Un’insalata creola per sostituire il sorbetto

Come raccontavo nel post del 12 dicembre dell’anno scorso (Macché sorbetto!) ormai non servo quasi più il sorbetto a metà delle portate nei pranzi veramente importanti come saranno di sicuro almeno uno o due di quelli previsti nei prossimi giorni.
L’ho sostituito con un’insalata divertente, fresca e colorata che mi sono accorta essere anche più gradita.
Gli anni scorsi è stata la volta della Waldorf, della classica arance, cipolla e finocchi e anche di un fantasioso insieme di frutta e ortaggi molto colorato.
E questa è anche l’idea per il pranzo di Natale di quest’anno.

20141221-100715.jpgSpinacini, noci spezzettate, mirtilli, fragole e fettine di pera: questa è la base dell’insalata, ma il tocco magico è nel condimento.
Si tratta di un’emulsione profumatissima che si ottiene battendo con una frusta in una piccola brocca qualche cucchiaiata d’olio, una spruzzata di succo di lime, il succo di 1 arancia, sale, pepe creolo e i semini di 1 o 2 frutti della passione.
Posso garantire che questo condimento dà all’insalata un sapore incredibile: insolito e molto festoso, proprio adatto a completare i pranzi importanti dei prossimi giorni.

Sformatini di zucca

A Natale ho sempre fatto tre arrosti distinti, perfino differenti ogni anno.
Tutti e tre sono diversamente farciti a seconda del tipo di carne. Utilizzo infatti fesa di tacchino, spinacino oppure noce di vitello e arista di maiale.
La mia mamma voleva sempre sapere in anticipo che farce avrei scelto perché le sue amiche morivano di curiosità e a lei piaceva molto anticipare qualcosa del mio menù per poi completare la descrizione il giorno di Santo Stefano, quando si riunivano per giocare a carte come avevano sempre fatto fin da quando c’erano ancora i mariti.
Ormai erano tutte e sei vedove ma hanno continuato a ritrovarsi la domenica per le loro partite anche quando il gruppo si è a mano a mano assottigliato.
Adesso sono rimaste in due e non so come si regolino. Comunque ne ho incontrata una l’anno scorso a dicembre e dopo due parole di rammarico per aver perso tante amiche mi ha chiesto: “E quest’anno cosa fa per Natale?” Mi sono inventata qualcosa lì per lì, non potevo mica deluderla, no?!
Se la rivedo anche quest’anno le dico di questi sformatini di zucca, che entreranno di diritto fra i contorni degli arrosti, coi popover alle mele e i funghetti gratinati.

20141121-011527.jpgSbuccio 1,500 kg di zucca, la libero dei semi e dei filamenti, la taglio a fette e la inforno per 40 – 50 minuti a 180°: deve risultare tenera e asciutta. Poi la frullo nel mixer con 50 gr di amaretti, 150 gr di grana padano grattugiato, 150 gr di mostarda Mantovana, la scorza grattugiata di mezzo limone, 1 uovo, sale, pepe e noce moscata.
Ungo con il burro degli stampini di plexiglass o di ceramica, ma vanno benissimo anche quelli usa e getta di alluminio, li riempio fino a 3/4 con il mio composto e inforno per 15 minuti a 160°.
Li lascio leggermente intiepidire e li sformo aiutandomi con la lama di un coltello.
Come dicevo, li servo con gli arrosti, ma probabilmente a voi verranno in mente anche altre golose soluzioni.

L’avete riconosciuto? Si tratta in pratica del ripieno dei Tortelli alla Mantovana trasformato in un insolito contorno.
Vedrete, i vostri ospiti ne andranno pazzi e anche una delle due uniche amiche superstiti della compagnia della mia mamma, se le faccio una telefonata…

