Camembert al forno

Una delle tante cose deliziose che abbiamo assaggiato in Francia è il Camembert passato al forno, che così libera tutto il suo aroma cremoso. Ce l’hanno proposto in attesa della portata principale, a Deauville, accompagnato da un calice di fresco Pommeau, veramente piacevole.
Propongo oggi questa ricetta tipicamente francese, perché è l’anniversario della Presa della Bastiglia, dunque: “Allons enfants de la Patrie, le jour de gloire est arrivé!”

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Quello che occorre è solo una forma di Camembert di circa 250 gr e da qui in poi è tutto facile.
Si estrae il formaggio dalla tipica scatolina di legno di pioppo, si elimina la carta, si pratica un taglio a croce al centro della forma e si rimette nella sua scatola, ma senza coperchio.
Si inforna a 180° per 5 minuti.
Si serve subito (tirando verso l’esterno le quattro punte create dal taglio), irrorato di olio al rosmarino e accompagnato da crostoni di pane all’aglio tagliati a bastoncini, da intingere al centro del formaggio.

Si tratta di un divertente amuse bouche conviviale da gustare, in attesa per esempio di un fantastico filetto, solo con persone con cui si è in confidenza, per via dei crostoni all’aglio…

The Very Inspiring blogger Award: ancora due gradite nominations!

Ho acceso l’iPad solo stasera, serata di finale del Mondiali che hanno visto la vittoria della Germania, dopo che oggi non avevo postato niente. Perdonatemi.
Mentre aspettavo il collegamento guardavo la Super luna di questa seconda della tre sere in cui la luna piena coincide con il perigeo e sembra quindi più grande e luminosa.
Mi dicevo che in fondo non mi importano le spiegazioni scientifiche: questa luna stasera è magica e insolitamente vicina.
Auguro a tutti di riuscire a vederla, di sognare, di esprimere uno o più desideri e di vederli tutti realizzati.
Quando si è stabilito il contatto, ho fatto il giro dei Blog che seguo e ho trovato che Cooking Marika! (orochimary.wordpress.com) e Viola (violetadyliopinionistapercaso.wordpress.com) mi hanno nominata per The Very Inspiring Blogger Award.

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Come sempre mi stupisco, mi rallegro, mi inorgoglisco per queste manifestazioni di stima e di affetto. Grazie, grazie, grazie.
Stasera è tardi ma voglio esprimere la mia soddisfazione e come sempre dedicare la mia nomination a tutti voi.
Vi prego, se vi va, di continuare parlando di voi in un prossimo blog, perché le regole di questa nomination sono le solite:
1- mostrare il logo del premio sul tuo blog e seguire il/la blogger che ti ha nominato;
2- ringraziare la persona che ti ha nominato;
3- condividere 7 fatti su di te;
4- nominare altri 15 blog e lasciare un commento per fargli sapere che sono stati nominati;
5- elencare le regole e visualizzare il premio.

Io non ho più granché da dirvi: ogni giorno oltre alla ricetta narro piccole cose di me che mi svelano e mi rivelano.
Grazie ancora di cuore a Marika e Viola e a tutti voi che mi seguite sempre con affetto e interesse, il consueto, grosso abbraccio.

Spaghetti with meatballs (Joe Bastianich sarebbe orgoglioso di me)

20140702-185053.jpgGli “Spagetti with meatballs” sono un piatto della cultura Italo-Americana, un probabile adattamento degli immigrati Italiani negli Stati Uniti di uno dei loro piatti tradizionali.
La pasta è una nostra imprescindibile prerogativa culinaria, si sa.
Le polpette… le polpette sono un classico anche della cucina Americana.
Questo piatto è dunque la versione Statunitense della pasta col ragù. O no?
Non c’è nessuna necessità di cucinarlo, ovviamente, ma se una volta vi voleste divertire e far mangiare i bambini con allegria, ecco come preparo io le polpettine e il sugo per gli Spaghetti with meatballs.

Per prima cosa faccio il sugo con 750 gr di passata di pomodoro, 1 piccola cipolla tritata, 1 decina di foglie di basilico, 1/2 cucchiaino di sale grosso e 1 cucchiaino di zucchero.
Lascio addensare la salsa facendola cuocere per circa 20 minuti.
Nel frattempo riunisco in una ciotola 250 gr di macinato di manzo, 100 gr di salsiccia spellata e sbriciolata, 50 gr di parmigiano, la mollica di 1 panino raffermo grattugiata, 1 uovo, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, sale, pepe e una grattata di noce moscata.
Mescolo tutto e con le mani umide formo tante polpettine piccole piccole che infarino e friggo in olio d’oliva, poi le raccolgo con la schiumarola e le faccio asciugare sulla carta da cucina.
Quando sono tutte fritte le verso nel sugo e faccio cuocere ancora 10 minuti.
Lesso al dente gli spaghetti, li scolo e li condisco con abbondante sugo e qualche cucchiaiata di polpettine.

