Il Roast beef all’Inglese

Una delle preparazioni più semplici per mettere in evidenza la bontà della carne di manzo è senza dubbio il Roast Beef all’Inglese.
Ho sentito parlare di decine di ricette, ne ho provate alcune, ma resto fedele alla mia: collaudatissima e deliziosa.
Naturalmente perché piaccia anche a voi dovere avere lo spirito di veri Beef Eater e apprezzare la cottura media della carne, quella che i Francesi definiscono “à point” e gli Anglosassoni “medium”. Ignoro la definizione in Tedesco, ma mi posso documentare. In Spagnolo potrebbe essere “poco cocido”, ma sto improvvisando.
Ci sono poche regole da seguire per ottenere fette di controfiletto di manzo tenere e succulente come quelle della fotografia, ma vanno rispettate senza modifica alcuna.

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Prima di tutto: io il roast beef lo faccio in tegame e non al forno. Acquisto circa 800 gr di controfiletto, che è la quantità che garantisce di ottenere un roast beef perfetto. Si può legare con refe da cucina per mantenere la forma, ma io non lo faccio.
Per ogni 100 gr di carne occorrono 3 minuti di cottura distribuiti su ogni lato del taglio di carne, che va spalmato con 1 cucchiaino di salsa alla senape e messo in un tegame che lo contenga di misura.
Si insaporisce con 1/2 cucchiaino di sale grosso, una generosa macinata di pepe nero, una spruzzata di salsa Worcestershire e si rosola a fuoco vivace.
Poniamo dunque che il nostro roast beef pesi, come abbiamo detto, 800 gr e abbia la forma di un parallelepipedo: andrà cotto quindi 6 minuti per lato, rigirandolo solo una volta, come si fa con la carne alla griglia.
Quando è cotto, si toglie dal tegame, si avvolge in un foglio doppio di stagnola e si lascia riposare almeno 15 minuti prima di affettarlo.
Si filtra il sugo, si versa in una salsiera e si porta in tavola con la carne.

L’operazione di affettare il roast beef è molto scenografica, quindi consiglio di farlo davanti ai commensali.

Spaghetti integrali con pesce spada e olive

Non è che a noi il caldo faccia passare sempre l’appetito, a volte ci fa venire voglia piuttosto di piatti e ricette che ci ricordino il mare, meta ideale per tutta la durata dell’estate. Beato chi se lo può permettere!
Chi resta in città si può consolare con i miei spaghetti al pesce spada.

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La ricetta è semplice, il risultato eccellente. Le dosi sono per due.
Si fanno imbiondire in padella con l’olio 2 spicchi d’aglio schiacciati. Si eliminano e si aggiungono 4 pomodori pelati sgocciolati e tagliati e pezzetti, si sala, si pepa e si insaporisce con un peperoncino tritato e privato dei semi (oppure no, se preferite un sugo molto piccante).
Si fanno asciugare i pomodori a fuoco vivace, mescolando, e si aggiungono 2 fette di pesce spada (di circa 200 gr l’una) private della pelle e tagliate a cubetti.
Si spruzza di vino bianco, si lascia evaporare e si completa con 1 cucchiaino di prezzemolo tritato e 10-12 olive nere denocciolate.
Mentre il sugo cuoce, ed è una cottura rapidissima, si lessano 150 gr di spaghetti, si scolano al dente, si versano nella padella del sugo e si lasciano insaporire due minuti aggiungendo una cucchiaiata di parmigiano grattugiato.
Si servono con un giro d’olio a crudo.

Naturalmente anziché i pelati si possono utilizzare i pomodori freschi sbollentati e sbucciati, ma ci vuole più tempo. I pelati a volte sono una bella soluzione… rapida e sapida.

