La peperonata di mia nonna

Estate: tempo di melanzane, zucchine e peperoni, che si possono cucinare in mille golosissimi modi.
A noi piace molto la classica peperonata, per esempio, che preparo nel modo più semplice e basico che possiate immaginare: mettendo tutti gli ingredienti insieme a freddo in una casseruola e lasciandoli cuocere lentamente.
La ricetta è una delle tante di mia nonna Virginia. Ovviamente.

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Le dosi sono a numero, non a peso, per ciascun ingrediente, quindi spesso variabili, ma ogni volta la peperonata di mia nonna è una cannonata.
Qui per esempio ci sono 2 peperoni gialli e 2 rossi, 4 cipolle, 4 pomodori ramati sodi e maturi e 4 cucchiai di olio.
Si insaporiscono con 2 cucchiaini di zucchero, sale, pepe e basilico.
All’inizio si cuoce a fuoco vivace mescolando spesso.
Quando le verdure si sono leggermente appassite si abbassa la fiamma e si porta a cottura a fuoco dolce.
Si aggiunge una spruzzata di aceto balsamico, si lascia evaporare e si aggiusta di sale se occorre.
La peperonata di casa nostra è pronta ed è squisita sia tiepida che fredda.

A fine cottura si può anche spolverizzare di prezzemolo tritato, volendo.
L’aggiunta dello zucchero fa caramellare le cipolle e i peperoni e toglie l’acidità ai pomodori.

Carote glassate in agrodolce

La mia consuocera Giulietta, continua a stupirci con la preparazione di piatti semplici e squisiti.
Per esempio, prepara le carote, che devono essere assolutamente fresche perché restino croccanti anche dopo la cottura, come non le avevo mai assaggiate: una realizzazione veloce, ma straordinariamente saporita.
Ecco un contorno semplice e delizioso.

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Si fanno appassire 3 cipolle rosse affettate con qualche cucchiaiata di olio in un tegame basso.
Si tagliano a rondelle sottili con la mandolina 1 kg di carote freschissime, che andranno prima pelate.
Si aggiungono alle cipolle, ormai morbide e rosolate, con 1/2 bicchiere d’acqua.
Si prosegue la cottura a fuoco moderato finché tutto il liquido non sarà stato assorbito. A questo punto si completa con 1 abbondante cucchiaio di zucchero di canna e una generosa spruzzata di aceto. Una volta evaporato si insaporisce con sale e pepe e il contorno al piatto di oggi è bell’e pronto.
Lo si può completare anche con del prezzemolo tritato.

Sono semplici, come ho detto, ma il sapore è molto intrigante e la consistenza piacevolissima: è un metodo di cottura delle carote al quale non avevo mai pensato.
Consiglio di provarle, che poi giro alla Giulietta i complimenti!

Cipolle novelle ripiene di erbe profumate

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Adoro le cipolle. Crude e cotte.
Adesso che ci sono quelle nuove, che in Veneto chiamiamo cipollotti, mi piace prepararle come contorno solo gratinate o anche ripiene, ma con ingredienti molto semplici.
Avevo già postato una ricetta squisita di cipolle al forno ripiene di tonno anche l’anno scorso (https://silvarigobello.com/2014/06/20/le-cipolle-ripiene/), un piatto unico molto saporito, ma queste sono diverse.
La base della ricetta di oggi viene idealmente da Daytona Beach, fantastica cittadina della Florida che si affaccia sull’Atlantico ed ha come affascinante prerogativa che si può guidare e parcheggiare l’auto proprio sulla spiaggia. Intendo la Chevrolet a noleggio e non una Dune bugy, eh! È esperienza unica, che consente di mettere da parte un altro fantastico ricordo per quando si tornerà a casa.

