Un irresistibile panino con l’aragosta: il Lobster roll

Perfino all’estero ci sono alcuni ristoranti che consideriamo i nostri preferiti, locali che non frequentiamo assiduamente come altri, per motivi facilmente intuibili, ma che meritatamente resistono da anni nel nostro carnet di viaggiatori gourmand.
Mi riferisco per esempio a Le Bofinger di Parigi, zona Bastiglia, di gran lunga la nostra brasserie prediletta. Ci andiamo sempre almeno una volta durante i nostri soggiorni a Parigi, prenotando il tavolo al piano terra dove si respira maggiormente l’atmosfera Belle Époque del locale.
A Santa Monica, in California, invece il nostro punto di riferimento gastronomico è sempre stato The Lobster, che si trova proprio dove termina la leggendaria Route 66 e ha una vetrata panoramica che domina il Pier, la spiaggia e il Pacifico.
Sono due realtà diametralmente opposte sia dal punto di vista storico che culinario, ma offrono entrambe soddisfazioni inenarrabili!
Oggi vi parlo di uno dei piatti vanto del ristorante Californiano, che si può ordinare solo a pranzo e non appare nel menù della cena.
Si tratta di un “semplice” panino all’aragosta, il Lobster Roll, che vale la pena di assaggiare perché è veramente incredibile e imparare a farlo perché non se ne potrà più fare a meno.
Da ricordare che in generale quelli che gli Americani chiamano aragoste sono in realtà astici.

20140305-013908.jpgSi fanno bollire per circa 20 minuti 2 astici surgelati di circa 500 gr l’uno (o 2 astici vivi, se ne avete il coraggio) in un court bouillon classico fatto di acqua, cipolla, carota, alloro, 1 bicchiere di vino bianco e qualche grano di pepe nero.
Nel frattempo si prepara una salsa con 200 gr di maionese, 2 cucchiai di panna fresca, il succo di 1/2 limone, 1 spruzzo di salsa Worcester, qualche goccia di Tabasco, 1 cucchiaio di Cognac, 1 pizzico di sale e di pepe.
Quando gli astici sono cotti si scolano, si lasciano intiepidire, poi si tagliano a metà nel senso della lunghezza e si rompono le chele. Si estrae la polpa e si taglia a pezzetti.
Si miscela con la salsa e si fa riposare in frigorifero perché i sapori si amalgamino.
Si farciscono dei panini al latte spalmati di burro salato e si aggiunge qualche stelo di erba cipollina tagliuzzato.

Io adoro questi panini, è inutile dirlo.
Il condimento è cremoso e molto ghiotto, la polpa dell’astice tenera e profumata, il pane morbido e adatto ad essere insaporito con il burro salato, l’insieme insomma è squisito e irresistibile, come si può dedurre anche solo leggendo la preparazione.
Secondo me è un piatto terribilmente sofisticato e talmente imprevedibile da poter essere servito, magari preceduto da un’insalata Caesar, come piatto unico anche per un pranzo non solo di famiglia. Ma io sono a volte poco convenzionale.
È un panino da mangiare con coltello e forchetta. Oppure si può offrire il composto in una bowl da cui servirsi a cucchiaiate e passare a parte il pane, ma così si snatura un po’.
Come dicevo, per questa ricetta preferisco utilizzare gli astici surgelati, che oltre tutto sono anche decisamente più economici e la loro preparazione è… assolutamente incruenta.

Il mio gulasch

Prima che questo strano inverno finisca, mi sono detta, bisogna fare almeno una volta il Gulasch.
E ho rispolverato la ricetta di questo spezzatino di manzo, profumato e speziato che ha una storia antica alle spalle.
Il gulasch è un piatto d’origine magiara che nasce come zuppa: il pasto nomade dei mandriani Ungheresi che in epoca Medievale spostavano il bestiame dalla Puzta ai ricchi mercati Europei.
L’attuale gulasch dunque trae le sue origini dalla carne essiccata cotta con le cipolle che una volta in viaggio i mandriani facevano rinvenire in un brodo di verdure.
Nel tempo la borghesia ha fatto proprio questo piatto povero che durante la dominazione Austriaca si è poi diffuso in tutto l’Impero Austro-Ungarico divenendo una specialità anche nell’Arco Alpino Orientale.
A Verona è poco conosciuto e ancor meno apprezzato, ma secondo me è un piatto eccellente, che ricorda il sapore intenso dei grandi brasati mentre si presenta come uno spezzatino.

