Ji Rou Wan. Più o meno

Chi è appassionato di cucina cinese, conosce senz’altro il pollo alle mandorle, che dovrebbe essere il Gong Bao Ji Ding.
Credo sia uno dei piatti più popolari, insieme al riso alla Cantonese e agli involtini primavera, così conosciuto e popolare anzi che ho pensato di rinnovarlo facendone una versione finger food. L’ho trasformato in Ji Rou Wan: polpettine di pollo alle mandorle. Spero che la traduzione corrisponda!
È in realtà un’altra delle mie ricette “fumo negli occhi” in quanto l’esecuzione è di grandissima semplicità ma il risultato eccezionalmente invitante.

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In realtà ci si mette di più a fare la salsa di accompagnamento forse che non le polpettine. Vi dico subito come procedere per ottenere questa deliziosa salsa in cui intingerle, alla quale ho fatto qualche aggiustamento, diciamo europeo.

Si fanno imbiondire con poco olio di arachidi 2 scalogni affettati. Si aggiungono 1/2 peperone rosso privato dei semi, dei filamenti e della pelle (dopo averlo arrostito o passato in forno) a listarelle, 1/2 barattolo di polpa di pomodoro, 1 tazzina di ketchup piccante, 2 cucchiai di aceto di mele, 2 cucchiaini di zucchero di canna grezzo e si fa sobbollire piano.
Dopo una decina di minuti si frulla la salsa con il frullatore a immersione. Si rimette sul fuoco, si aggiunge 1 cucchiaio di maizena stemperata in una tazzina di succo d’ananas e si completa con 2 cucchiai di salsa di soia.
Si prosegue la cottura ancora qualche minuto, finché non si addensa leggermente.
Si fa raffreddare e si versa in ciotoline individuali.

Le polpettine si preparano mettendo in una ciotola 1 petto intero di pollo già cotto (allo spiedo o bollito) e frullato, 1 albume leggermente battuto, 1 spicchio d’aglio ridotto a crema, una grattugiata di zenzero (quantità a piacere secondo i gusti), 1 cucchiaio di salsa di soia e 1 cucchiaio di grappa. Si mescola tutto e si fa riposare.
Si sistemano in una ciotola 2 manciate di mandorle a lamelle.
Con le mani umide si fanno delle polpettine grandi poco più che una noce e si passano nelle mandorle facendole aderire bene.
Si allineano su una teglia coperta di carta forno e si cuociono a 200 gr finché le mandorle non hanno preso colore.
Si lasciano raffreddare e si servono con l’aperitivo.
Ognuno intingerà le proprie nella ciotolina della salsa con l’aiuto di una forchettina di legno. Naturalmente per i più abili si potrà prevedere anche l’uso delle bacchette…

Fajitas di pollo

Avete in mente di visitare la California? Bene! Sono disposta a suggerirvi diversi itinerari: con alcune di voi ne ho già parlato.
Quando siete a Los Angeles, per esempio, vi consiglio di arrivare fino a Palm Springs che è distante solo 180 km e si raggiunge in un paio d’ore.
Grazie alle numerose sorgenti di acqua termale, le moltissime palme e gli attuali 120 campi da golf, si presenterà ai vostri occhi come un miraggio, una vera oasi nel deserto.
È realmente una cittadina molto elegante, con alberghi da togliere il fiato, le piscine più grandi che abbiate mai visto e una Main Steet che sembra non finire mai.
Lì il sole splende almeno 350 giorni l’anno e la temperatura media è di 32 gradi (43/44 in estate).
Effettivamente ci fa un caldo infernale, ma passeggiando lungo Palm Canyon Drive, la via dello shopping di lusso e dei ristoranti eleganti, si viene continuamente irrorati in modo soft, anche se un po’ a tradimento, da una fresca nebulizzazione offerta non so se dagli esercizi commerciali o dall’Amministrazione Comunale.
In realtà fa arricciare un po’ i capelli, ma è gratuita, gradevole e decisamente rinfrescante, utile soprattutto se avete mangiato delle stupende Faijtas nel locale ristorante Messicano Del Taco, piccanti oltre ogni immaginazione!
Nel Sud della California, proprio per la sua posizione geografica, si mangia spesso messicano e i ristoranti tipici si trovano veramente un po’ dappertutto.
Adoro il cibo messicano e come sapete cucino spesso Chili con carne, che accompagno con tutte le salse e i contorni regolamentari.
Ogni tanto preparo anche le fajitas de pollo, ma non ho mai avuto il coraggio di utilizzare il peperoncino Habanero, limitandomi ad un pizzico del pur piccantissimo Jalapeno, portati a casa come souvenir dal Messico.
Questa ricetta dunque viene da Palm Springs e non da Chichen Itza, ma è piccante in egual misura!