L’insalata anti-caldo

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Non avete voglia di cucinare?
Poco male! Passate al supermercato e acquistate pochi ingredienti per una deliziosa insalata anti-caldo.
Basta riunire in una ciotola: una mela Granny Smith tagliata a cubetti, 1 mazzetto di ravanelli affettati, 1 avocado, sbucciato e privato del nocciolo a fette, qualche bella foglia di lattuga* spezzettata con le mani, 1 confezione di stracchino da 170 gr a cucchiaiate perché a cubi sarà impossibile tagliarlo, 4-5 fette di bacon fritto e sbriciolato, qualche stelo di erba cipollina tagliuzzata fine e condire tutto con sale, pepe, olio e aceto di mele.

* La lattuga non state a comprarla: vi devono essere rimaste le foglie esterna di quella usata ieri per gli Hamburger all’orientale, no?!
A preparare la pasta pensiamo domani, va bene anche per voi?

Hamburger all’orientale, ovvero Chessaddafapeccampà

Con questo caldo l’appetito è latitante a casa nostra, dunque mi devo sempre inventare qualche sfizio particolare perché ci si sieda a tavola con il consueto entusiasmo.
Ieri sera l’idea era quella di preparare degli hamburger, ma avevo assolutamente bisogno dell’intuizione giusta per qualcosa di più fresco, stuzzicante, allettante e ghiotto.
Quindi, hamburger sì, ma all’orientale…

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Si fanno tritare a coltello dal macellaio circa 400 gr di ottima polpa di manzo.
Una volta a casa si mette in una ciotola e si insaporisce con la parte verde di 1 cipollotto oppure 1/2 mazzetto di erba cipollina, 1 cucchiaino di zucchero di canna, 2 cucchiai di aceto di mele, 1 generoso pizzico si peperoncino in polvere, 1/2 spicchio d’aglio ridotto a crema, 1 grattugiata di zenzero secondo il proprio gusto, qualche cucchiaiata di salsa di soia, 1 cucchiaio di arachidi tritate grossolanamente e un ciuffo si germogli di soia spezzettati.
Si mescola tutto con le mani umide e si formano delle polpette piuttosto piccole, non occorre siano regolari.
Si trasferiscono in una larga padella con qualche cucchiaio d’olio.
Si cuociono velocemente rigirandole con l’aiuto di una paletta finché la carne non è ben cotta ma non asciutta.
Si sciacquano e si asciugano alcune foglie prese dal cuore di una bella lattuga, si sistemano su un vassoio e su ognuna si appoggia uno di questi hamburger orientaleggianti.

Questi hamburger si mangiano reggendoli con una mano. La foglia di lattuga, che si addenta insieme alla carne, impedirà che ci si ungano le dita.
Non è previsto il pane questa volta, ma tanto non avevamo nemmeno fame!

Ghiaccio e fantasia

Quest’estate il caldo mi sta dando molto più fastidio degli anni scorsi, ma credo un po’ a tutti.
È perché credo in questa mia “missione” di food blogger, che continuo a postare ricette che spesso non avrei voglia di realizzare…
Sarei più orientata insomma in questi giorni a cibarmi di granite, ma ho anche degli obblighi di coppia, dunque con il ghiaccio ho solo giocato.
Qualche giorno fa, dopo aver chiacchierato come al solito con Laura, mi era venuta voglia di fare una ciotola grande di ghiaccio, frutta e fiori ispirandomi alle coppette del post https://silvarigobello.com/2015/06/30/fresche-coppette-di-agrumi/.
Non sono riuscita a realizzarla probabilmente perché l’ho tolta troppo presto dal freezer, non avevo appoggiato sopra un peso adeguato, ho scelto fiori troppo grandi, in realtà quelli che passava il convento, ma insomma il risultato è stato molto deludente.
Divertente invece è stato comunque giocare con il ghiaccio… ed ecco come ho ribaltato il senso di frustrazione per non essere riuscita a realizzare quello che avevo in mente, creando dei divertenti e colorati cubetti da inserire nei bicchieri di tè freddo, bibite, succhi e spremute, ma anche cocktail e aperitivi, utilizzando piccoli frutti, fettine di agrumi, erbe aromatiche, cubetti di frutta.
Come dire: di necessità virtù!
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Ho evitato i fiori perché non so riconoscere con sicurezza quelli edibili, ma se voi siete in grado di farlo, avrete dei cubetti di ghiaccio ancora più attraenti!