20140309-010743.jpgSi fanno appassire in 4 cucchiai di olio 1/2 chilo di cipolle bianche affettate non troppo sottili.
Si aggiungono 800 g di muscolo di manzo tagliato a cubi di circa 3 cm di lato, infarinati e leggermente salati.
Quando la carne è rosolata, si sfuma con un bicchiere abbondante di vino rosso.
Si unisce 1 mestolo di brodo in cui si è fatto sciogliere 1 cucchiaio di paprika dolce e 1 cucchiaino di paprika piccante.
Si rigira la carne e si aggiungono 1 rametto di maggiorana e 1 di rosmarino, 1 cucchiaino di semi di cumino, 1 foglia di alloro e 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro.
Si versano ancora circa 250 ml di brodo e si cuoce a tegame coperto per circa due ore.
Si aggiusta di sale e di pepe e si fa addensare il sugo.
Il gulasch si serve con una polenta morbida, con i canederli o con le patate bollite.

Il gulasch più buono l’ho mangiato a Praga, con gli gnocchi di pane, ma lo conoscevo già per averlo ordinato sulle Dolomiti durante le molte settimane bianche di tanti anni fa.
Alla fine ho imparato a cucinarlo riunendo un po’ le caratteristiche lievemente differenti delle due preparazioni.
Il sapore è intenso ma non troppo piccante e il piatto è senz’altro saporito e profumato, ancora adatto, secondo me, a quello che è rimasto dell’inverno.

Reginette alle nocciole

La Riviera di Levante è stata per diversi anni la nostra meta prediletta durante quei ponti di primavera in cui festeggiamo il nostro anniversario.
Rapallo, Santa Margherita, Portofino, Camogli, Lerici, piccagge, trenette, focaccia di Recco, coniglio con le olive, cima ripiena… sono tutti paesi e piatti che abbiamo imparato a conoscere e ad amare.
È un luogo comune pensare che la Liguria, dato l’ampio affaccio sul mare, offra solo ricchi menù di pesce.
I piatti di terra sono altrettanto eccezionali e i sughi per la pasta staordinari.
Io per esempio adoro la salsa di noci con cui in Liguria condiscono i pansoti.
Mi piace così tanto che la faccio anche con le nocciole! E ci condisco le reginette.
Insomma faccio un primo piatto che con la Liguria non c’entra niente, ma non so perché in qualche modo me la ricorda.
Chiedo già scusa ai Liguri per questa mia licenza gastro-poetica!

20140309-114036.jpgPer preparare dunque questa salsa, tuffo per un momento in acqua in ebollizione 100 gr di nocciole sgusciate. Le scolo, le libero della pellicina marrone sfregandole fra loro in un canovaccio, poi le passo in forno già caldo a 200 gradi per farle asciugare e tostare leggermente, proprio leggermente o cambieranno sapore.
Le verso nel vaso del frullatore e lo avvio a velocità bassa per un paio di minuti.
Aggiungo la mollica di un panino ammollata nel latte e strizzata, 1 spicchio d’aglio, 2 cucchiaiate di Parmigiano grattugiato, 50 gr di ricotta (o di mascarpone), 1 pizzico di sale e una macinata di pepe.
Riavvio il mixer e a filo unisco tanto olio quanto ne serve per ottenere una salsa cremosa.
Lesso 350 gr di reginette (mafaldine) perché i loro bordi ondulati sono perfetti per trattenere il sugo.
Le scolo al dente e le verso in una padella con la salsa che ho preparato, qualche cucchiaiata dell’acqua di cottura, un’abbondante aggiunta di Parmigiano (o di pecorino, oppure di ricotta salata) e faccio mantecare a fuoco basso per due minuti.

Tutto qua. È un piatto semplice, veloce, ma con un sapore squisito che a me fa venite in mente l’entroterra di Recco.
Comunque anche chi non ha ricordi (sfalsati) della Liguria se lo può preparare, perché ne vale proprio la pena e chi ama i piatti piccantini ci potrà aggiungere un pizzico di peperoncino.

Un dolce aspettando la Pasqua

Noi facciamo sempre le prove generali, quindi mio marito ha già comprato una colomba.
Dato che la mangia solo lui però, come succede d’inverno con pandori e panettoni, ne avanza sempre un sacco.
Quindi prima che diventi stantia, la utilizzo per un dolce che nasce sì per necessità ma pare creato apposta per qualche occasione speciale.