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In molti ristoranti di tutta la Florida si mangia dell’ottimo pesce e i gamberi che ho scelto io erano accompagnati da queste fantastiche cipolle ripiene.
Naturalmente, trattandosi dell’America le cipolle erano grandi come tazze da tè!
Invece io faccio lessare fino a metà cottura 8 belle cipolle di misura media dopo averle private della buccia più esterna.
Tolgo loro la calotta, pareggio il fondo per farle stare dritte nella teglia e le svuoto delicatamente aiutandomi con un cucchiaino fino a lasciare uno spessore di circa 1/2 cm tutto intorno.
Preparo un trito sottile con aglio, timo, prezzemolo, basilico e maggiorana.
Aggiungo una manciata di olive nere, denocciolate, tritate insieme a 5-6 alici sott’olio, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato, la mollica di 1 panino raffermo ammollata nel latte tiepido e strizzata e la polpa sminuzzata tolta alle cipolle.
Mescolo tutto con cura, aggiungo un filo d’olio, insaporisco con una macinata di pepe fresco e 1 pizzico di peperoncino e con questo composto riempio le cipolle svuotate che ho sistemato in una pirofila.
Inforno a 200 gradi per una mezz’oretta.
Il nostro contorno è pronto e si può servire caldo o tiepido. È molto saporito e ha un profumo decisamente stuzzicante.

A noi Daytona Beach è piaciuta moltissimo, anche per l’insolita abitudine di scorrazzare in auto direttamente sulla spiaggia, pare di essere in un film, sensazione provata molte altre volte visitando gli Stati Uniti! L’abbiamo inserita nel tour della Florida Centrale, facendo base ad Orlando ed è stata una bella esperienza.

Insalata di rucola e mirtilli

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Per una volta questa insalata è proprio un’insalata, nel senso di contorno e non di piatto unico.
Io la servo con le cotolette o le crocchette di pesce perché è fresca, pulisce la bocca ma non è invadente e da soddisfazione perché ha molti sapori deliziosamente combinati.
In più, come è facile intuire è proprio semplice e veloce.

Si sciacquano un paio di cestini di mirtilli, si lava e si asciuga un mazzetto di rucola, si sgusciano una ventina di noci e si mette tutto in una ciotola, si aggiunge una fetta di formaggio Feta spezzettato e si condisce con una classica citronette.
Si mescola con cura e si serve.
Io la trovo deliziosa: mi piace moltissimo sentire contemporaneamente sotto i denti la noce e i mirtilli, è un’esperienza molto golosa.

Pasta coi Pomodorini gratinati al forno

Ho già avuto occasione di dire che la pasta al pomodoro è il modo più semplice e gustoso per preparare il piatto del giorno.
Però, oltre che col solito, saporito e corposo sugo di pomodoro, mi piace anche condirla aggiungendo dei pomodorini gratinati, che danno alla pasta un sapore irresistibile e intenso.
Questi non hanno una farcitura classica, ma sono squisiti grazie proprio al sapore insolito e inaspettato.
Naturalmente sono anche un perfetto contorno per il pesce o la carne alla griglia per esempio, ma questa volta ci faremo un regalo e condiremo la pasta, che nel mio caso sono dei fusilli integrali.

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Ci vogliono 5-600 gr di pomodorini, che vanno lavati e tagliati a metà. Si salano leggermente e si appoggiano capovolti su un piano inclinato, perché perdano in parte l’acqua di vegetazione.
Nel frattempo si prepara la panure mescolando in una ciotola 3 cucchiai di pangrattato, 1/2 spicchio d’aglio ridotto a crema, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato, 1 cucchiaio di mandorle e 1 di uvette ammollate, strizzate e tritate insieme, 1 pizzico di peperoncino in polvere, 1 pizzico di sale, 1 grattugiata di pepe e 2 cucchiai di olio.
Si mescola per miscelare bene il composto.
Si appoggiano i pomodorini asciugati con la carta da cucina su una teglia coperta di carta forno e si coprono con la miscela di pangrattato. Si distribuisce sopra un filo d’olio e si inforna a 200 gradi per una mezz’oretta.
Si lessano i fusilli o altra pasta a scelta, si scolano e si condiscono con sugo di pomodoro (quello cucinato con il basilico e la cipolla) olio e parmigiano, sopra si accomodano i pomodorini gratinati e si serve subito.

Ve l’ho detto, la farcitura è curiosa e sfiziosa, ha un sapore vagamente mediorientale per via delle uvette e delle mandorle e fa diventare un semplice piatto di pasta al pomodoro, una specialità da veri gourmet.