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In una ciotola si fanno marinare tutta la notte 400 gr di petto di pollo tagliato a fettine con 2 cucchiai di olio, il succo di 1/2 lime, qualche fetta di cipolla, 1 spicchio d’aglio grattugiato, 1 peperoncino piccante tritato, 1 pizzico di origano secco, 1/2 cucchiaio di coriandolo (o prezzemolo) fresco tritato, sale e pepe.
Al momento di utilizzarlo, si rigira più volte il pollo nella marinata, si scola e si cuoce alla griglia. Si taglia a striscioline e si divide in 2 tortillas (comprate già pronte al supermercato) e intiepidite in forno.
Si aggiungono al pollo: pomodori a spicchi privati dei semi, cipolla affettata e arrostita e peperoncini verdi dolci (tipo friggitelli) sempre arrostiti sulla piastra e si insaporisce con sale e pepe.
Le fajitas si servono generalmente accompagnate da panna acida, fettine di avocado e salsa chili.

Meglio se vi dico come si fa la salsa chili, più o meno piccante, indispensabile per ricreare gli aromi della cucina Messicana che tutti si aspettano da questo piatto, vero?
Si mettono nel mixer 100 gr di cipolla, 2 peperoncini rossi freschi privati dei semi e affettati, 2 pomodori maturi, il succo di 1/2 lime e la sua buccia grattugiata, 1 ciuffetto di coriandolo fresco, 1 pizzico di sale, 1/2 cucchiaino di zucchero e tanto peperoncino in polvere quanto se ne può sopportare senza piangere…
Si frulla con cura poi si fa riposare in frigo, si divide in piccole ciotole e si serve con le altre salse, più dolci e fresche, che servono a mitigare tanta piccantezza.

Pollo, panna e funghi

Dato che ieri ho trovato dei bellissimi porcini (i primi, freschissimi, che mi si dice arrivino dalla vicina Croazia), oggi vi racconto come ho fatto il petto di pollo con la panna e i funghi, che è stata una delle prime ricette della mia “carriera”.
Probabilmente quella originale l’avrò trovata in uno dei numeri de La Cucina Italiana, che è stata la base della mia educazione gastronomica alla fine degli anni Sessanta.
Questo, non so perché, è diventato quasi esclusivamente un piatto che servo al Lago quando ho ospiti a pranzo.
Non è troppo elaborato, ma è elegante e completo, lascia il tempo per stare in piscina o di fare una passeggiata sul Lungolago ed è adatto ad un pranzo informale ma che richieda una certa attenzione.
Se prevedo di pranzare sul terrazzo, in genere penso al riso freddo, al vitello tonnato e a un gran piatto di formaggi con le mostarde, i mieli e le confetture.
Se apparecchio all’interno invece (dipende dal tempo) prevedo di offrire un pranzo più formale e servo di norma un antipasto e poi un secondo piatto di carne o di pesce che sia già completo di verdure di accompagnamento, come lo spezzatino con i piselli, la cernia coi pomodorini oppure appunto il pollo alla panna con i porcini.

20140629-004810.jpgIn un largo tegame faccio rosolare 400 gr di petto di pollo a fettine con 30 gr di burro e 3-4 foglie di salvia.
Salo e pepo con moderazione, sfumo con 1 bicchierino di Cognac e continuo la cottura a tegame coperto aggiungendo 200 ml di panna da cucina.
Nel frattempo elimino la terra dai gambi e passo velocemente sotto l’acqua 250 gr di porcini.
Li affetto e li rosolo con altri 30 gr di burro, 1/2 spicchio d’aglio tritato, sale e pepe e poi li cuocio mantenendoli però piuttosto morbidi.
Li trasferisco nel tegame del pollo e faccio insaporire tutto insieme.
Pronto. Servo il mio Pollo, panna e funghi con una spolveratina di prezzemolo tritato.