20140309-220504.jpgAssomiglia forse un po’ ad un dolce diplomatico, è morbido e cremoso, fa venire subito voglia di un’altra fetta e si può naturalmente prevedere di servirlo come dessert a conclusione del pranzo di Pasqua, che quest’anno cade il 20 aprile, quindi sarà bene cominciare a pensarci un po’ su, almeno di tanto in tanto.

Si prepara una crema frullando insieme 3 uova intere, 100 gr di zucchero, 300 ml di latte, 200 ml di panna e 2 bicchierini di liquore all’Amaretto.
Si tagliano a fette non troppo sottili 500 gr di colomba classica e si fa un primo strato sul fondo di uno stampo da plumcake foderato di carta forno.
Si copre con 1/3 della crema, si accomodano sopra altre fette di colomba, si versa altra crema e di ripete l’operazione un’ultima volta terminando con lo strato di crema.
Si inforna a bagnomaria a 180 gradi per 35-40 minuti.
Si sforna e si fa raffreddare.
Si passa in frigorifero e quando è completamente freddo si sforma e si affetta.

Insomma, avrete capito che è così buono che conviene acquistare una colomba in più per poterlo fare!
Si può sostituire il liquore all’Amaretto con uno all’arancia ( Cointreau o Grand Marnier) che ci sta bene uguale. Infatti se ci pensate la colomba è farcita di canditi all’arancia e miste alla granella di zucchero della copertura ci sono le mandorle, quindi scegliete secondo il vostro gusto.

Spezzatino di vitello in umido con i piselli

Come ho già detto in un’altra occasione, amo molto gli umidi, gli stufati, i brasati, quei piatti insomma che si possono mangiare con la polenta per esempio, che richiedono cotture lente e sughi profumati, che riempiono la cucina, se non tutta la casa, di aromi speziati e intensi.
Sono piatti tipicamente invernali e nonostante quest’anno non ci siano state molte giornate di freddo pungente, ma piuttosto di pioggia fastidiosissima, ho fatto finta di niente e ho cucinato sia l’ossobuco che lo spezzatino, lo stracotto e anche una fricassea di vitello.
A mio marito piace molto il tradizionale spezzatino di vitello coi piselli. E a voi?

20140130-173804.jpgCi vogliono 800 gr di polpa di vitello tagliata a cubetti di circa 3 cm di lato. A me piace la punta di petto perché resta molto morbida in cottura, ma si può optare anche per tagli più magri.
Si infarinano i pezzetti di carne e si scuote via la farina in eccesso, poi si rosolano in una casseruola con olio e burro.
Si aggiunge un trito composto da 2-3 scalogni e 2 costole di sedano, gli aghi di 1 rametto di rosmarino tritati e anche 1 foglia di alloro, 2 chiodi di garofano, 2 bacche di ginepro, 1 spicchio d’aglio intero e 1 pezzetto di buccia di limone.
Si aspetta che la carne si insaporisca, poi si sfuma con 1/2 bicchiere di vino bianco.
Quando è evaporato si aggiungono 2 mestoli di brodo e 1 tazza di salsa di pomodoro, si aggiusta di sale e pepe, si unisce 1/2 cucchiaino di zucchero e si prosegue la cottura per un’ora e mezza circa.
Si recuperano lo spicchio d’aglio, la buccia di limone e la foglia di alloro, magari anche i chiodi di garofano e le bacche di ginepro se ce la fate e si uniscono 400 gr di piselli sgranati.
Si sala appena e si mescola di tanto in tanto delicatamente. Si cuoce per altri 20-25 minuti circa, finché i piselli diventano teneri.
Si cosparge di prezzemolo tritato e si serve caldissimo.

Lo spezzatino di vitello coi piselli, nonostante la premessa, noi in genere non lo mangiamo con la polenta, ma con fette di ciabatta croccante.
Ci piacciono queste consistenze diverse che creano una sensazione gradevole e gradita al palato.
E poi la scarpetta viene da sogno!

Chocolate chip cookies

Per prima cosa oggi un pensiero speciale e un augurio di cuore a tutte le donne.
E anche agli uomini che amano le donne, le proteggono, le incoraggiano, le difendono e le stimano.
E adesso al lavoro! Rendiamo dolce questa giornata con un’infornata di deliziosi biscotti al cioccolato.
I Chocolate Chip Cookies sono biscotti croccanti che contengono gocce di cioccolato. Sono fragranti, semplici, Americani e molto ghiotti.
Esistono in molte varianti: con il cioccolato fondente oppure al latte, con l’aggiunta di noci o di nocciole, con il cacao nell’impasto e anche morbidi anziché croccanti.
I miei preferiti sono comunque quelli classici, basici, probabilmente gli originali. Ho una deliziosa vicina di casa il cui marito è originario del Massachusetts e a Natale non mi fa mai mancare una scatola di questi biscotti, che è comunque semplice e divertente preparare da soli.