Il pane di mais

A proposito del Thanksgiving Day, mi sono accorta che alcuni blog, che in nei giorni scorsi hanno proposto festose ricette a base di tacchino ripieno o tacchino al forno, hanno commesso un grosso errore di data.
In realtà negli Stati Uniti il Giorno del Ringraziamento si celebra l’ultimo giovedì di Novembre, che quest’anno cade il 27, cioè oggi.
Dunque auguri di cuore a tutti gli amici Americani che seguono il mio blog.
Mi sa che la storia la sapete tutti, ma lasciatemela raccontare lo stesso…
I Nativi Americani (come è politicamente corretto chiamare gli Indiani, ossia i Pellerossa) delle zone di Nord Est vivevano cacciavando cervi e tacchini selvatici, in più coltivavano mais e fagioli, pescavano nei fiumi, estraevano lo sciroppo dalla corteccia degli aceri e raccoglievano il miele.
E mentre nel Nuovo Mondo si svolgeva questa bucolica esistenza, circa un centinaio di quelli che chiamiamo Padri Pellegrini sebbene fossero civili e non religiosi, partiti da Immingham, salparono sul Mayflower alla volta dell’America dal porto di Plymouth il 6 Settembre 1620 e raggiunsero la Baia di Cape Cod circa due mesi dopo, l’11 Novembre.
E una volta lì, dopo essere quasi morti di fame, impararono dai saggi indigeni Wampanoag ad utilizzare gli alimenti spontanei del territorio e cominciarono a cucinare con gli ingredienti locali, oltre che con quelli che si erano portati dall’Europa e facevano parte da secoli delle loro abitudini gastronomiche .
La tradizione del Giorno del Ringraziamento nasce proprio dal desiderio di festeggiare l’essere riusciti a superare quel primo durissimo inverno.
Il tacchino ripieno è il piatto simbolo di questa festa, insieme alla salsa di mirtilli, le patate dolci, il purè, le carote glassate, la torta di zucca e il pane di mais.
Noi non festeggiamo il Giorno del Ringraziamento, però mi piace ogni tanto fare il Pane di Mais che servo con certi arrosti, specialmente di petto di tacchino e di pollo che sono sempre un po’ asciutti, mentre questo pane “focaccioso” è morbidissimo e leggermente umido.
Credetemi, per una come me che in pratica non si avventura quasi mai nelle ricette lievitate, ottenere questo risultato è una grande soddisfazione.20141114-015256.jpgPer prima cosa preparo il latticello, che non è facilmente reperibile in commercio: in una tazza miscelo 100 ml di yogurt magro con 100 ml di latte scremato e 1 cucchiaio di succo di limone e lo metto a riposare in frigorifero per 10-15 minuti.
Nel frattempo frullo 1 barattolo di mais sgocciolato, lo verso in una ciotola, aggiungo 1 cucchiaio di zucchero di canna, il latticello, 1 cucchiaio di sciroppo d’acero e infine 1 uovo intero.
Deve risultare un composto granuloso.
Setaccio insieme 200 gr si farina di mais, 150 gr di farina 00, 1/2 cucchiaino di bicarbonato, 1 bustina di lievito di birra disidratato e 1 cucchiaino raso di sale.
Incorporo questi ingredienti secchi al composto umido preparato in precedenza e per ultimo aggiungo 100 gr di burro fuso fatto raffreddare.
Mescolo con cura con una spatola e verso in una tortiera imburrata.
Inforno a 200 gradi per circa mezz’ora.
Quando lo sforno, lo lascio raffreddare e poi lo taglio a cubotti.

Mi pare che adesso il latticello si trovi anche all’Auchan e da NaturaSì.
Se usare il burro vi spaventa, potete sostituirlo con 50 ml di olio… di mais ovviamente.

Champignon gratinati

Ieri Champagne, oggi champignon! Deliziosi vero?

20141108-135316.jpgQuesti champignon sono un semplicissimo contorno appena un po’ diverso dai soliti funghi trifolati che anch’io metto in tavola piuttosto spesso.
Si fanno in un lampo e cuociono pure velocemente. Non si può chiedere di più.

Si mondano 300 gr di funghetti coltivati di qualità “crema” il più possibile piccoli e di uguale misura.
Si tolgono i gambi aiutandosi con la punta di un coltellino per lasciare intatte le cappelle.
Si prepara un impasto sabbioso con pangrattato, parmigiano grattugiato, prezzemolo e aglio tritati, sale, pepe e olio che va suddiviso con un cucchiaino nell’incavo dei funghi lasciato dai gambi che sono stati tolti, abbondando generosamente.
Si accomodano su una placca coperta di carta forno e si infornano a 180 gradi per 15 minuti irrorati d’olio.