Naturalmente si può completare il piatto col nostro immancabile parmigiano grattugiato, ma non sono sicura lo facciano anche in America. Se mai mia figlia oltre a Cracco e Barbieri dovesse incontrare in un aeroporto internazionale anche Bastianich, le dico di chiederglielo, eh?!

Pollo “in catrecatrott”

Quando abitavo in campagna avevo un’amica francese che faceva un eccellente pollo al forno in “catrecatrott” come diceva lei quando parlava in italiese.
È un pollo a pezzi molto ghiotto che si infila in forno con ingredienti dal sapore robusto e non richiede alcuno sforzo, ma il risultato è davvero sorprendente.
Quando con altri amici e vicini di casa, alternativamente facevamo dei pranzi all’aperto nei nostri giardini, era il suo contributo al menù. L’ha sempre portato, in un’elegante pirofila avvolta in un asciugapiatti annodato con le cocche, esibendolo con un grazioso “voilà” e noi tutti non vedevamo l’ora di avere la nostra porzione.
La ricetta è semplice, da fare anche in estate proprio per quel suo gusto particolare, asprigno, forte e grato al palato nonostante l’afa.

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In una grossa ciotola, tipo insalatiera, si spremono 2 limoni, si aggiungono 50 gr di burro fuso, 1 cucchiaio di curry, 1 pezzetto di zenzero grattugiato, 1 bicchiere di Champagne (o Prosecco oppure spumante), sale e pepe.
Si immergono in questa marinata 2 bei polli tagliati in 8 pezzi ciascuno in modo da avere piccole porzioni e potersi servire più volte.
Si fa riposare in frigorifero per un paio d’ore, poi si versa tutto il contenuto della ciotola in una teglia da forno unta con 2 cucchiai di olio.
Si aggiungono 2 limoni non trattati tagliati a fette rotonde, 200 gr di olive verdi snocciolate e una decina di scalogni tagliati in 4 per il lungo.
Si mescola tutto e si inforna a 180 gradi per 45-50 minuti. Il pollo si deve presentare bello dorato, mentre gli scalogni e le fette di limone devono avere un aspetta appassito.
Si completa con un trito di basilico fresco e menta, si controlla di sale e… c’est tout!

Si travasa tutto su un piatto da portata e si serve con le patate al prezzemolo.
Consiglio di ostentare uno charme e un accento che facciano venire in mente la douce France.

Insalata di mele fritte e bacon

Non è un mistero che pranzare con un’insalata per me equivale ad un banchetto. Adoro le insalate. E i panini.
Approfitto di questi giorni in cui sono autorizzata a cucinare senza troppo impegno per dare libero sfogo alla mia fantasia e sbizzarrirmi nella preparazione di piatti veloci e saporiti che gusto con grandissima soddisfazione, nonostante la sciatalgia che mi tormenta.

20140629-013546.jpgFaccio soffriggere in una padella 70 gr di bacon a cubetti con un cucchiaio di olio.
Quando è dorato e croccante aggiungo 1 mela con la buccia, privata del torsolo e tagliata a pezzi, che rigiro con delicatezza un paio di volte perché si insaporiscano senza rompersi.
Preparo il condimento che aggiunge un tocco da veri gourmet al piatto: scaldo in un pentolino 150 ml di panna con 1 cucchiaio di aceto di mele e dentro faccio sciogliere a fuoco dolcissimo 50 gr di gorgonzola piccante tagliato a pezzettini. Ottengo una salsa liscia e omogenea.
Spezzetto con le mani un bel cespo si lattuga romana, lavata e scolata, la condisco con sale, pepe, olio e succo di limone (citronette).
La divido nei piatti, sopra sistemo le mele calde con la pancetta e verso su tutto la salsa al gorgonzola.

Queste dosi sono per 2/4 persone. Dipende da diversi fattori personali, quali l’appetito, la gola, i buoni propositi…
Questa insalata si può perfino servire come antipasto facendo poi seguire una pasta al forno o una grigliata di carne. O no?!

Golosi, veloci e filanti: i toast al formaggio

Oggi nessuno si potrà lamentare perché la mia ricetta è lunga, o complicata, o costosa o di difficile esecuzione.
Ci sarà comunque qualcuno che avrà da ridire sul fatto che occorre accendere il forno, lo so.
Vi ricordo comunque il detto: Chi bello vuol apparire, qualche pena deve soffrire…
E se voleste farvi belli agli occhi di chi farà oggi con voi uno di quei mini-pranzi veloci che preludono ad una cena più complessa e interessante (magari per farsi perdonare il pranzo veloce…), allora dovreste proprio dare un’occhiata ai miei Toast al Formaggio.
Io li propongo in alternativa ai Toast classici, ai Club Sandwich, ai miei leggendari Panini al prosciutto, alle Ciabatte golose e a tutti quei toast, sandwich o panini con cui di tanto in tanto risolvo la nostra pausa pranzo in famiglia!