4 luglio: Independence Day

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Anche chi non festeggia la Festa dell’Indipendenza Americana, può gustare oggi questi freschi e semplici stecchi di mirtilli, banana e fragole che prima di essere infilzati sono stati irrorato di succo di limone e verranno poi cosparsi di zucchero a velo.
Felice 4 Luglio! O comunque buon weekend!

Missione Gusto

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Missione Gusto è un simpatico blog che vi intervista, sceglie una vostra ricetta, la rielabora con qualche variante personale e la riblogga, accompagnata da commenti molto accattivanti.
I rapporti via mail li ho avuti tutti con Francesca alla quale ho raccontato perché sono arrivata al Blog partendo dal primo dei due libri che ho pubblicato finora. La sua reazione alla mia storia personale di scrittrice e food blogger è stata molto lusinghiera.
Ha avuto qualche indecisione sulla ricetta da ribloggare perché gliene sono piaciute diverse, poi ha scelto la Cheesecake al Salmone Affumicato https://silvarigobello.com/2015/06/10/cheesecake-al-salmone-affumicato e ha apportato all’originale alcune intriganti variazioni.
Se avete voglia di approfondire l’argomento, qui di seguito trovate la ricetta rielaborata da Francesca e anche la mia intervista, ma ormai voi di me sapete già tutto!
Sono comunque a disposizione per qualunque eventuale informazione o chiarimento!
http://missionegusto.com/2015/06/29/re-blog-2-0-leleganza-in-cucina-in-compagnia-di-silva-avanzi-rigobello/

Fajitas nei bicchieri. No tortillas? Ahi, ahi, ahi!

La cucina etnica che va per la maggiore a casa nostra, anche se spesso con cautela, è quella Messicana.
Quando ancora mio figlio viveva in famiglia era piuttosto quella Cinese e durante i pasti a base di spaghettini di riso, gamberi al curry, maiale in agrodolce e riso fritto il nucleo familiare si spaccava in due perché mio marito e nostra figlia si cibavano di semplice carne alla griglia, insalate e riso al pomodoro.
Con l’introduzione saltuaria delle specialità della cucina Messicana nei nostri menù, abbiamo fortunatamente recuperato un altro membro della famiglia, mentre mio marito continua a dissociarsi e resta fedele alla semplice cucina… diciamo caucasica.
Comunque burritos, fajitas, tacos, chili, empanadas e enchiladas sono ormai più o meno entrati a far parte del nostro lessico culinario.
Chi mi conosce sa che non riesco a riprodurre semplicemente una ricetta, ma devo metterci del mio e dunque ecco dei divertenti bicchieri “messicani” che adesso che molti mangiano in giardino o sul terrazzo, diventano un simpatico e gustoso piatto unico o un antipasto, questo decidetelo voi.
Quello che ho fatto in pratica è stato accomodare a strati nei bicchieri il classico ripieno delle fajitas, eliminando le tortillas.
La fotografia illustra chiaramente gli strati, ma vi do alcune spiegazioni, anche se sono magari superflue.

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Si inizia distribuendo sul fondo dei bicchieri (i più adatti naturalmente sono i tumbler bassi, data la loro forma) qualche cucchiaiata di guacamole che si ottiene semplicemente schiacciando con la forchetta la polpa degli avocado maturi e insaporendo con cipolla tritata finemente, succo di lime, pepe, sale e peperoncino in polvere.
Si copre la salsa guacamole con fettine di petto di tacchino prima fatto marinare in frigorifero per circa 8 ore (in pratica tutta la notte) con succo di limone, peperoncino piccante a fettine, origano secco, semi di cumino e paprica dolce e poi cotto alla piastra e tagliato a pezzettini.
Si prosegue con una cucchiaiata abbondante di bacon reso croccante come sempre in padella antiaderente, sulla piastra o a microonde, sminuzzato.
Si copre con una dadolata di peperone giallo le cui falde sono state scottate in padella e condite con olio e sale, poi con cubetti di pomodori sodi e maturi privati dei semi e insaporiti con sale e succo di limone.
Alla fine si completa con formaggio Edam, per esempio, oppure provolone dolce a filetti: basta usare la grattugia a fori grossi.
Per la decorazione finale si utilizzano due fettine di avocado o di lime e qualche nacho.