I gambi scartati si utilizzano invece in un altro modo che vi dico la prossima volta.
Buon fine settimana.

Patate “con la crosticina” e Nodini di vitello in tegame

20141010-014348.jpgApparentemente la ricetta di oggi è banale, ma in realtà è solo collaudata e rassicurante. Soprattutto familiare.
Quando lesso le patate ne faccio sempre un paio in più per poi cucinarle “con la crosticina” tagliate a rondelle sottili e ripassate in padella.
Storcete pure il naso ma il risultato migliore si ha con la margarina.
Per 2 patate se ne fa sciogliere 1/2 panetto in una padella grande e ci si accomodano dentro le fettine di patate lesse in un unico strato.
Si alza la fiamma e quando sono dorate dal lato a contatto con il grasso si rigirano una per una con l’aiuto di una spatola o della pinza.
La crosticina per cui sono famose è assicurata. Si scolano sulla carta da cucina e si salano. Vedrete che nella padella sarà rimasta la stessa quantità di grasso che è stata messa all’inizio, cosa che non sarebbe successa con il burro.
Infatti se si friggono con una quantità abbondante di margarina, le patate non la assorbono ma si rosolano perfettamente.
Come dicevo, vanno salate a fine cottura, dopo che sono state tolte dalla padella e sono il contorno ideale per questi nodini di vitello cotti in tegame.
Nodini che sembrerebbero altrettanto banali ma nascondono anche loro un piccolo segreto: prima della cottura in padella con burro, aglio e salvia, si fanno marinare per 8/12 ore in una miscela di Whiskey (se possibile Bourbon per rispettare la ricetta originale), miele, aglio a fettine, sale e pepe. Poi si scolano e si cuociono.
L’abbinamento è insolito e fantastico, appena avvertibile, ma molto ghiotto.

Marinare la carne per un periodo che corrisponde in pratica a tutta una notte permette agli ingredienti scelti per insaporirla di penetrare nelle fibre e ai loro profumi di rivelarsi al momento della cotture in tegame o ai ferri.

Arrosti di maiale e popover alle mele

L’inverno è la stagione dei grandi arrosti, delle carni morbide e succulente cotte al forno o in tegame, dei profumi intensi di spezie, frutta ed erbe aromatiche e della ricerca di salse e contorni che li accompagnino degnamente.
L’arista e il filetto sono i prìncipi degli arrosti di maiale, di cui vi ho dato molti esempi, e secondo me vanno serviti sempre con qualche contorno particolare che esalti e ingentilisca il loro sapore deciso.
Ve ne ricordo tre di cui vi ho parlato: Un nuovo arrosto farcito (di prugne) del 9.12.13, Filetto di maiale (con salsa di mele) del 24.2.14 e, perché no, Il polpettone di Woodstock (con le albicocche nell’impasto) del 23.8.14.
Vicino a tutte e tre queste preparazioni, ma anche a una semplice arista di maiale cotta nel latte con il tàmaro, stanno benissimo i Popover alle mele: deliziose, profumate, golose e insolite focaccette che ricordano nella forma i muffin, ma la somiglianza finisce lì.

20141025-022135.jpgLa cosa più semplice è frullare 125 gr di farina, 2 uova, 150 ml di latte, 150 ml di acqua gassata, un pizzico di sale e un po’ di pepe. Mentre questa pastella riposa per una mezz’oretta, si fanno rosolare 100 gr di pancetta affumicata tritata grossolanamente in un tegamino finché diventa bella croccante e si lascia raffreddare.
Si sbucciano 2 mele renette e si tagliano a pezzetti, poi si fanno saltare in un padellino con 2 cucchiai di miele, una noce di burro e 2 cucchiai di succo di limone.
Si tolgono dal fuoco quando lo sciroppo inizia ad assumere l’aspetto del caramello e si pepano con generosità.
Si aggiunge alla pastella la pancetta croccante e si riempiono fino a metà 12 stampini da muffin leggermente oliati.
Si distribuisce sopra a ciascuno un cucchiaino di mele e si infornano a 220° per 15 minuti.
Si lasciano intiepidire, si passa la lama di un coltello intorno agli stampini per sformarli meglio e si servono con uno degli arrosti di cui abbiamo parlato, oppure un altro a vostra scelta.