20140305-005905.jpgCon le fruste elettriche si sbattono insieme 200 gr di zucchero, 150 gr di burro e 2 cucchiai di sciroppo d’acero.
Si unisce 1 uovo più 1 tuorlo e si continua a sbattere.
Si setacciano insieme 220 gr di farina, 1 pizzico di sale, 1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio e si uniscono al composto.
Si miscela tutto perfettamente e si aggiungono 200 gr di gocce di cioccolato fondente senza più usare le fruste, ma mescolando con un cucchiaio di legno.
Si formano delle palline di circa 3 cm di diametro e si appoggiano ben distanziate sulla placca del forno coperta di carta forno leggermente imburrata.
Si infornano a 160 gradi per circa 15 minuti.
Quando si sfornano si lasciano raffreddare prima di staccarli dalla carta forno per evitare che si rompano.
Si conservano in una scatola di latta o in un barattolo di vetro a chiusura ermetica.

Volendo si può usare una tavoletta di cioccolato tagliata a pezzettini anziché le gocce e un cucchiaio di estratto di vaniglia al posto dello sciroppo d’acero. Lo zucchero può essere semolato o di canna e come dicevo, si possono introdurre nell’impasto anche 30 gr di cacao amaro facendo diventare questi biscotti dei Double Chocolate Chip, o aggiungere una cucchiaiata di noci spezzettate.
Come sempre insomma questa ricetta si può modificare all’infinito: resterà sempre squisita e i biscotti andranno a ruba.

Insalata con gamberi, salmone e avocado

L’ho già detto molte volte: le insalate sono per me una soluzione gustosa e insospettabilmente gratificante a pranzo.
Be’ mi piacciono da morire anche i panini, di cui ho condiviso più volte ingredienti speciali e preparazioni insolite, ma forse le insalate mi fanno sentire meno in colpa…

20140221-124158.jpgBe’ questa non è così semplice da non suscitare qualche rimorso ma è sul serio irresistibile.
Vi auguro che piaccia anche al vostro partner o dovrete mangiarla almeno per due volte di seguito, anche se per me per esempio non sarebbe un gran sacrificio.
È un’insalata che si prepara con estrema facilità.
Basta tagliare a metà un avocado maturo, scartare il nocciolo, sbucciarlo e affettarlo. Meglio spruzzarlo di limone così non annerisce.
Si lava e si monda dai semi e dai filamenti 1/2 peperone rosso (o giallo) e si taglia a striscioline.
Si lava e si affetta un pomodoro, si sciacquano alcune foglie di lattuga, si apre 1 confezione di salmone affumicato affettato e si cuociono a vapore circa 150 gr delle onnipresenti code di gambero di cui parlo sempre, che vanno poi sgusciate e fatte raffreddare.
Non resta che assemblare i piatti e preparare una citronette per condire il tutto.

Nemmeno questa, come altre, è una ricetta ma solo un’idea.
È incredibile come la cremosità e la morbidezza di alcuni ingredienti esaltino la croccantezza o l’acidità di altri… ma come al solito non ho la presunzione di insegnarvi niente che non sappiate già.
Desidero solo condividere un modo di portare in tavola un piatto che non richiede che la cottura semplicissima di uno solo degli ingredienti che lo compongono e per il resto consiste semplicemente nel mettere insieme sapori e consistenze che vicini stanno benissimo: si completano e si bilanciano.
E si ricordano. Provate, per favore.

Ho un problema con WordPress

Ho un problema con WordPress.
Oggi non ho risposto ai vostri commenti relativi alla Teglia gratinata di pesce e zucchine… perché apparentemente non mi è pervenuto nessun commento.
Ovviamente questo non mi sembra realistico.
Ho già allertato il mio famoso figlio perché cerchi di trovare una soluzione al problema e speriamo ci riesca presto: mi sento sola e isolata!
Intanto io continuerò anche domani a pubblicare la mia ricetta giornaliera e spero riusciremo di nuovo a scambiarci le solite opinioni e a fare due chiacchiere tra i fornelli e i PC.
Buona notte.