Ovviamente questo piatto è squisito anche se non lo si mangia al lago…
È che le abitudini sono dure a morire!

Spezzatino di pollo ai funghi

Un altro piatto dell’infanzia di mio marito è un pollo in umido con i funghi che nonostante tutte le ricette che ho tentato, manca sempre di qualcosa per essere esattamente come quello che ricorda.
A questo punto dunque, vi parlerei della versione di questa specie di pollo alla cacciatora che pare avvicinarsi più delle altre alla ricetta originale di mia suocera Dina.
Anche chi non ha un ricordo particolare da inseguire, secondo me la troverà squisita.

20140608-002425.jpgIn questa ricetta preferisco utilizzare solo il petto, ma si può cucinare anche tutto il pollo tagliandolo in 8 pezzi.
Metto subito a bagno in acqua tiepida 40 gr di porcini secchi, così si ammorbidiscono.
Faccio appassire a fuoco molto dolce con olio e burro: 1 cipolla affettata sottile, 1 carota e 1 gambo di sedano tritati.
Taglio in 6 porzioni della stessa dimensione un bel petto di pollo intero di circa 8-900 gr, le infarino leggermente e le accomodo nel tegame del soffritto. Alzo la fiamma, le rigiro, le spruzzo di vino bianco, insaporisco con sale e pepe e lascio sfumare.
Quindi aggiungo 1 foglia di alloro, 2 chiodi di garofano, 1 rametto di rosmarino tritato molto fine, 1 pezzetto di buccia di limone, 1 spicchio d’aglio schiacciato e privato del germoglio, 1 cucchiaiata di prezzemolo tritato, 6-7 foglie di basilico spezzettato con le mani, i funghi strizzati e tritati grossolanamente, 400 gr di pomodori pelati tagliati a tocchetti e 4 patate sbucciate e tagliate in grossi pezzi.
Copro e lascio sobbollire piano per 30-35 minuti, fino a cottura ultimata.

Se non lo servite con la polenta ma con delle belle fette di ciabatta croccante e anziché i pelati usate i pomodori freschi, lo potete fare anche adesso perché ha uno di quei sapori senza stagione che piacciono sempre.
A questa ricetta facevo cenno anche quando il 24 gennaio ho pubblicato il “Polastro in tecia”, un’altra versione di pollo in umido davvero squisita.
Se amate il pollo, non avete che l’imbarazzo della scelta!

Bocconcini di pollo con la salsa di Mrs. Knott

La Knott’s Berry Farm è una delle mille attrazioni della California, uno dei Parchi fra i più frequentati il cui tema è il Far West.
È situata a Buena Park, nella Orange County. Tanto per intenderci: a pochi minuti da Disneyland.
Ci siamo andati due volte, a distanza di parecchi anni. Ci siamo fatti contagiare dalla febbre dell’oro e trovato una piccola pepita setacciando la sabbia sulla riva di un ruscello in uno speciale angolo del Parco sorvegliato da un vecchio cercatore e dal suo mulo, siamo saliti su un’autentica diligenza del 1800 e su un trenino minerario a scartamento ridotto, incontrato i Peanuts in carne ed ossa e assaggiato le specialità della signora Cordelia Knott, che con il marito Walter ha cominciato la sua attività nel 1920, vendendo su una bancarella lungo la strada di fronte alla loro fattoria, conserve, marmellate e gelatine fatte in casa.
Successivamente hanno aperto un ristorante per famiglie che serviva cibi semplici e campagnoli e poi un’area destinata al luna park che negli anni si è via via ingrandita diventando l’attuale parco a tema.
Anche i ristoranti sono aumentati di numero. Si assomigliano un po’ tutti, ma sono ugualmente divertenti e piuttosto rustici, per veri “pioneers in heart”.
Sull’onda si questi ricordi, vi parlerei quindi dei bocconcini di pollo di Mrs.Knott e della sua salsa in cui intingerli.