Spesso abbino il maiale alla frutta dunque, che è dolce e contemporaneamente asprigna, quindi perfetta per bilanciare il gusto della carne di maiale e i popover alle mele sono un contorno insolito, per quanto l’abbinamento mele/maiale sia uno dei più comuni, che non mancherà di stupire e rendere felici i vostri ospiti.
Com’è che diceva quel tale? Provare per credere!

Pomodori verdi fritti

Probabilmente i Pomodori verdi fritti più conosciuti sono quelli “alla fermata del treno” del film del ’91 di Jon Avnet, ma io li ho mangiati a Chicago, in transito verso la California.
Per me quindi sono diventati il simbolo dei viaggi intercontinentali, delle attese negli Aeroporti, degli scali forzati prima di raggiungere una meta.
Non so se negli Stati Uniti i Pomodori Verdi Fritti sono considerati un contorno o uno spuntino, ma sono quasi sicura che non possono mancare, insieme all’insalata di patate, ai barbecue in giardino.
Se si fanno a casa non hanno certo lo stesso fascino, ma sono un contorno insolito e divertente e poi si tratta di fritto, quindi non possono che essere squisiti. Personalmente adoro abbinarli alle cotolette, semplici, impanate, adattissime al loro sapore particolare.

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Si sbatte 1 uovo con 50 ml di latte, 1 pizzico di pepe e una spruzzata di Tabasco.
Si tagliano 4 pomodori verdi molto sodi a fette di un centimetro e si immergono nella pastella.
Si sgocciolano leggermente e si impanano con la farina di mais.
Si friggono poche alla volta nel burro spumeggiante.
Si tolgono dal fuoco quando sono dorate e si salano.
Siccome vanno mangiati belli caldi, i pomodori verdi – fritti un po’ per volta – si mettono a mano a mano che sono pronti nel forno a 120°.

Per la panatura io scelgo di utilizzare la farina di mais perché trovo che dia maggior croccantezza, ma la ricetta originale prevede il pangrattato.
A me piacciono molto e friggo allo stesso modo anche i funghi champignon…

Hash brown: frittelle di patate

Ci sono alcune pietanze che sembrano create apposta per essere mangiate insieme.
Per esempio fish and chips, polenta e baccalà, lesso e pearà, hash brown e corn dogs.
A proposito di hash brown: si tratta in pratica di frittelle di patate che si mangiano con le grigliate anche in Trentino-Alto Adige, mentre negli Stati Uniti sono essenzialmente uno dei componenti della prima colazione, ma lo sappiamo: gli Americani tendono ad ipernutrirsi fin dal mattino!
Si possono preparare in molti modi: con le patate cotte o crude, tagliate a julienne o a cubetti, con l’aggiunta di uova e farina e via discorrendo. Questo è semplicemente il mio.

20140904-230957.jpgFondo 50 gr di burro in una padella antiaderente e faccio soffriggere 1 cipolla bianca tritata per circa un minuto.
Aggiungo 3 grosse patate lessate a metà, sbucciate e tagliate a julienne, 2 cucchiai di salsa Worcester e 1 pizzico di peperoncino in polvere.
Cuocio a fuoco medio-alto finché le patate diventano dorate e croccanti da un lato.
Le rigiro una volta e le schiaccio con la paletta per far dorare anche l’altro lato.
Salo e pepo alla fine, prima di servirle calde calde.

Ricordano molto i Rosti, di origine Elvetica e sono squisite.
Come accennavo all’inizio, secondo me sono fantastiche con i Corn dogs. Li conoscete?
Sono hot dogs, cioè würstel, infilati su uno stecco, pastellati e fritti. Molto divertenti!

