Pere caramellate al Roquefort

La ricetta di oggi in realtà non è quella di un vero antipasto, ma io trovo divertente servirla anche prima di cena insieme ad altri assaggi insoliti e saporiti, giusto per offrire qualcosa si diverso.
Comunque è una preparazione che si presta soprattutto ad essere portata in tavola come dessert a fine pasto, essendo un compendio di formaggio, frutta e dolce.
Mi riferisco alle pere caramellate al Roquefort, cavallo di battaglia di molte nostre cene conviviali.

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Lavo molto bene 4 pere Kaiser, che devono essere mature ma sode, e senza sbucciarle le taglio a fette.
Faccio fondere 30 gr di burro in una padella piuttosto larga e ci faccio stare le pere in un unico strato, le spolverizzo di zucchero di canna, verso 1 bicchierino di Marsala e le faccio caramellare girandole una sola volta.
Le tolgo dal fuoco e le sistemo su un piatto da portata, sopra distribuisco i gherigli di qualche noce, le foglioline di 1 rametto di timo e 250 gr di formaggio Roquefort spezzettato irregolarmente.
Le copro con il caramello e le servo tiepide o anche a temperatura ambiente.

Ecco qua. Voi come le considerereste queste pere: un antipasto o un dessert?

La pastasciutta col quasi-pesto di mia nonna

Quando mia nonna non aveva un sugo pronto, faceva un intingolo favoloso, gustoso e semplicissimo e la sua pastasciutta era subito un piatto gourmet.

20150201-174527.jpgFaceva sciogliere in 2 cucchiai di olio 4-5 acciughe sott’olio sminuzzate con 1 spicchio d’aglio schiacciato.
Quando le acciughe erano completamente sciolte, eliminava l’aglio e aggiungeva 2 cucchiai del suo pesto personale.
Lo preparava tritando sottile sottile un mazzetto di basilico. Pestava nel mortaio 7-8 noci, le univa al basilico e aggiungeva qualche cucchiaiata di ricotta, una grattata di pepe, 1 po’ d’olio a filo e 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato. Mescolava tutto insieme e condiva la pasta spolverizzandola con poco pane grattugiato fine tostato leggermente in padella.

Io l’ho preparato ieri, utilizzando il frullatore e ci ho condito dei fusilli integrali. Il risultato è stato un piatto delizioso, facile e gustoso, pieno di sapori semplici e per me antichi e familiari: una vera delizia.

Torrette di frutta in gelatina

Quando abbiamo parlato dei lollipops che ci sono stati serviti con l’aperitivo in occasione di una deliziosa cena dell’altra settimana, ho accennato al dessert che senza essere una semplice macedonia ne aveva la gradevole freschezza e in più era bellissimo.
Giudicate voi.

20150119-020118.jpgLa presentazione di questo piatto è davvero elegante e la preparazione semplice ma di effetto.
Si sbuccia, si priva del ciuffo e del torsolo un ananas maturo al punto giusto. Si taglia a fette alte circa 1 cm.
Si lavano e si strofinano 2 belle arance naturali e si affettano con la buccia alte 1/2 cm.
Si sbucciano 4 kiwi e e 2 banane non troppo mature e si tagliano a fettine leggermente più sottili di quelle delle arance.
Si impiattano sovrapposte come nella fotografia le fettine di frutta, si completa con 1/2 gheriglio di noce e si spennellano queste torrette colorate con una gelatina preparata secondo le istruzioni sulla confezione e profumata con Maraschino o Limoncello.

Sono deliziose: la gelatina le rende lucide e luminose e il sapore è fresco e gradevole.

Un dessert a base di riso e arance

A volte bastano veramente pochi dettagli per fare di un semplice dolcetto, di quelli adatti alla merenda per intenderci, un vero dessert.
Prendiamo per esempio la torta di riso, quella semplice, classica che si fa cuocendo 200 gr di riso in 750 ml di latte intero in ebollizione con 120 gr di zucchero e 1 pizzico di sale.
Facciamo un rapido ripasso della sua preparazione.
Quando tutto il latte è stato assorbito si aggiungono la buccia grattugiata di 1 limone e 1 bicchierino di rum.
Una volta che il composto si è raffreddato si incorporano uno alla volta 3 tuorli e poi a cucchiaiate i 3 albumi montati a neve, si versa in una tortiera imburrata e si inforna a 180 gradi per i soliti 45-50 minuti.
Questo per quanto riguarda la torta di riso, che credo più o meno facciate tutti così, ma come dicevo con pochi tocchi avviene un’interessante trasformazione.

