Finiti i festeggiamenti di ieri, rimettiamoci al lavoro condividendo una squisita ricetta Veronese tradizionale della Quaresima.
Parona è una frazione di Verona affacciata sull’Adige che ha rivestito nei secoli scorsi una grande rilevanza in quanto importante porto doganale per le merci in arrivo per via fluviale dal Nord Europa.
Ancora all’epoca del baratto, grazie al pagamento “in natura” dei barcaioli che sostavano nelle locande e osterie di Parona, l’aringa è approdata sulle rive del nostro Adige.
Il Mercoledì delle Ceneri qui tradizionalmente di festeggia il primo giorno di Quaresima con la preparazione e la vendita in piazza di un piatto eccellente e antico: l’aringa affumicata accompagnata dalla polenta.
Ci sono molte ricette per preparare “la renga” che è uno dei fondamenti della cucina povera Veronese.
Una delle migliori che abbia mai mangiato è quella che fa il nostro amico Franco, che abitando a Parona ha sempre la felice idea di invitare un gruppo di amici a festeggiare in taverna l’inizio della Quaresima preparando personalmente questo piatto squisito.
Ci sono due modi per cuocere le aringhe affumicate, che si acquistano intere oppure a filetti sotto vuoto, decisamente molto più pratici, nei negozi che vendono il baccalà, le alici salate, le olive, i capperi sotto sale.
Il metodo più antico prevedeva la cottura delle aringhe sulla graticola posta sulle braci, ma oggi cucinarle può essere più semplice.
La ricetta di Franco, alla quale vi suggerisco di attenervi se intendere provare questo piatto straordinario, è la seguente, passo passo.
Dopo aver privato le aringhe della testa e della coda, si spellano e si fanno bollire 2-3 minuti in abbondante acqua e latte in parti uguali per togliere la troppa salinità.
Si scolano, si diliscano con cura e si spezzettano.
Si accomodano in un contenitore con il coperchio e si condiscono con abbondantissimo olio, prezzemolo tritato, aglio a fettine, capperi sott’aceto e (facoltativo) alcune falde di peperone rosso e giallo scottati sulla griglia e tagliati a striscioline.
Naturalmente più tempo si lasceranno le aringhe a macerare con questi ingredienti, più saporito risulterà il piatto.
È ovvio che “la renga” oltre che tradizionalmente il Primo di Quaresima è una specialità che si può gustare con soddisfazione durante tutto l’arco dell’anno, basta avere la pazienza di prepararla
È un piatto rustico e antico pieno di sapore, stuzzicante e deliziosamente sapido.
La indispensabile polenta che lo accompagna può essere morbida o “brustolà”, cioè passata sulla griglia, dipende dalle vostre preferenze.
Silva non ti concedi neanche un attimo di tregua. Comunque hai iniziato alla grande la settimana. Bacii Bea
Grazie Bea, se non la conosci, polenta e renga è una grande scoperta gastronomica! Buona settimana.
Un trionfo di sapori.
La conosci tu, Marina? È gustosa da andar via di testa, se si amano i sapori decisi e robusti!
no, non la conosco ma vedendo la foto ho deciso che devo assolutamente prepararla
Così si fa!! Va tenuta in frigorifero qualche giorno, mi raccomando, anche una settimana o più… se ce la fai! Poi mi dici se la foto mantiene le promesse. Buon viaggio.
appunto, il problema è resistere
Le aringhe mi piacciono tanto e questa ricetta è gustosissima.
Ancora tanti auguri di buon compleanno!
Grazie tesoro. Sono rientrata nei ranghi e ho pensato a questa gustosissima ricetta tradizionale delle mie parti per continuare bene il mese di marzo, cominciato benissimo ieri!
con tutto quel sughino io scelgo polenta morbida: Silva quando posso venire a mangiare questo piatto da te? 😉
Mettiamoci d’accordo!
Sai Manu, a casa della mia bisnonna Libera, che aveva 9 figli e anche i suoceri in casa, con un’aringa li faceva mangiare tutti più volte…
La preparava con tantissimo olio (perché quello non mancava mai data la presenza degli ulivi intorno al mulino del mio bisnonno) e tanti capperi che i bambini raccoglievano sui muri del cimitero e della chiesa e lei metteva sott’aceto. Cuoceva l’aringa (unico ingrediente acquistato) sulla “gradela” sopra le braci del camino e la metteva in un vaso con gli altri ingredienti per almeno un mese.