Insalata russa

È tempo di piselli.
In questo periodo ce ne sono davvero dappertutto: cassette intere all’ingresso dei Supermercati, collinette precarie sui banchi del mercato, ceste sugli espositori lungo le pareti dei negozi di frutta e verdura.
Bisogna comprarne due o tre borse alla volta, perché lo scarto è altissimo e per ottenere una ciotola di sferette verdi da utilizzare subito e qualche sacchetto da riporre in freezer, si sguscia tutto il pomeriggio!
Nonostante tutte le ricette che si possono realizzare, questa volta sono stata ispirata dalle dimensioni dei piselli per… preparare una banale e semplice insalata russa, quella perfetta secondo me infatti, deve avere tutti gli ortaggi che contiene della stessa dimensione dei piselli.
L’insalata russa, che si chiama anche Insalata Olivier, Insalata Italiana, Insalata Invernale, Insalata Genovese o Insalata Imperiale, si serve in genere come antipasto o come contorno a piatti freddi di carne o pesce.
Quando è un antipasto, mi piace anche aggiungere una dadolata di prosciutto cotto, o del tonno sott’olio sbriciolato e perfino le uova sode tagliate a minuscoli cubetti.

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Si lessano per 15 minuti 300 gr di piselli, per 8 minuti 500 gr di patate sbucciate e tagliate nella stessa dimensione dei piselli e per 5 minuti 200 gr di carote pelate e ridotte anche loro a dadini piccolissimi. Consiglio di cuocere tutto separatamente per non bloccare le cotture dei diversi ortaggi facendo delle aggiunte nella stessa pentola, in fondo sono solo tre.
Una volta scolati, si fanno raffreddare nel colapasta, poi si versano in una ciotola e si aggiungono 50 gr di cetriolini sott’aceto tagliati nelle stesse dimensioni.
Si condisce tutto con poco olio, qualche goccia di aceto di mele, sale e pepe bianco.
Si prepara la maionese montando con le fruste elettriche i tuorli di 2 uova freschissime e sicure a temperatura ambiente, 1 pizzico di sale e 1 cucchiaino di aceto.
Poco alla volta, e versandolo a filo, si aggiungono sempre frullando 200 ml di olio d’oliva leggero e delicato come quello ligure o del Garda, oppure di ottimo olio di semi di girasole.
Quando la salsa è ben montata si uniscono goccia a goccia 2 cucchiai di succo di limone e si prosegue con le fruste finché non si addensa.
Chi non ha voglia di preparare la maionese, naturalmente può utilizzare quella in vasetto.
Si aggiunge a cucchiaiate agli ortaggi nella ciotola fino ad amalgamarli completamente e l’insalata russa è pronta.

Se si utilizza come contorno al vitello tonnato, il roast beef, il salmone in bellavista, i crostacei bolliti, eccetera è sufficiente conservarla in frigorifero fino al momento di servirla.

Coleslaw: immancabile insalata di cavoli

Oggi vorrei parlare di un’insalata, di come si prepara e di come… si pronuncia: la coleslaw, a base di cavolo cappuccio.
L’insalata di cavolo cappuccio è uno dei contorni più popolari negli Stati Uniti, insieme alle patate, e io la ordino sempre perché l’adoro. Mi piace sia con la carne che con il pesce.
Coleslaw deriva dal termine Olandese koolsla che significa cavolo cappuccio e si pronuncia “cossla”.
Se siete in California non provateci nemmeno a pronunciarla “coul-slou” come vi suggerirebbero i vostri studi Oxfordiani, se volete ottenere un “Aigaret” (“I got it” cioè “Ho capito” ) dalla vostra cameriera e riuscire a mangiare l’insalata di cavoli.
In altri Stati magari può risultare più agevole ordinarla, non ricordo, ma ne dubito.
So per certo che quello che non riuscite a pronunciare correttamente non vi verrà servito perché ordinare un pasto in America è un estenuante esercizio linguistico, oltre che un pressante interrogatorio da parte della cameriera che vi è stata assegnata.
Chi ha fatto questa esperienza, sa di cosa parlo.
Se si supera la prova, finalmente si può gustare questa delicata ma saporita insalata. A chi non se la sente di affrontare non tanto il viaggio quanto l’esame di lessico, consiglio di imparare a farla in casa.