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Prima di tutto si utilizza uno stampo rettangolare e non la classica tortiera tonda, perché impiattare i quadrotti è più elegante che servire le fette triangolari e poi si decora con una salsa di frutta.
Stavo per usare la gelatina di rose (post di giovedì 15 gennaio) ma invece ho preferito una specie di marmellata di arance, più di stagione.
Ci sono diversi modi per preparare la marmellata, questa secondo me è molto adatta ad essere utilizzata nella preparazione dei dolci per via delle scorzette e delle noci che la rendono particolare.
La mia salsa all’arancia dunque, non è che una marmellata di arance con qualche piccola aggiunta golosa, molto semplice da preparare, ma deliziosa.

Si lavano con molta cura 5 arance non trattate, si sbucciano e di 2 si conserva la scorza, che si taglia a filetti e si sbollenta per 2-3 minuti.
Si eliminano tutte le pellicine bianche dalle arance e si affettano togliendo eventuali semi.
Si pesano e si versano in una casseruola con lo stesso peso di zucchero e 1 bicchierino di Cointreau. Si portano a ebollizione, mescolando spesso e schiumando.
Si fanno cuocere per circa mezz’ora e quando lo zucchero assume la consistenza del miele e comincia a velare il mestolo, si aggiungono i filetti di scorza d’arancia preparati in precedenza e 80 gr di noci spezzettate.
Si cuoce ancora per qualche minuto sempre mescolando e poi si versa il composto bollente nei vasetti che vanno subito chiusi ermeticamente.

Qualche cucchiaiata di questa marmellata su una semplice torta di riso, come dicevo, la trasforma in un lampo in un elegante dessert, ma è fantastica anche per una crostata al cacao per esempio.

Un’insalata creola per sostituire il sorbetto

Come raccontavo nel post del 12 dicembre dell’anno scorso (Macché sorbetto!) ormai non servo quasi più il sorbetto a metà delle portate nei pranzi veramente importanti come saranno di sicuro almeno uno o due di quelli previsti nei prossimi giorni.
L’ho sostituito con un’insalata divertente, fresca e colorata che mi sono accorta essere anche più gradita.
Gli anni scorsi è stata la volta della Waldorf, della classica arance, cipolla e finocchi e anche di un fantasioso insieme di frutta e ortaggi molto colorato.
E questa è anche l’idea per il pranzo di Natale di quest’anno.

20141221-100715.jpgSpinacini, noci spezzettate, mirtilli, fragole e fettine di pera: questa è la base dell’insalata, ma il tocco magico è nel condimento.
Si tratta di un’emulsione profumatissima che si ottiene battendo con una frusta in una piccola brocca qualche cucchiaiata d’olio, una spruzzata di succo di lime, il succo di 1 arancia, sale, pepe creolo e i semini di 1 o 2 frutti della passione.
Posso garantire che questo condimento dà all’insalata un sapore incredibile: insolito e molto festoso, proprio adatto a completare i pranzi importanti dei prossimi giorni.

Un’arista… conciata per le feste

Spero che abbiate tutti un macellaio gentile che si presta volentieri ad assecondare le vostre richieste. Fortunatamente il mio è sempre disponibile perché spesso, quando mi prepara i tagli che ho in mente… deve proprio mettercela tutta.
Per un arrosto di carré di maiale che intendo farcire, per esempio mi deve tagliare il pezzo non solo a libro, ma in modo tale che risulti una spirale, un po’ come con uno strudel.
Ottenuto il taglio di carne esattamente come quello che avevo in mente, una volta a casa mi dedico alla farcia.
Che in fatto di arrosti farciti ne so una più del diavolo, ormai l’ho dimostrato in più occasioni: in merito ho una lunga esperienza e sono sempre in evoluzione.
Quello di cui parlo oggi è adatto ad una ricorrenza, come un compleanno che cada in questa stagione, oppure proprio al pranzo di Natale.
Se volete un arrosto succulento, raffinato, dal sapore pieno e composito, questo fa per voi.