Curiose: le “Bucce di patata”

Nel nostro terzo viaggio in Florida abbiamo organizzato anche la visita del Parco delle Everglades, una distesa di paludi e prati salati, percorribile su barche dal fondo piatto con un’enorme elica fuori bordo a poppa che le fa somigliare a grossi ventilatori e che consentono di muoversi negli acquitrini.
Il fiume Shark (emissario del Lago Okeechobee, la cui profondità massima è di appena 4 metri) e la sua palude sono parte di una riserva naturale subtropicale dove si incontrano abitualmente anche caimani e alligatori, come il leggendario Wally, che viveva presso la stazione di noleggio delle barche e accompagnava i visitatori durante i tour, seguendo gli airboat presi in affitto: un’esperienza bizzarra e un po’ inquietante.
Questa regione della Florida è abitata dagli Indiani Seminole, l’unico popolo indigeno a non aver mai firmato un trattato di pace con i Visi Pallidi.
I piatti principali della cucina di questi Nativi Americani sono sempre stati essenzialmente hominy grits, succotash, fry bread e hushpuppies.
Ma adesso un gossip: lo sapevate che nel 2007 i Seminole hanno acquisito la catena Hard Rock Café, notissimo marchio Statunitense di intrattenimento, ristorazione e musica?!
Chi l’avrebbe mai detto che adesso i Nativi Americani cucinassero anche Hamburger, Chicken Wings e Potato Skins, piatti tra i più popolari nei menù di tutta la catena, eh?
Queste sono le Potato Skins, letteralmente Bucce di patata. Dal nome sembrano una schifezza, vero? Invece sono molto invitanti.

20140830-191504.jpgSi infornano a 180 gradi per circa mezz’ora 6 patate medie.
Si tagliano a metà e con un cucchiaino si scava la polpa lasciandone circa 1/2 cm attaccata alla buccia.
Si spennella l’interno con abbondante burro fuso, si sala e si pepa. Si riempiono con 1 tazza di formaggio groviera, provolone o fontina grattugiato, quello che preferite.
Ovviamente in America è il Cheddar, quello giallo che usano per i “macaroni” e mettono affettato come le sottilette anche sugli hamburger.
Si distribuiscono sul formaggio 2 tazze di bacon tagliato a striscioline e poi tritato grossolanamente e si inforna a 250 gradi finché le patate risulteranno croccanti.
Ci vorranno circa 15 minuti.

Si possono completare con ketchup, prezzemolo tritato ed erba cipollina. Stanno benissimo vicino alla carne ai ferri.

Cipolle ripiene in versione estiva

La cipolle sono per me come le patate: in cucina non se ne può fare a meno!
Le dolci, rosse e allungate di Tropea le uso più che altro crude, per completare con la loro fragranza alcune insalate.
Le bianche, da brava Veneta, sono le uniche che trito per i soffritti o affetto per gli intingoli che devono cuocere a lungo.
Le borettane, piccole e profumate, oltre che prepararle in agrodolce, le inserisco in certi piatti dalle cotture e i sughi complessi.
Le dorate, sode e saporite, trovo siano perfette per le cotture al forno e per essere farcite.
Queste ultime sono quindi le più adatte alla ricetta di oggi, che è decisamente un piatto unico alla grande, che reputo estivo data la presenza del tonno anziché della carne macinata e la salsiccia, che utilizzo invece d’inverno.

20140608-012047.jpgSi sbucciano 4 cipolle dorate medie, si tuffano in acqua salata in ebollizione e si cuociono per 8-10 minuti.
Si scolano e si tagliano a metà. Si svuotano con delicatezza lasciando tutto intorno un bordo di circa 2 cm.
In una ciotola si riuniscono circa 300 gr di tonno al naturale sgocciolato e sminuzzato (3 scatolette medie), 2-3 cm di pasta d’acciughe, 1 uovo, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato, 2 cucchiai di pangrattato, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, 2 pomodori a cubetti e la polpa tolta dalle cipolle, tritata.
Si amalgamano bene questi ingredienti e si farciscono le 8 mezze cipolle.
Si spolverizzano di pangrattato, si condiscono con un filo d’olio e si infornano a 200 gradi per circa 30 minuti: le “scodelline” di cipolle devono apparire un po’ rattrappite e il ripieno leggermente gratinato.

È uno squisito piatto unico molto saporito e appetitoso, che si gusta appena tiepido.
Tranquilli: le cipolle cucinate in questo modo, e soprattutto prima sbollentate, perdono quasi del tutto il gas che determina quell’odore caratteristico, tutt’altro che gradevole, mentre il sapore appetitoso di questo generoso ortaggio viene arricchito dal ripieno di tonno.