20140528-013953.jpgSi taglia a cubi di 2 cm di lato 1 petto di pollo.
In un piatto fondo si miscelano 2 cucchiai di farina, 1 cucchiaino di origano, 1/2 cucchiaino di timo secco, 1 cucchiaino di semi di cumino macinati, 1/2 cucchiaino di sale, 1/4 di cucchiaino di peperoncino in polvere e 1/2 tazza di noci tritate molto finemente.
Si immergono i bocconcini di pollo in 2 cucchiai di olio e si ungono bene, poi si passano in questo mix facendolo aderire bene.
Si infilano a 3 a 3 su degli spiedini, prima di fanno rosolare da tutti i lati e poi si arrostiscono piano piano sulla piastra o su una bistecchiera oppure in padella antiaderente con appena un altro filo d’olio. Si possono ovviamente anche cuocere in forno a 180 gradi per 15-20 minuti. A me piacciono in padella.
Come suggeriva la geniale signora Knott, si mangiano intinti in una salsa speciale di sua invenzione, che viene tuttora proposta, ottenuta mescolando energicamente con una piccola frusta 1/2 tazza di marmellata di lamponi senza semi e 1 cucchiaio di senape di Dijon forte.

Sarà che a me piacciono molto questi abbinamenti un po’ azzardati, sarà che mi attira molto la cucina americana, sia come sia, fidatevi: se vi suggerisco una ricetta, ormai lo sapete, vale la pena di buttarsi e assaggiarla.
Se proprio la salsa non vi ispira, mangiateci insieme un’insalata… ma per favore non ditemelo!

Petto di pollo… in sàor

Lo so che mi farò odiare dai puristi, ma amando poco maneggiare il pesce azzurro (per usare un eufemismo), ho trovato un escamotage per non rinunciare ad una di quelle preparazioni che hanno fatto la storia della cucina Veneziana: il Sàor.
Il sàor (o savor) originariamente era il metodo con cui si poteva conservare a lungo il cibo a bordo dei pescherecci veneziani che prendevano il mare, grazie alla presenza dell’aceto.
Questa preparazione inoltre, contenendo molta cipolla, preservava anche dal rischio di contrarre lo scorbuto.
La ricetta originaria prevedeva l’impiego unicamente di sarde, cipolle e aceto, ma quando anche di questo cibo tradizionalmente povero, si appropriò la ricca borghesia, vennero aggiunti uva sultanina e pinoli.
Ed ecco che arrivo io e tolgo le sarde!
La mia versione di Petto di pollo in sàor è insolita ma non fa rimpiangere la ricca, saporita e gustosa ricetta originale. E poi avevo promesso a Marina di Le ricette di Baccos che l’avrei postata, nonostante il rischio di attirare le ire dei veri intenditori del sàor.
Naturalmente per apprezzarlo dovete amare l’agrodolce, il pollo e le stravaganze culinarie.
Ricordiamoci che, avendo il petto di pollo un sapore decisamente più delicato rispetto al pesce, per prima cosa non si rispetta affatto la proporzione indicata per la ricetta originale (che prevede 2 parti di cipolla per 1 parte di sarde) o il gusto dell’ortaggio finirà col prevalere in maniera fastidiosa su quello della carne.

20140323-151147.jpgDunque, occorrerà un petto di pollo intero, diciamo di circa 450 gr, che si taglia a striscioline delle dimensioni di un dito.
Si affettano non troppo sottili 450 gr di cipolle bianche (stesso peso del pollo dunque) e si fanno rosolare con 1 cucchiaio di olio, si salano appena e poi si sfumano con una generosa spruzzata di ottimo aceto bianco (quello color paglierino, non quello incolore).
Si aggiunge 1 cucchiaino di zucchero, che serve a caramellarle, e si continua la cottura a fuoco dolcissimo finché non risultano appassite e leggermente dorate.
Mentre le cipolle cuociono, si infarinano le striscioline di petto di pollo e si friggono in abbondante olio di arachidi (se preferite, usate l’olio extravergine d’oliva). Si scolano su carta assorbente e si salano appena.
Si può quindi passare ad assemblare gli ingredienti in un contenitore di vetro, così almeno in questo rispettiamo la tradizione.
Si fa uno strato di pollo, si copre con alcune cucchiate di salsa di cipolle alla quale sono stati uniti 40 gr di uva sultanina e 30 gr di pinoli e si prosegue così, a strati, fino ad esaurire tutti gli ingredienti.
Si copre e si conserva in frigorifero per almeno 12 ore perché come nella ricetta originale, anche nella mia versione, la marinatura rende il piatto più saporito e gustoso.