20141130-012030.jpgDopo aver ottenuto dal macellaio compiacente questa grossa bistecca di circa 1,400-1,500 kg leggermente battuta, si può passare alla preparazione della farcia.
Oggi ho privilegiato profumi intensi, morbidi e raffinati, aromi importanti, vigorosi ed eleganti.
Ho cominciato sbucciando e riducendo a cubetti una bella pera matura ma soda, ho tritato 2 tartufi, 80 gr di noci, una decina di caldarroste e 1 scalogno, ho aggiunto 200 gr di polpa di vitello macinata, 50 gr di prosciutto San Daniele battuto a coltello, 30 gr di porcini secchi fatti rinvenire in acqua tiepida e tritati, 70 gr di parmigiano grattugiato, 1 uovo, 2 bacche di ginepro schiacciate, le foglioline di 1 rametto di timo, 2 foglie di salvia tritate, sale e pepe.
Si amalgamano tutti questi ingredienti unendo 1 bicchierino di Madera e si spalma il composto sulla carne.
Si arrotola quindi su se stessa come uno strudel, così come dicevo prima, e si chiude con qualche giro di spago da cucina,
Si rosola in olio e burro con aglio e alloro, si sfuma con 1/2 bicchiere di Madera e quando è evaporato si aggiunge un mestolo di brodo.
Si inforna a 200 gradi e si porta a cottura rigirandolo almeno un paio di volte.
Ci vorrà un’oretta e mezza.
L’arrosto è pronto quando la carne è tenera e dorata.
Si regola eventualmente di sale, si lascia intiepidire 5 minuti, si filtra il sugo, si affetta e si serve.

Se vi chiedete il perché della pera è per mantenere umida la farcia e creare un certo contrasto di consistenze.
Avete già deciso quale arrosto cucinare a Natale?

Petto di tacchino in crisi d’identità

Vorrei inaugurare dicembre con una ricetta adattissima alla stagione.
Ho da molti anni quella del ripieno con cui negli Stati Uniti si farcisce l’oca arrosto, che con il prosciutto glassato cotto al forno è in molte famiglie la portata principale del pranzo di Natale.
Mentre da noi il tacchino compare spesso sulla tavola delle Feste, in America si consuma di preferenza il Giorno del Ringraziamento.
Mi sono sempre chiesta, dato che in America i tacchini, più che i fratelli maggiori dei polli, sembrano i fratelli minori degli struzzi, che dimensioni potranno avere le loro oche…
Comunque, per conciliare il desiderio di provare questa farcia con le mie esigenze personali e i gusti della famiglia, sono ricorsa al collaudato espediente di utilizzare per questo arrosto il solito petto di tacchino fatto tagliare a libro e leggermente battuto.

20141201-011306.jpgSi fanno rinvenire 5-6 prugne secche in acqua calda, si tagliano a metà e si snocciolano, si cuociono con 1/2 bicchiere di vino bianco per una decina di minuti, poi si scolano, si tagliano a pezzetti e si versano in una ciotola. Si mette da parte il vino.
Si fanno sobbollire 5-6 albicocche secche in una tazza di succo d’arancia per 5 minuti, poi si sgocciolano, si tritano grossolanamente e si uniscono alle prugne. Si conserva il liquido di cottura insieme al vino in cui sono state cotte le prugne.
Si aggiungono una mela Granny Smith e una pera abate tagliate a cubetti, 80 gr di noci pestate nel mortaio, il succo di mezzo limone e la sua buccia grattugiata, 1 gambo di sedano affettato sottile, 30 gr di burro fuso, 4 foglie di salvia tritate, 3 fette di pancarrè fresco frullato, 1 pizzico di peperoncino piccante, una grattata di noce moscata, 1/2 cucchiaino di cannella, sale e pepe.
Si mescola tutto insieme e il ripieno è pronto.
Si apre la maxi fetta di petto di tacchino, del peso di circa 1,400-1,600 kg e al centro si posiziona la farcia, si richiude, si lega con cura con lo spago da cucina e si fa rosolare in olio e burro con 2 foglie di alloro e 2 rametti di timo.
Si sala, si pepa, si sfuma con 1 bicchierino di cognac, si aggiunge il sugo di cottura di prugne e albicocche e si lascia cuocere col coperchio per almeno 50 minuti.
Si rigira un paio di volte perché si rosoli perfettamente da tutti i lati, si spruzza con 1/2 bicchiere di Porto e si porta a cottura senza il coperchio.

