi do subito un’idea visiva e poi la ricetta di un altro azzeccatissimo arrosto farcito, che ho chiamato “primaverile” per la scelta degli ingredienti del ripieno, ancora diverso da quelli che vi ho già proposto.

20140320-105006.jpgCuocio a vapore 1 mazzo di asparagi verdi dopo averli mondati: devono restare belli sodi.
Taglio le punte a circa 5-6 cm e le conservo.
Trito grossolanamente i gambi e li frullo insieme a 1 petto di pollo (allo spiedo, lesso o arrosto fa lo stesso), 150 gr di prosciutto, 1 uovo, 2 cucchiai di grana, 1 cucchiaio di prezzemolo, 2 scalogni e 2 fette di pancarrè. Insaporisco con poco sale e pepe.
Stendo sul tagliere 1 fetta di fesa di vitello (oppure di petto di tacchino o di arista di maiale se preferite) di circa 1 chilo, battuta e assottigliata, e la spalmo con la farcia frullata e ben amalgamata lasciando liberi circa 2 cm tutto intorno.
Sopra allineo le punte degli asparagi e arrotolo con cura. Lego con lo spago da cucina e faccio rosolare in olio e burro.
Sfumo con 1 bicchiere di vino bianco, salo, insaporisco con il pepe, aggiungo 1/2 litro di latte e porto a cottura, prima col coperchio e poi a tegame scoperto.
Lascio raffreddare completamente l’arrosto, lo taglio e allineo le fette in una pirofila, attenta a non scombinare il ripieno, copro col sugo, che preferisco sempre filtrare, e scaldo in forno, coperto con un foglio doppio di alluminio, solo quando è il momento di servirlo.

Questa ricetta è già un’anticipazione di quale potrebbe essere la portata centrale del pranzo di Pasqua, non vi pare?
Anche se tradizionalmente a Pasqua si cucinano l’agnello e il capretto, io non lo faccio mai.
Preparo invece uno dei miei arrosti col ripieno, ormai conosciutissimi anche in Rete.
Gli asparagi sono un ingrediente che fa subito primavera.
Da utilizzare nella farcia consiglio senz’altro quelli verdi, più sodi e meno ricchi d’acqua di quelli bianchi che sono l’orgoglio del Veneto, ma non sono adatti a questa preparazione.
Come sempre , suggerisco di scegliere di preparare un arrosto per i pranzi delle ricorrenze, perché si può, anzi si dovrebbe, cucinarlo con un certo anticipo così ci si evita un lavoro supplementare il giorno il cui si servono. E non è poco.

Spezzatino di vitello in umido con i piselli

Come ho già detto in un’altra occasione, amo molto gli umidi, gli stufati, i brasati, quei piatti insomma che si possono mangiare con la polenta per esempio, che richiedono cotture lente e sughi profumati, che riempiono la cucina, se non tutta la casa, di aromi speziati e intensi.
Sono piatti tipicamente invernali e nonostante quest’anno non ci siano state molte giornate di freddo pungente, ma piuttosto di pioggia fastidiosissima, ho fatto finta di niente e ho cucinato sia l’ossobuco che lo spezzatino, lo stracotto e anche una fricassea di vitello.
A mio marito piace molto il tradizionale spezzatino di vitello coi piselli. E a voi?

20140130-173804.jpgCi vogliono 800 gr di polpa di vitello tagliata a cubetti di circa 3 cm di lato. A me piace la punta di petto perché resta molto morbida in cottura, ma si può optare anche per tagli più magri.
Si infarinano i pezzetti di carne e si scuote via la farina in eccesso, poi si rosolano in una casseruola con olio e burro.
Si aggiunge un trito composto da 2-3 scalogni e 2 costole di sedano, gli aghi di 1 rametto di rosmarino tritati e anche 1 foglia di alloro, 2 chiodi di garofano, 2 bacche di ginepro, 1 spicchio d’aglio intero e 1 pezzetto di buccia di limone.
Si aspetta che la carne si insaporisca, poi si sfuma con 1/2 bicchiere di vino bianco.
Quando è evaporato si aggiungono 2 mestoli di brodo e 1 tazza di salsa di pomodoro, si aggiusta di sale e pepe, si unisce 1/2 cucchiaino di zucchero e si prosegue la cottura per un’ora e mezza circa.
Si recuperano lo spicchio d’aglio, la buccia di limone e la foglia di alloro, magari anche i chiodi di garofano e le bacche di ginepro se ce la fate e si uniscono 400 gr di piselli sgranati.
Si sala appena e si mescola di tanto in tanto delicatamente. Si cuoce per altri 20-25 minuti circa, finché i piselli diventano teneri.
Si cosparge di prezzemolo tritato e si serve caldissimo.