Lo so che sembra una preparazione laboriosissima, ma in realtà i vari passaggi sono piuttosto semplici.
Come sempre basta organizzarsi con le diverse fasi, cominciando dalla marinatura del petto di tacchino già il giorno precedente, passando poi alla sua veloce cottura alla piastra, quindi a quella del peperone giallo (non rosso perché così il colore contrasta con quello della dadolata di pomodoro), alla rosolatura del bacon e alla preparazione del guacamole.
Basta poi assemblare il tutto, conservare i bicchieri in frigorifero coperti di pellicola e passare alla decorazione solo quando si portano in tavola.

Pesto Rosso alla Siciliana

Comincia un nuovo mese, luglio, quello che per eccellenza mi fa pensare al mare, alle vacanze fatte in tante magnifiche spiagge del nostro Sud, con i figli piccoli, il corredo di palette e secchielli per fare stupendi castelli di sabbia, la voglia di visitare i dintorni, di assaggiare le specialità regionali, di respirare le tradizioni e i profumi di quelle zone benedette.

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Il Pesto alla Siciliana si presta a molte interpretazioni diverse a seconda della zona in cui si prepara, ma il risultato è sempre eccellente.
Nonostante l’abbia cucinato a Verona, ha insaporito in modo fantastico la mia solita pasta integrale.
La mia ricetta, un ibrido con contaminazioni perfino trapanesi e perfezionata nel tempo, viene da Giardini Naxos, ai piedi di Taormina dove verso la fine degli anni Settanta abbiamo passato un mese di vacanza indimenticabile, per molti motivi.
Dalla spiaggia si godeva la vista spettacolare di Castelmola, uno dei Borghi più belli d’Italia dove si gusta e si fa scorta del più buon vino di mandorle che abbia mai assaggiato, dell’Etna in eruzione e di Taormina, senza riuscire però a riconoscere il Teatro Greco-Romano, mentre da lassù Giardini Naxos si vede benissimo.

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Il bagnino del piccolo lido di fronte all’appartamento che avevamo affittato si chiamava Salvatore ed era bello, segaligno e tenebroso come Giancarlo Giannini nel film di Lina Wertmüller “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto” con la Melato.
Il nostro padrone di casa invece era il proprietario e il cuoco del ristorante del Lido e cucinava solo specialità siciliane. Abbondanti, fatte al momento e squisite.
Non mi perdonerà mai per aver condito col suo Pesto rosso alla Siciliana la pasta integrale, lo so, lui ci condiva solo gli spaghetti.
Voi regolatevi secondo coscienza.

Si lavano 300 gr di pomodori ramati, si fa un taglio a croce sul fondo, si immergono per un minuto in acqua bollente, si passano nell’acqua gelata, si pelano, si tagliano a metà, si privano dei semi e si tagliano a pezzi.
Si versano nel vaso del food processor e si aggiungono: 50 gr di pomodorini secchi sott’olio, 1 ciuffo di basilico lavato e asciugato, 1/2 spicchio d’aglio, 40 gr di mandorle sgusciate e pelate, 150 gr di ricotta fresca, 100 gr di parmigiano grattugiato, 150 ml di olio, sale e pepe.
Si frulla fino a ottenere una salsa morbida e ben amalgamata.
Si lessa la pasta, si versa in una ciotola capiente e si condisce con abbondante pesto “rosso”.
Per renderlo più cremoso, si può aggiungere qualche cucchiaiata di acqua di cottura e un filo di olio crudo.

Questo sugo è legato ai ricordi della prima volta in cui abbiamo visitato la Sicilia, del rocambolesco viaggio per arrivarci, della scoperta di luoghi straordinari e di persone eccezionali, ma è buono anche se non avete questi ricordi…