Il sapore di questa insolita farcia è molto gradevole: dolciastro, asprigno, lievemente piccante, aromatico, insomma piuttosto complesso.
La farcia è senz’altro più adatta alle carni grasse dell’oca, ma dato che il petto di tacchino tende ad essere asciutto, al fondo di cottura, filtrato, di questo arrosto insolito e squisito, si può aggiungere una confezione di panna da cucina e un altro bicchierino di Porto.
Una volta che il sugo si è leggermente addensato si serve a parte in salsiera.
Con questa aggiunta il nostro tacchino si crederà una vera oca!

Insalata di spinaci e chevre: una vera ricetta New Age Angelena

La California è senza dubbio la mia meta preferita negli Stati Uniti.
È lo Stato che ho visitato più volte e in modo più approfondito, soprattutto lungo la Costa, da quella deliziosa zona a Nord di San Francisco oltre il Golden Gate, dove c’è un bel parco di sequoia giganti e cominciano i vigneti, giù a Sud fino San Diego, quasi al confine con il Messico, dove si sente già profumo di chili e tortillas.
La città della California che preferisco è forse Los Angeles. Lo dico sempre: è una città che mi toglie il fiato.
Non mi importa se dipende dall’emozione o dalla concentrazione di monossido di carbonio che si respira, la adoro. E la conosco ormai piuttosto bene. Ogni area mi offre qualcosa di divertente e diverso.
A Beverly Hills per esempio non faccio davvero shopping ma ci vado per comprare i profumi più esclusivi, come Bijan di Bijan nella boutique di Rodeo Drive, ma mi limito a questo!
Se in questa magica atmosfera, circondati da abbronzature permanenti, limousine e denti incapsulati, sotto un cielo che ricorda il color turchese delle imposte di Santorini, vi venisse fame, potreste scegliere di mangiare un’insalata a prezzi ragionevoli, servita il più delle volte da avvenenti e impeccabili aspiranti attori in uno dei tanti locali, magari al ristorante di un grande albergo.
Al Beverly Wilshire per esempio ci si può sfamare con questa elegante insalata, che non costa di più del calice di Chablis o Chardonnay che non avrete resistito alla tentazione di ordinare, da veri VIP…

Per rifarla a casa e continuare a sentirsi come Pretty Woman si procede in questo modo.
Si fanno marinare in frigorifero per qualche ora 250 gr di formaggio di capra (chevre) tagliato in quattro dischi con 50 ml di olio e le foglioline di 1 rametto di timo.
Si lavano e si asciugano 500 gr di foglie di spinaci piccole e freschissime.
Si prepara una salsa morbida, tipo maionese, sbattendo con la frusta 1 tuorlo, 1 cucchiaino di prezzemolo, 1 cucchiaio di aceto di vino rosso, 1 cucchiaino di senape e 100 ml di olio, si sala e si pepa abbondantemente. Si versa sugli spinaci e si mescola con delicatezza.
Si fanno scaldare sulla piastra i dischi di chevre sgocciolati dalla marinata giusto 30 secondi per parte e si dispongono sull’insalata di spinaci, che si cosparge con 50 gr di gherigli di noce.
Io aggiungo anche qualche pomodorino che nella versione originale non c’era.
Si fanno infine diventare croccanti 3-4 fette di bacon e se lo si desidera, si sbriciolano su questa insalata assolutamente chic.
Io lo faccio.