Questo piatto può essere un antipasto o un secondo: tutto dipende dalla generosità delle porzioni che si servono.
Ecco, se qualcuno ha voglia di un piatto insolitamente classico, o tradizionalmente creativo, insomma gastronomicamente scandaloso… l’ho appena descritto!

Curry di pollo con riso pilaf e caponata di verdure

La vogliamo chiamare ricetta fusion, per via del pollo al curry nello stesso piatto della caponata?
Perché no, dato che queste verdurine mediterranee saltate e insaporite con una goccia di aceto balsamico lì ci stavano proprio bene? Prendevano addirittura un’aria esotica.
Tutto è nato dalla possibilità di cucinare finalmente uno di questi piatti che mio marito giudica un po’ “osé” e che quindi non mangio quasi mai perché ovviamente non mi metto a prepararli solo per me.
Però quando posso condividere il contenuto dei tegami e delle padelle con qualcuno dei figli, allora sì che mi diverto!
La preparazione è un po’ laboriosa, ma non così tanto quanto può apparire. L’insieme degli ingredienti nel piatto dà francamente l’impressione di essere molto più articolata di quanto non sia in realtà ed hanno inoltre l’innegabile vantaggio di poter essere cucinati in anticipo.
Se ci volete provare a creare questo gradevole connubio di riso, pollo e caponata, vi dico subito come faccio io.

20140124-095003.jpgMetto in tegame un po’ d’olio e qualche cucchiaiata di classico misto di verdure per il soffritto, faccio leggermente imbiondire, unisco 1 petto di pollo completo a cubetti e lo faccio rosolare.
Aggiungo 1 foglia di alloro, 1 mela (Granny Smith) a dadini, 1 manciata di uva sultanina fatta rinvenire in acqua tiepida e poi sgocciolata, 1 cucchiaio di curry in polvere di buona qualità sciolto in una tazza di brodo vegetale, sale, pepe, 2 chiodi di garofano e del prezzemolo (o del coriandolo) tritato.
Dopo qualche minuto aggiungo 1 confezione di panna da cucina e porto a cottura. Ci vorranno 20 minuti circa, se i bocconcini di petto di pollo sono piccoli come i miei. Mescolo delicatamente di tanto in tanto, attenta a non spappolare la mela.
Se nel frattempo la salsa si è addensata troppo, unisco del latte.
Faccio intanto un riso pilaf con il solito doppio volume di liquido rispetto al riso, che butto quando si alza il bollore e non mescolo mai finché non lo ha assorbito tutto ed è cotto.
Si può cuocerlo in acqua salata a cui si aggiunge qualche spezia (anice stellato, cardamomo, pepe nero in grani, stecca di cannella, chiodi di garofano), oppure in brodo vegetale o di pollo.
Quando è pronto si sgrana con una forchetta.
Preparo, magari non contemporaneamente, ma a volte tocca fare proprio così, una piccola caponata facendo saltare in padella con 2 cucchiai di olio 1 peperone rosso o giallo a pezzetti, 1 melanzana a dadini e 2 zucchine a rondelle. Salo, insaporisco con una macinata di pepe, spruzzo con qualche goccia di riduzione di aceto balsamico e finisco la cottura a fuoco vivace.
Bastano proprio pochi minuti perché mi piace che le verdure restino leggermente croccanti.
Non resta che assemblare il piatto e godersi questo insieme di sapori che legano così bene: il pollo è saporito e cremoso, la mela gli da un inaspettato tocco di freschezza, il riso è profumato e gustosamente etnico e la caponata equilibra la densità della salsa con una nota di dolce e pungente aroma vinoso.

