
Tratto da “U.S.A. E JET ovvero: Come sopravvivere ai viaggi fai da te in America” Dopo alcuni racconti tratti da ” I tempi andati e i tempi di cottura (con qualche divagazione)” desidero ora proporvi alcuni brani ,scritti … Continua a leggere
Tratto da “U.S.A. E JET ovvero: Come sopravvivere ai viaggi fai da te in America” Dopo alcuni racconti tratti da ” I tempi andati e i tempi di cottura (con qualche divagazione)” desidero ora proporvi alcuni brani ,scritti … Continua a leggere
Forse non tutti sanno che le Crêpes Suzette probabilmente non hanno un’origine francese come siamo sempre stati indotti a pensare, ma a quanto pare sono un’invenzione, forse involontaria, del giovane apprendista Henry Charpentier, al servizio di Auguste Escoffier al Café de la Paix di Montecarlo.
Per non prendermi nessuna responsabilità cito però anche il maître Josèph del Restaurant Marivaux di Parigi che un’altra versione della storia vuole abbia creato queste crêpes per un’affascinante artista dell’Opéra, di nome Suzette, abituale frequentatrice del suo ristorante.
Quale sia la verità non lo sapremo mai, ma quello che conta è che sia arrivato fino a noi questo sofisticato dessert che personalmente adoro e che ho rivoluzionato: le mie crêpes Suzette non le faccio flambé, ma al forno e le farcisco di crema pasticciera. Probabilmente dovrei chiamarle con un altro nome a questo punto, ma così sono comunque riconoscibili.
Non starò ad annoiarvi con la preparazione delle crêpes, perché come ho raccontato nel mio post del 17 ottobre scorso, io le faccio con l’apparecchio della Krupp, ma credo non avrete problemi a prepararne almeno una dozzina in modo tradizionale.
Quello che faccio a questo punto è di mettere su ognuna un cucchiaio di crema pasticciera (2 tuorli, 100 gr di zucchero, 30 gr di farina, 300 ml di latte, 1 pizzico di sale) e chiuderle in quattro a ventaglio.
Le accomodo leggermente sovrapposte in una pirofila e le copro di salsa all’arancia.
La salsa all’arancia per queste scandalose crêpes al forno si ottiene prelevando con il rigalimoni, oppure grattugiandola, la buccia di 2 grosse arance e di 1 limone, che poi si spremono.
Si filtra il succo e si versa in un pentolino.
Si aggiungono 80 gr di burro, 120 gr di zucchero a velo e 150 ml di Grand Marnier.
Si fa cuocere la salsa a fuoco basso, mescolando con un mestolino di legno fino a quando lo zucchero si sarà sciolto completamente.
Quando è pronta si versa sulle crêpes e si infornano sotto il grill per 5-6 minuti. Non si devono asciugare troppo.
Così si perde l’effetto scenico del flambé in tavola, lo so, ma con questo metodo le crêpes si possono preparare in anticipo, sistemare nella pirofila, coprire con la salsa che così le imbeve e infornarle solo pochi minuti prima di servirle.
Non serve precisare che arance e limone sono naturali, non trattati, vero?
Quando abbiamo parlato dei lollipops che ci sono stati serviti con l’aperitivo in occasione di una deliziosa cena dell’altra settimana, ho accennato al dessert che senza essere una semplice macedonia ne aveva la gradevole freschezza e in più era bellissimo.
Giudicate voi.
La presentazione di questo piatto è davvero elegante e la preparazione semplice ma di effetto.
Si sbuccia, si priva del ciuffo e del torsolo un ananas maturo al punto giusto. Si taglia a fette alte circa 1 cm.
Si lavano e si strofinano 2 belle arance naturali e si affettano con la buccia alte 1/2 cm.
Si sbucciano 4 kiwi e e 2 banane non troppo mature e si tagliano a fettine leggermente più sottili di quelle delle arance.
Si impiattano sovrapposte come nella fotografia le fettine di frutta, si completa con 1/2 gheriglio di noce e si spennellano queste torrette colorate con una gelatina preparata secondo le istruzioni sulla confezione e profumata con Maraschino o Limoncello.