Preparava una polenta infinita che versava sul tagliere tondo, la “panara”, e la condiva in sostanza solo con l’olio dell’aringa e i capperi.
Qualche pezzettino di aringa finiva sulla polenta, ma il resto restava nel vaso, che veniva rabboccato con altro olio e la “renga” durava almeno per tutta la Quaresima.
E mia nonna, la mia adorata nonna materna che cito spesso, mi diceva sempre di essere una privilegiata per non aver mai sofferto la fame da bambina. Quanto avremmo da imparare, vero, se solo ci pensassimo un po’ su?!
Mi hai dato un’idea niente male per consumare l’aringa.
A casa la consumiamo sempre nel periodo di Natale.
Grazie a te e a Franco 🙂
È un piacere che le nostre ricette storiche addirittura, quindi più che tradizionali, siano approdate al di là del mare! Anche tu ami i sapori decisi, quindi la “renga” di Parona dovrebbe piacerti non poco. Se vuoi, puoi evitare la polenta, che probabilmente è molto lontana dalle tue abitudini alimentari!
Silva, questo piatto ha un aspetto veramente delizioso e invitantissimo,< anche se l'aringa affumicata non l'ho mai mangiata. Non so neanche se la troverei dalle mie parti!
È in realtà un ingrediente tipico del Nord Europa, dove è usatissimo.
Come raccontavo, da noi (proveniente dal Trentino) è approdato grazie al trasporto fluviale e gli abitanti di Parona ne hanno fatto un piatto tipico della nostra zona. Ho accennato a Manu (Ortolandia Una favola in tavola) come la mia bisnonna la utilizzasse con estrema parsimonia nei difficili anni di fine Ottocento, primi Novecento. Adesso la “renga” è cucinata raramente, come una vera specialità molto chic!
Che piatto gustoso Silva, mi piace tantissimo, io adoro la polenta e cosi’ preparata devo farla assolutmente prima del bel sole e del caldo, bello anche il tuo racconto, baci tesoro, buonanotte e buon martedi’, ❤ ❤ ❤
“Polenta e renga” è un tradizionale, antico piatto povero veronese che per fortuna qualcuno come i nostri amici ancora prepara per dividerlo con gli altri. È davvero un’esperienza da non perdere perché il sapore di questa ricetta è straordinario!
Buona notte cara, felice martedì anche a te.
💖
La tua memoria ci sta regalando autentiche perle delle quali non posso che compiacermi e per questo ringraziarti.
Conosco l’aringa con il suo gusto forte ma certo non conoscevo questo magnifico piatto, una ricetta che abbraccia gusto e tradizione.
La fotografia rende giustizia alla specialità di Franco che sinceramente viene voglia di gustare.
I tempi di preparazione sono un pò lunghi ma l’attesa sarà ben ripagata, ne sono certa dall’entusiasmo che trasmetti nel proporla.
La saggezza della tua bisnonna Libera era fenomenale, con la sola idea riusciva a sfamare la famiglia. 🙂
Un ringraziamento particolare a Franco, se legge il tuo blog.
A te sempre il mio abbraccio grande
Affy
Grazie Affy. Il blog lo legge la moglie di Franco, Renata, che non mancherà di riferirgli i tuoi complimenti.
La polenta e l’olio hanno nutrito tantissime famiglie negli anni difficili dei secoli passati. Polenta e renga, come polenta e salamelle consentivano di sfamare con gusto, solo grazie all’intingolo!
Tornando ai tempi moderni: questa versione dell’aringa affumicata è straordinaria. Se appena possibile ne consiglio caldamente l’assaggio.
Ciao cara, ti abbraccio anch’io. Buon pranzo e buon pomeriggio.
Le aringhe migliori che abbia mangiato, le ho mangiate in Norvegia, ma dopo il tuo racconto, sto organizzando una gita nel veronese!!!
L’aringa affumicata come la fanno a Parona nel periodo della Quaresima è davvero straordinaria. Questi nostri amici sono bravissimi a cucinarla e la serata che organizzano è davvero divertente!