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Si affettano sottili sottili 500 gr (circa 1 libbra) fra cavolo cappuccio e cavolo rosso.
Si tagliano a julienne 150 gr di carote e a rondelle la parte bianca di 2 cipollotti.
Si riunisce tutto in una ciotola e si condisce con un’emulsione particolare e molto interessante, secondo me.
Si insaporiscono 4 cucchiai di yogurt bianco con 1 cucchiaio di aceto di mele, 1 cucchiaino di senape, 1/2 cucchiaino di zucchero, 1 pizzico di sale e una macinata di pepe nero. Si aggiungono 4 cucchiai di maionese, si emulsiona e si condiscono le verdure affettate, mescolando con cura.

In base alle mie esperienze questa è una delle pochissime insalate che vengono servite come contorno al piatto principale, anzi potrei dire di non averne mai mangiate altre perché le insalate in America vengono proposte come primo piatto oppure, le più ricche, come piatto unico.

Onion Rings: anelli di cipolla fritti

La prima volta che mi hanno servito gli anelli di cipolla fritti, li avevo presi per calamari.
Dato che sono una vera foodie, non ho detto niente e ne ho addentato uno, aperta alla stravaganza culinaria di servire i calamari fritti, non richiesti, con un cheese burger.
Invece erano dolcissime e saporitissime cipolle bianche fritte in pastella, che ci hanno fatto vincere il campionato provinciale di alitosi.
Pazienza, è il prezzo da pagare quando si mangiano le cipolle, non solo in America, ma anche nella raffinatissima Francia, dove la loro Soupe à l’oignon obbliga a viaggiare con i finestrini dell’auto abbassati.
L’inconveniente non ci ha comunque mai dissuasi dall’ordinare entrambi i piatti in diverse occasioni.
Spesso negli Stati Uniti le cipolle sono gigantesche, grandi come i nostri meloni ed è straordinario vedersi servire a volte degli onion rings così larghi che potresti infilarteli al polso come bracciali alla schiava.
Ci sono diversi modi per friggere gli anelli di cipolla, il mio preferito è con la pastella a base di birra che li fa somigliare a quelli del Burger King.

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Si tagliano 3 grosse cipolle dorate (quelle dolci) oppure bianche a fette di 1/2 cm e si separano gli anelli.
Si miscelano 200 gr di farina con 1 pizzico di pepe di Cajenna, 1 pizzico di pepe, 1 pizzico di sale e 1 spruzzata di salsa di soia.
Si aggiunge poca per volta, mescolando con una frusta, tanta birra gelata quanta ne occorre per ottenere una pastella densa e omogenea (ce ne vorrà una lattina intera da 330 ml) che deve restare attaccata al dorso di un cucchiaio. Poi si fa riposare almeno mezz’ora in frigorifero.
Si immergono pochi anelli per volta, si sgocciolano e si friggono in olio profondo di arachidi.
Si appoggiano sulla carta da cucina e poi si servono o come aperitivo, se vi sentite cool, oppure come contorno alla carne ai ferri se volete stare sul classico.

Consiglio: assicuratevi che le mangino tutti i commensali o sarà impossibile fare due chiacchiere rilassate dopo cena!

Petit farcis Niçois (verdure ripiene gratinate)

Ho raccontato la settimana scorsa che nella zona pedonale della vecchia Nizza, ogni giorno c’è il delizioso mercato dei fiori e della frutta, dai profumi penetranti e inconfondibili che si avvertono già da lontano e di come cerchiamo di arrivare sempre in tempo per poterlo visitare.
Trovo che il suo odore di erbe, fiori e spezie sia assolutamente inebriante.
Su entrambi i lati di Cours Saleya, dove si tiene appunto il mercato, ci sono un sacco di locali prevalentemente specializzati in piatti di mare, che offrono menù spesso turistici ma sempre a base di prodotti freschi e soprattutto molte specialità tipiche della Provenza.
Il nostro preferito, dove non manchiamo mai di pranzare, è una brasserie che propone squisite pietanze nizzarde piene di sapore.

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Oltre ad una squisita anche se troppo scontata insalata (nizzarda appunto), si può ordinare una fantastica focaccia tipo pizza (pissaladière) che si gusta sorseggiando uno dei deliziosi Rosé della Provenza, un piatto di cozze (moules) cucinate come preferite, o di sardine fritte con una pastella densa di farina, birra e albumi montati a neve (beignets de sardines) e le mie preferite: le verdure farcite e gratinate in forno, che rifaccio spesso anche a casa (petit farcis).