Sono deliziose: la gelatina le rende lucide e luminose e il sapore è fresco e gradevole.
A volte bastano veramente pochi dettagli per fare di un semplice dolcetto, di quelli adatti alla merenda per intenderci, un vero dessert.
Prendiamo per esempio la torta di riso, quella semplice, classica che si fa cuocendo 200 gr di riso in 750 ml di latte intero in ebollizione con 120 gr di zucchero e 1 pizzico di sale.
Facciamo un rapido ripasso della sua preparazione.
Quando tutto il latte è stato assorbito si aggiungono la buccia grattugiata di 1 limone e 1 bicchierino di rum.
Una volta che il composto si è raffreddato si incorporano uno alla volta 3 tuorli e poi a cucchiaiate i 3 albumi montati a neve, si versa in una tortiera imburrata e si inforna a 180 gradi per i soliti 45-50 minuti.
Questo per quanto riguarda la torta di riso, che credo più o meno facciate tutti così, ma come dicevo con pochi tocchi avviene un’interessante trasformazione.
Prima di tutto si utilizza uno stampo rettangolare e non la classica tortiera tonda, perché impiattare i quadrotti è più elegante che servire le fette triangolari e poi si decora con una salsa di frutta.
Stavo per usare la gelatina di rose (post di giovedì 15 gennaio) ma invece ho preferito una specie di marmellata di arance, più di stagione.
Ci sono diversi modi per preparare la marmellata, questa secondo me è molto adatta ad essere utilizzata nella preparazione dei dolci per via delle scorzette e delle noci che la rendono particolare.
La mia salsa all’arancia dunque, non è che una marmellata di arance con qualche piccola aggiunta golosa, molto semplice da preparare, ma deliziosa.
Si lavano con molta cura 5 arance non trattate, si sbucciano e di 2 si conserva la scorza, che si taglia a filetti e si sbollenta per 2-3 minuti.
Si eliminano tutte le pellicine bianche dalle arance e si affettano togliendo eventuali semi.
Si pesano e si versano in una casseruola con lo stesso peso di zucchero e 1 bicchierino di Cointreau. Si portano a ebollizione, mescolando spesso e schiumando.
Si fanno cuocere per circa mezz’ora e quando lo zucchero assume la consistenza del miele e comincia a velare il mestolo, si aggiungono i filetti di scorza d’arancia preparati in precedenza e 80 gr di noci spezzettate.
Si cuoce ancora per qualche minuto sempre mescolando e poi si versa il composto bollente nei vasetti che vanno subito chiusi ermeticamente.
Qualche cucchiaiata di questa marmellata su una semplice torta di riso, come dicevo, la trasforma in un lampo in un elegante dessert, ma è fantastica anche per una crostata al cacao per esempio.
Sarà a causa questo strano tempo freddo e piovoso che non suggerisce per niente l’idea che siamo in estate, ma ho ripensato alla ricetta di un antipasto che ho preparato mi pare per la cena di compleanno di mio marito, che cade a fine novembre.
È quello a cui vi accennavo ieri quando parlavamo delle polpette di granchio al forno.
Mi fa piacere proporvelo oggi perché tutto sommato, escludendo la difficoltà di reperire i chicchi di melagrana, trovo sia un piatto adatto anche a questo periodo.
E poi a me le capesante piacciono sempre un sacco, lo sapete!
Pelo a vivo 2 arance e 1 pompelmo, raccogliendo il succo che sgocciola in una ciotola.
Unisco anche quello di 1/2 limone, 2 cucchiai di olio, 1 pizzico di sale e di paprica ed emulsiono
Cuocio sulla piastra (o in una padella antiaderente molto calda oppure sulla griglia) per non più di due minuti per parte, 12 noci di capesante ben sciacquate.
Volendo si possono passare rapidamente sulla piastra anche i coralli, ma proprio per un attimo. Io però preferisco non utilizzarli in questa ricetta, piuttosto ne faccio un sofisticato sugo per il riso, colorato e curioso che magari dopo, se avete tempo, vi racconto.