Sformatini ai formaggi

A volte faccio un antipastino a base di formaggi che piace sempre a tutti.
Io preferisco come sempre la monoporzione, per i motivi che ho detto tante volte, ma si può anche prepararlo in uno stampo da zuccotto o da budino e capovolgerlo su un piatto da portata da far girare tra i commensali, da cui ognuno si serve.
Questa soluzione è più comoda e veloce quando si è in tanti a tavola e se si offrono più antipasti.
Il gesto di passarsi i vassoi inoltre a mio avviso crea un clima più conviviale: spesso si serve anche il vicino prima di prendere la nostra porzione e questo gesto di cortesia rende più confidenziale il rapporto tra gli ospiti.
Però la monoporzione è più raffinata e si può essere certi che ogni commensale potrà contare sulla stessa quantità di cibo!
Ho già raccontato delle volte in cui i primi si sono serviti con troppa generosità lasciando gli ultimi con appena un assaggio…
Insomma, scegliete come servirlo, ma non trascurate di assaggiare il mio saporito sformatino ai formaggi.

20140619-011321.jpgFriggo nell’olio 100 gr di scalogno affettato sottile, lo scolo, lo salo e lo tengo da parte.
Preparo una besciamella con 1/2 l di latte, 50 gr di farina, 50 gr di burro e un’abbondante grattata di noce moscata.
Aggiungo 100 gr di Parmigiano grattugiato, 100 gr di fontina a piccoli cubetti, 100 gr di prosciutto cotto tritato e 80 gr di gherigli di noci pestati nel mortaio.
Fuori dal fuoco, incorporo una alla volta 3 uova.
Mescolo con cura, divido il composto negli stampini da muffin o da crème caramel imburrati e inforno a bagnomaria a 200° per 15 minuti.
Li sforno, li lascio raffreddare e poi li passo in frigorifero per qualche ora prima di capovolgerli sui piatti individuali.
Completo i miei sformatini con una salsina tiepida (tipo fonduta) che preparo facendo fondere a fuoco dolcissimo 200 gr di gorgonzola a pezzettini con 1 bicchierino di grappa e 125 ml di panna da cucina.
Decoro con altre noci e servo.

Come avrete notato, questi sformatini possono essere serviti anziché all’inizio, anche a fine pasto, data la presenza dei formaggi.
Se prevedete questa soluzione, suggerisco di omettere il prosciutto e aggiungere alla salsa di gorgonzola 2 cucchiai di miele ed ecco pronto un insolito dessert.

E sempre forza Italia!

Stasera gli Azzurri fanno il loro esordio ai Mondiali in Brasile contro l’Inghilterra.
Noi abbiamo mangiato solo un riso pescato vagamente patriottico, condito con un pesto fatto col basilico del terrazzino della cucina e un sugo di pomodorini e pomodori secchi di mia invenzione. Semplice.

20140614-215944.jpgPer il pesto ho semplicemente frullato 100 gr di bellissime foglie di basilico lavate e tamponate, 100 gr di olio ligure, 30 gr di pecorino grattugiato, 20 gr di parmigiano grattugiato, 30 gr di pinoli leggermente tostati, 20 gr di gherigli di noci, 1 spicchio d’aglio sbucciato e privato dell’anima (come Dorian Gray), 1 pizzico di sale, 1 macinatina di pepe. Niente di complicato.
Il sugo di pomodorini rinforzato coi pomodori secchi l’ho preparato facendo imbiondire 2 spicchi d’aglio con qualche cucchiaiata d’olio e 1 peperoncino piccante, aggiungendo 400 gr di pomodorini tagliati in 4, salando appena, pepando con abbondanza e facendo restringere il sugo. Verso fine cottura ho aggiunto circa 100 gr di pomodori secchi sott’olio sgocciolati e tritati. Pronto.
Ho condito due piatti di riso pescato con una cucchiaiata per tipo dei due sughi aggiungendo abbondante parmigiano a scaglie, perché ci piace questo contrasto di consistenze.

Questa è stata la nostra cena, che abbiamo concluso con una fetta di plumcake al limone e qualche tazza di caffè per essere sicuri di restare svegli… sempre tenendo le dita incrociate!
Forza Italia!