Mamma mia, pare quasi che ve lo voglia vendere!

I tortellini di Valeggio

Tutti conoscono i tortellini: una squisita pasta il cui ripieno varia da Regione a Regione.

20140104-094316.jpgQuelli di Valeggio sul Mincio (in provincia di Verona), sono di antichissima origine e si differenziano da tutti gli altri per la loro pasta all’uovo sottilissima che racchiude un ripieno delicato.
Pare si possano far risalire al Milletrecento, quando Giangaleazzo Visconti, Signore di Milano si accampò con le sue truppe sulla sponde del fiume Mincio, emissario del Lago di Garda.
Siccome noi Veronesi siamo dei gran sentimentali (pensate a cosa siamo riusciti a fare con la storia di Romeo e Giulietta!) abbiamo confezionato una leggenda su misura che parla del valoroso Capitano Malco e della bella ninfa del fiume Silvia di cui si era invaghito, che gli avrebbe lasciato come pegno d’amore eterno un fazzoletto giallo di seta teneramente annodato.
Questa non è che una veloce sintesi della loro storia d’amore, ma in fondo il mio è un blog di cucina!
Ogni anno per celebrare questo romantico avvenimento, sul Ponte Visconteo di Valeggio sul Mincio si allestiscono due lunghissime tavolate che possono ospitare fino a 4.000 commensali, dove si possono gustare quelli che vengono chiamati localmente Nodi d’amore, tortellini la cui pasta è sottile come un fazzoletto di seta…
E questa è la storia, anzi la leggenda.
Volendo essere prosaici e pragmatici, questa è invece la ricetta.

Per la sfoglia occorrono 700 gr di farina, 4 uova intere, 1/2 bicchiere d’acqua e 1 pizzico di sale.
Si lavora molto a lungo e poi si fa riposare.
Nel frattempo in un tegame si fa imbiondire 1 cipolla con 2 cucchiai di olio, si uniscono 200 gr di polpa di manzo, 200 gr di filetto di maiale, 200 gr di petto di pollo tritati e 2 fegatini di pollo affettati sottili.
Si sala, si aggiungono gli aghi di 1 rametto di rosmarino, 1 grattata di noce moscata, 1 macinata di pepe, 1-2 chiodi di garofano, si sfuma con 1/2 bicchiere di vino Bardolino e si porta a cottura.
Si lascia raffreddare, si eliminano i chiodi di garofano e poi si frulla il composto con 100 gr di prosciutto crudo a listarelle, 50 gr di pane raffermo grattugiato, 100 gr di Parmigiano e 1 tuorlo. Si fa una palla e si conserva al fresco.
Nel frattempo si tira la pasta assottigliando la sfoglia al massimo. Si può usare il mattarello o la macchinetta, l’importante è che diventi un velo.
Si ritaglia in quadrotti di 4-5 cm di lato. Su ognuno si appoggia una “nocciola” di ripieno e si ripiega la pasta su se stessa ottenendo un triangolo che si sigilla bene premendo i bordi con la punta delle dita. Si uniscono quindi i due angoli estremi intorno alla punta del dito indice, sormontandoli leggermente e si pizzicano alla congiunzione per farli aderire.
Si rivolta all’indietro l’angolo libero e sono pronti.
Ma che ve lo dico a fare?! Siete sicuramente tutti più bravi di me!

I tortellini di Valeggio si mangiano in brodo (meglio se di cappone) o asciutti con burro e salvia e abbondante Parmigiano grattugiato, mai conditi con il ragù di carne o con altri sughi di fantasia perché data la loro delicatezza non si prestano ad essere rimestati.

Uffa, ancora petto di pollo!

Il petto di pollo: croce e delizia dei pasti ipocalorici, gioia dei dietologi, scappatoia economica e poco impegnativa per chi va di fretta e sta attento ai costi della spesa.
A casa nostra me le invento tutte pur di rendere appetibile e appetitoso un pallido petto di pollo!
Questa volta ho ideato un “vestitino” di bacon e zucchine che devo dire dona molta dignità e molto sapore alla banalità di un petto di pollo in tegame.