Tornando alla nostra insalata, distribuisco una manciata di rucola nei piatti, aggiungo le fettine degli agrumi e le capesante e condisco con la “citronette” piccante preparata appunto anche col succo di arancia e pompelmo.
Come dicevo, se è inverno si può decorare anche con qualche chicco di melagrana, se no va bene così.
Per il sugo a cui accennavo prima, faccio saltare in padella con 2 spicchi d’aglio, 1 peperoncino, 2 cucchiai di olio e qualche pezzetto di buccia di lime i coralli delle capesante di cui ho utilizzato solo le “noci” e una ventina di cozze già aperte e sgusciate.
Sfumo con un sorso di Pernod e il sugo è pronto.
Lesso il riso, naturalmente Venere perché questa è una ricetta soprattutto colorata, ma se volete andare sul tranquillo, va bene anche il Carnaroli.
Lo scolo e lo condisco con questo sugo profumato e squisito.
Naturalmente per apprezzarlo dovete amare il gusto inconfondibile dell’anice stellato, se no sfumate pure con il Cognac.
Visto? Oggi due ricette al prezzo di una!
Come abbiamo detto e concordato più volte, già con l’antipasto si da ai commensali una chiara idea di cosa possono aspettarsi dal resto del pranzo o della cena.
Contemporaneamente però, nonostante anch’io abbia la tendenza a farmi prendere la mano, bisogna fare in modo che questo primo assaggio sia leggero e contenuto o si finirà con l’esagerare e non gradire più le portate successive.
Ora, tralasciando di parlare di quei pranzi che sono veri banchetti, in occasione di normali cene con ospiti, l’antipasto dovrebbe essere un semplice modo di mettere in moto i succhi gastrici in attesa delle portate principali.
Secondo me, molto interessante è offrire un’insalata, e naturalmente non intendo lattuga e pomodoro.
Questa per esempio è un’insalatina a base di prodotti proponibili anche oggi. Nonostante un inverno un po’ bizzarro e anticonformista con troppa pioggia e poco freddo e una primavera che si è trasformata in estate nel giro di due giorni, si può ancora contare su qualche arancia succosa, se ci sbrighiamo.
Dicevo di questa insalatina che è semplice, classica, ma anche carina da presentare rigorosamente già impiattata singolarmente.
Si pelano a vivo con molta cura due grosse arance succose, tipo le Tarocco o le Navel, si mettono da parte gli spicchi e si recupera il succo che esce durante il taglio.
Si affetta ad anelli una cipolla di Tropea bella carnosa e si mette a riposare in frigorifero coperta di latte.
Si eliminano da due finocchi le parti esterne più dure e si tagliano i cuori piuttosto sottili, anche con la mandolina.
Si prepara il condimento emulsionando olio, sale, pepe, il succo recuperato dalle arance e il succo di 1/2 limone come per una normale citronette, ma si aggiungono anche poche gocce di Tabasco oppure un pizzico di peperoncino in polvere e una spruzzata di Vodka, di Gin o di Tequila, quello che avete.
In una ciotola capace si riuniscono i finocchi, la cipolla sgocciolata dal latte e le fettine di arance. Si aggiunge una manciata di olive nere, si sparge un cucchiaino di semi di cumino pestati nel mortaio e si irrora con la citronette piccante.
Consiglio di mescolare delicatamente con le mani, per evitare di strapazzare troppo le fettine di arancia, distribuire nei piatti individuali e lavarsi accuratamente le mani sia prima che dopo questa operazione!
Ecco, questo piccolo antipasto non è niente di che, ma è molto elegante e anche un po’ insolito se vogliamo. A me piace molto e volendo si può anche aggiungere qualche fettina di salmone affumicato per renderlo più ricco e importante, ma francamente non lo trovo necessario, a meno che non si trasformi in una di quelle insalate che sono deliziosi piatti unici a pranzo… quando il marito è al golf!