Lo spezzatino di vitello coi piselli, nonostante la premessa, noi in genere non lo mangiamo con la polenta, ma con fette di ciabatta croccante.
Ci piacciono queste consistenze diverse che creano una sensazione gradevole e gradita al palato.
E poi la scarpetta viene da sogno!

Un intrigante ragù di zucca e gamberetti

Spaghetti alla chitarra freschi o secchi…
Un ragù di zucca, perché è di stagione ed è buonissimo…
Quei gamberetti che in freezer non mancano mai…
Gli ingredienti principali ci sono tutti, allora perché non mettere insieme un piatto di quelli che ti fanno dire: “Ah, però”, perché così goloso, così insolito e ben bilanciato, non te lo aspettavi neanche tu?!

20140130-180811.jpgSi parte dalla zucca.
Non ve ne indico una qualità in particolare: andrà bene quella della vostra zona che siete abituati a cucinare.
Ne occorrono 300 gr (di polpa, già privata di semi, filamenti e scorza), che si riduce a dadini piccoli piccoli.
Si fanno imbiondire con 30 gr di burro (in una casseruola che possa contenere poi anche la pasta) 2 scalogni e qualche foglia intera di salvia, che poi andrà eliminata.
Si aggiunge la zucca, si versa 1 mestolo di brodo e si porta a cottura mescolando ogni tanto: in circa 15 minuti dovrebbe diventare morbida e quasi sfatta.
Si aggiusta di sale e di pepe.
Si aggiungono 150 gr di gamberetti (già sgusciati e lessati) tagliati a pezzetti e 2 cucchiai di acqua di cottura degli spaghetti, che nel frattempo sono stati lessati al dente.
Si mescola, si versa nella casseruola la pasta scolata e si spadella aggiungendo 1 cucchiaio di olio crudo e 2 cucchiai di ricotta, oppure mascarpone, Philadelphia, robiola o al limite panna da cucina, quello che avete in frigo insomma.
Si serve subito cosparsa di prezzemolo tritato e di zucca (cruda) grattugiata… francamente più per l’effetto visivo che per il sapore.

Le idee migliori vengono sempre quando si utilizza un ingrediente che andrebbe bene anche da solo, ma che con l’aggiunta di qualcosa in più diventa una ricetta prelibata, vero?
È il caso di questo ragù di zucca, che si sarebbe potuto limitare a diventare il condimento di un tranquillo risotto, ma che con l’aggiunta dei gamberetti (che con olio, limone e un’insalata avrebbero risolto un pranzo veloce), diventa invece un vero piatto da gourmet.
O come direbbe Joe Bastianich: “Un piatto di ristorante”. O no?!

Per favore, non chiamatelo polpettone

Il pasticcio di carne è un piatto di origine Anglosassone che costituiva il pratico pasto dei minatori della Cornovaglia.
Però l’ho sentito chiamare Shepherd Pie, cioè: pasticcio del pastore… stranezze Anglosassoni!
Guidata dallo spirito di Gordon Ramsey, ne ho fatto qualche tempo fa una interessante rivisitazione che vorrei condividere.
Ho fatto saltare in padella con olio e burro 200 gr di funghetti coltivati affettati, 1/2 spicchio d’aglio ridotto a crema e le foglioline di 1 rametto di timo, ho salato e una volta cotti li ho lasciati intiepidire.
Li ho poi uniti a 400 gr di polpa macinata di maiale insaporita con 2 scalogni e 1 gambo di sedano tritati, prezzemolo, grana grattugiato, 1 uovo intero, noce moscata, sale e pepe.
Ho dato all’impasto la forma di una pagnotta, ho praticato al centro un solco e l’ho riempito con 300 gr di salsiccia spellata.
Ho avvolto tutto nella pellicola e conservato in frigorifero finché ho preparato una pasta brisé con 300 gr di farina, 150 gr di burro, 1 pizzico di sale e 1 dl d’acqua molto fredda.
Dopo averla fatta riposare la solita mezz’oretta, l’ho stesa con il mattarello, al centro ho posizionato il polpettone, l’ho sigillata spennellando i bordi con una miscela di uovo e latte e l’ho appoggiata, con la congiunzione in basso, in una pirofila coperta di carta forno imburrata.
Con i ritagli ho formato foglie e boccioli di rosa e li ho applicati sulla parte superiore della pasta intorno al foro che ho praticato al centro per la fuoriuscita del vapore.
Ho spennellato tutto con i rimanenti uovo e latte e infornato a 170 gradi per 50 minuti.
È venuto una bellezza. Peccato averlo dovuto tagliare per servirlo, ma l’ho fatto in tavola, così tutti l’hanno potuto ammirare prima di gustarlo.

20131222-091657.jpgOvviamente, se voleste cucinarlo a Natale, vi suggerisco di decorarlo con dei motivi più adatti alla stagione, tipo stelle, abeti, angeli, ritagliandoli con le formine taglia biscotti.
Non snobbate questo piatto perché vi ricorda il polpettone… è molto di più!!