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Tolgo la buccia più esterna a 4 cipolle e le sbianchisco in acqua bollente per 3 minuti. Le scolo, le asciugo e senza romperle, taglio la calotta e le svuoto un po’.
Decapito allo stesso modo 4 pomodori belli sodi ed elimino i semi.
Spunto 2 grosse zucchine e 2 piccole melanzane, le taglio a metà per il lungo e le svuoto delicatamente della polpa interna aiutandomi con un cucchiaino.
Rosolo insieme 200 gr di macinato di polpa di maiale e 150 gr di salsiccia sbriciolata in un tegame dove ho fatto appassire, in olio e burro, 1 cipolla tritata. Porto a cottura schiacciando e mescolando con un cucchiaio di legno.
Lascio intiepidire, unisco 100 gr di prosciutto cotto tritato a coltello, la mollica strizzata di 1 panino fatta ammollare in una tazza di brodo, 1 uovo, 2 cucchiai di prezzemolo tritato, 1 cucchiaino di erbe aromatiche provenzali e 50 gr di parmigiano grattugiato.
Aggiungo la polpa, tritata, dell’interno delle cipolle, delle melanzane e delle zucchine, aggiusto di sale e pepe e farcisco le verdure distribuendo il composto al loro interno. Completo con una noce di burro e inforno a 200° per una mezz’ora.

Personalmente potrei vivere di queste verdure ripiene che rifaccio a volte anche a casa (perfino farcite col tonno anziché con la carne) e in più spolverizzo la superficie con del pangrattato fine e irroro d’olio invece di mettere il fiocchetto di burro.
Chi è interessato prenda nota che il lunedì in Cours Saleya c’è invece un importante mercato di brocantage e piccolo antiquariato, dove a volte si possono perfino fare degli ottimi affari.

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Carciofi romaneschi ripieni

Il carciofo è un ortaggio prelibato che si presta a molte preparazioni, tutte squisite.
A me piace utilizzarlo anche come ingrediente per i sughi con cui condire riso e pasta, mi piace impanarlo e friggerlo a spicchi per esempio, metterlo nelle frittate, mangiarlo crudo in pinzimonio o cucinarlo alla giudia, ma mi piace soprattutto ripieno.
I carciofi che trovo con più facilità al mercato o dal fruttivendolo Pakistano sono i violetti, gli spinosi, le “castraure” e i romaneschi, quelli che chiamano mammole o anche mamme romane, che sono i più adatti ad essere cucinati come si è sempre fatto a casa mia, perché non hanno il fieno al loro interno e le foglie sono particolarmente carnose.

20150212-002748.jpgLa mia mamma eliminava solo le foglie più esterne, tagliava i gambi e li pelava perché quando diventano morbidi dopo la cottura sono deliziosi.
Grattugiava il pane raffermo sopra un sacchetto di carta aperto e poi lo versava in una piccola terrina bianca, di quelle costolute di terracotta che col tempo assumevano un aspetto craquelè per via delle crepe sottili con cui gli anni e l’uso le segnavano.
Aggiungeva 1/2 spicchio d’aglio ridotto a crema, abbondante grana padano grattugiato, 1 dado per brodo sbriciolato, 1 ciuffo di prezzemolo tritato, 1 grossa fetta di lardo pestato, una macinata di pepe fresco, un pizzico di sale e tanto olio quanto era necessario per compattare tutti gli ingredienti.
Apriva delicatamente le foglie fino al cuore dei carciofi, che diventavano grandi come piattini da tè e li riempiva pazientemente con questo semplice ripieno.
Li accomodava in un tegame alto che li conteneva di misura, aggiungeva i gambi tagliati a pezzi e 2 spicchi d’aglio interi.
Li irrorava d’olio, aggiungeva sul fondo 2 bicchieri d’acqua e portava a bollore. Abbassava quindi la fiamma, copriva il tegame e portava a cottura a fuoco dolce aggiungendo altra acqua se necessario.
Il risultato erano questi irresistibili carciofi ripieni, che io cucino tali e quali.
Le foglie più esterne, che non si possono mangiare perché restano dure anche dopo la cottura, vanno grattate una ad una con la lama del coltello e la sostanza cremosa e saporita che se ne ricava si spalma sui bocconcini di pane per assaporare proprio tutto.

Quando ero piccola il mio papà mi cedeva sempre un pezzo in più del suo gambo, perché ne andavo matta.