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Teglia gratinata di pesce e zucchine

Infilare in forno una teglia di pesce e verdure è il modo migliore secondo me di preparare quello che in sostanza è un piatto unico molto gustoso e veramente veloce.
Uno di quei piatti insomma che risolvono una cena offrendo sapori e profumi intensi e ben equilibrati. Se lo provate, non potrete che darmi ragione.

20140224-133004.jpgNel tempo questa fantastica teglia l’ho preparata anche con i funghi e i gamberi (!) ma l’ultimo ottimo risultato, dato che mi erano rimaste le cozze dopo la ricetta di ieri, l’ho ottenuto aggiungendo zucchine e filetti di pesce bianco.
Come sempre lascio a voi la scelta del pesce che preferite. Io questa volta ho utilizzato degli stupendi filetti di cernia, ma potete scegliere orata, branzino, sogliola o merluzzo: sono tutti perfetti per questa preparazione.

In una pirofila leggermente oliata si fa un primo strato di zucchine tagliate a rondelle, si sparge sopra una cucchiaiata di scalogno tritato, si copre con una abbondante dadolata di pomodori maturi, si sala appena, si appoggiano sopra i filetti di pesce scelti, senza pelle e liberati dalle eventuali lische residue e si insaporiscono con un pizzico di pepe e di peperoncino. Si completa con alcune cozze sgusciate, uno spruzzo di vino, un giro d’olio e una spolverata di Parmigiano grattugiato e di prezzemolo tritato.
Si fa un altro strato di verdure e di pesce e si finisce con le verdure, insaporendo tutto con altro pepe, sale e peperoncino.
Si spruzza di vino bianco e si spolverizza con il pangrattato miscelato a una cucchiaiata di Parmigiano grattugiato, si fa un giro d’olio e si inforna a 200 gradi per 15 minuti.
Quando si sforna si decora con qualche cozza.

A me questa ricetta è piaciuta molto. Il pesce e le zucchine stanno benissimo insieme e diventano irresistibili combinati con le cozze e il pomodoro e leggermente gratinati alla fine.
Per le dosi come sempre regolatevi voi a seconda del numero dei commensali e di quanto vi piacciono le verdure in rapporto al pesce: ormai lo sapete che la precisione non è proprio il mio mantra!

Pappardelle cozze e fagioli

Sono sempre alla ricerca di qualche ricetta nuova che mi aiuti a portare in tavola piatti sempre diversi.
L’ispirazione la traggo a volte perfino da quello che assaggio quando mangio al ristorante.
In genere, una volta a casa, ricreo la ricetta che mi è particolarmente piaciuta mettendoci qualcosa di mio, sostituendo o aggiungendo qualche ingrediente, modificando a volte il piatto fino a renderlo irriconoscibile!
Spesso quindi finisce che un antipasto, per esempio, lo trasformi in un primo piatto.
È il caso di queste pappardelle: in uno dei nostri ristoranti di pesce preferiti qui a Verona, avevo assaggiato una piccola porzione di cozze e fagioli, servita insieme ad altri della serie infinita di antipastini che vengono serviti e pare non finiscano mai.
Questo assaggio in particolare mi è piaciuto molto, quindi l’ho fatto diventare un sugo per condire delle pappardelle fresche. E devo dire, con grande successo.

20140223-141804.jpgSi puliscono accuratamente 800 gr di cozze, si liberano dal bisso, si raschiano i gusci e si fanno aprire in un tegame dove si sono fatti imbiondire 2 spicchi d’aglio con 1 cucchiaio d’olio. Si aggiunge 1/2 bicchiere di vino bianco, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato e 1 peperoncino affettato.
Una volta aperte, si sgocciolano, si sgusciano, escluse alcune che serviranno per la decorazione dei piatti e si mettono da parte col loro liquido filtrato con cura.
Si prepara una salsa con 300 gr di pomodorini tagliati a metà fatti appassire con 2 cucchiai d’olio e qualche foglia di basilico spezzettata.
Si uniscono 250 gr di fagioli borlotti secchi prima fatti ammollare tutta la notte e poi lessati e scolati.
Nel frattempo si lessano 400 gr di pappardelle fresche, si scolano molto al dente, si versano nel tegame dei fagioli con le cozze e il loro liquido.
Si saltano aggiustandole di sale e insaporendole con una macinata di pepe.
Si impiatta, si decora con le cozze ancora con il guscio tenute da parte e un rametto di basilico.

Mi pare non ci sia nient’altro da aggiungere, vero?