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Sul piano di lavoro accomodo, ben ravvicinate, alcune fette di pancetta affumicata. Sopra sistemo 1 zucchina tagliata a nastro con la mandolina e strofino le fettine con 1 spicchio d’aglio.
Preparo questa “fasciatura”, con cui impacchetterò il petto di pollo, tante volte quanti sono i commensali. In questo caso: due.
Apro con un coltello ben affilato 1 petto di pollo (che il macellaio ha già privato dell’osso centrale, delle cartilagini e del grasso) e ne ricavo 2 “bistecche” che appiattisco un po’ con il palmo delle mani.
Appoggio la carne sulle fette di zucchina, la insaporisco con buccia di limone grattugiata, sale, pepe, qualche cucchiaiata di grana grattugiato e foglioline di timo.
L’avvolgo con attenzione su sé stessa e poi pazientemente nella fasciatura di bacon e zucchine, la lego con qualche giro di spago da cucina e ripeto l’operazione per ogni porzione.
Rosolo questi grossi involtini/arrostini in un tegame appena unto d’olio (perché la pancetta in cottura cederà il suo grasso), 1 foglia d’alloro, 1-2 spicchi d’aglio schiacciati e 1 rametto di timo.
Sfumo con una spruzzata di vino bianco, aggiungo il succo di 1/2 limone e completo la cottura.

Dato che di zucchine ne ho acquistate ovviamente più di due, quelle rimaste le ho trifolate e servite come contorno.

Il riso del sultano

Quando si sente dire: Riso all’Orientale, si pensa subito al Riso alla Cantonese, vero? O almeno a me era sempre successo così.
Ma esiste anche una versione poco conosciuta dello squisito riso Basmati (il cui nome deriva dalla fusione delle parole Hindi: “bas” che significa fragrante e “mati” che significa prodotto dalla terra) che ho ribattezzato Riso del Sultano, perché ha origini Persiane. Se siete curiosi, vi consiglio di prenderlo in considerazione con o senza le varianti che ho introdotto rispetto alla ricetta originale. È insolito e profumato, stuzzica e sazia, è adatto anche ai pic nic.
Come sempre, di questo piatto esistono tante versioni quante sono le famiglie Iraniane, Siriane o Turche che lo cucinano. Questa non è che la mia. Italianizzata al massimo.

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Prima di tutto sciacquo 2 tazze di riso Basmati sotto l’acqua corrente fresca e lo lascio a bagno per una decina di minuti.
Nel frattempo faccio appassire in olio e burro 1 cipolla affettata sottile e 1 spicchio d’aglio grattugiato senza farli imbiondire troppo. Aggiungo 3 tazze di brodo vegetale nel quale ho fatto sciogliere 1 bustina di zafferano e aggiunto cannella, curry in polvere, 2 chiodi di garofano e porto a bollore.
A questo punto aggiungo il riso (che ho scolato e poi asciugato tamponandolo), copro e faccio cuocere 20 minuti senza mai sollevare il coperchio. Passato questo tempo il liquido sarà completamente assorbito.
Verso il riso in un contenitore piuttosto basso, che possa andare in tavola e lo sgrano con due forchette, aggiungo 1 mela a cubetti, 1 petto di pollo cotto alla piastra tagliato a pezzetti, 50 gr di mandorle spezzettate e 50 gr di uvetta ammollata, aggiusto di sale e pepe e mescolo.

Naturalmente scelgo la Sultanina, dato il titolo della ricetta! Però se avete in casa uvetta di Corinto, di Smirne o di Malaga, va bene lo stesso, anzi a me piace utilizzarne anche due tipi insieme. È bello il contrasto tra i chicchi grossi e biondi e quelli piccoli e scuri.

A questo punto vi potete fermare, perché avrete un piatto “comme il faut”, ma io introduco anche una nota Mediterranea di casa nostra, aggiungendo funghetti champignon crudi affettati sottili, qualche falda di peperone arrostito e spellato ridotto a striscioline e alcune olive verdi farcite e altre nere aromatizzate.