20140628-122320.jpgSi sbattono 2 uova con 1 pizzico di sale e si mescolano a 200 gr in tutto di Fontina, Provolone ed Emmental grattugiati con il lato a fori grandi.
Si aggiungono 1-2 cucchiaini di senape Antica, quella a grana grossa e irregolare, più aromatica e meno forte della tradizionale, e una macinata di pepe nero.
Si imburrano 4 fette di pane ai cereali, che quelli bravi naturalmente si faranno da soli, e si coprono con il mix di uova e formaggi aromatizzato.
Si passano in forno a 200 gradi per una decina di minuti, finché la superficie non si gonfia e si scurisce e compaiono delle “bolle”.
Si servono subito accompagnati da un’insalata come piace a voi.

So che a qualcuno la senape non piace proprio, quindi in alternativa potrà usare per esempio una combinazione di peperoncino in polvere, noce moscata e salsa Worcester, perché una nota aromatica e piccante ci vorrebbe proprio.

La mia torta di pesche

La storia di questa torta è piuttosto buffa e nasce da un errore di lettura della ricetta.
Fatto sta che questa che sarebbe dovuta essere una tarte tatin di pesche, non è mai stata capovolta sul piatto di portata, ma orgogliosamente servita direttamente dalla bellissima tortiera di ceramica, regalo di nozze…
Ero proprio convinta che così fosse perfetta. E in realtà era sul serio deliziosa, per cui da più di 40 anni, pur essendomi accorta da tempo dell’errore, la faccio in questo modo e prima di adesso non l’avevo mai detto a nessuno.

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Si sbucciano 6 pesche gialle e si tagliano a fette non troppo sottili. Si uniscono a 120 gr di zucchero di canna, 50 gr di burro fuso, 2 cucchiai di farina e 70 gr di mandorle a filetti prima tostate in forno. Si trasferiscono in una tortiera quadrata ben imburrata.
Si prepara la pasta mescolano nel food processor 150 gr di farina, 75 gr di burro a pezzetti, 75 gr di zucchero, 1 uovo, 1 pizzico di sale, 1/2 cucchiaino di cannella e 4 cucchiai di latte.
Si ottiene un impasto liscio e omogeneo che quando si raccoglie non si deve appiccicare alle dita.
Si stende con il mattarello e si trasferisce sul composto di pesche rimboccando e premendo bene i bordi per farlo aderire.
Si inforna a 200° per circa 45 minuti facendolo colorire uniformemente.

La mia bella tortiera decorata non ce l’ho più, quindi cuocio la torta di pesche in una teglia di Pyrex e servo le porzioni già fatte nei piattini da dessert.
Se la offrite ancora tiepida, accanto ci sta benissimo una pallina di gelato alla vaniglia. Vi fidate di me?!

Le peverasse del Lido

Quando ero bambina e passavamo tutto il mese di agosto in un appartamento in affitto al Lido di Jesolo, due volte durante la permanenza al mare, si andava a Venezia. Immancabilmente.
Si lasciava l’auto a Punta Sabbioni, da dove partivano i traghetti e si raggiungeva una volta San Marco, mentre l’altra si andava al Lido per curiosare alla Mostra del Cinema.
Erano gli anni Cinquanta.
Allora il Lido era un luogo di grande charme, frequentato da un’élite internazionale, con alberghi splendidi e negozi eleganti, ristoranti chic e durante i giorni della Mostra, se si era fortunati, si potevano incrociare i divi dell’epoca.
Ricordo la volta in cui il mio papà, che era un gran bell’uomo, alto, attraente, con gli occhi azzurri, appena stempiato, venne scambiato per l’attore Curd Jurgens e anziché negare, quel burlone fece diversi autografi a un gruppo di Francesi, pronunciando persino qualche frase in Tedesco!!
Il Tedesco l’aveva imparato in un Lager di Amburgo, dove era stato deportato dopo l’8 Settembre del ’43…
Il mio papà era una persona speciale.
Dunque, dato che le vacanze le passavamo in un appartamento, cucinava sempre la mia mamma. Andare a Venezia o al Lido quindi significava anche pranzare al ristorante ed era una festa.
Il mio menù preferito consisteva in un gran piatto di vongole (che ancora mi piacciono molto più delle cozze, per esempio) e un sontuoso fritto di scampi sul quale mi sono sempre rifiutata di spremere il limone, come insistevano facessi i miei.
Nell’alto Adriatico non si mangiavano le vongole veraci, ma le “peverasse”, più piccole e saporite.

20140630-132340.jpgDato che mi sono dilungata troppo con questa narrazione collaterale, la ricetta sarà brevissima.
Si lavano e si fanno spurgare 1,2 kg di peverasse.
Si scelgono come per tutti i molluschi quelle intatte e si versano in un grosso tegame con 1/2 bicchiere d’olio e 2-3 spicchi d’aglio e si fanno cuocere coperte a fuoco vivace, scuotendo ogni tanto il tegame.
Quando cominciano ad aprirsi, si bagnano con 1 bicchiere di vino bianco e si insaporiscono con abbondante pepe nero e 1 ciuffo di prezzemolo tritato.
Si completa la cottura senza coperchio finché tutte le peverasse si sono aperte.
Si distribuiscono nei piatti fondi e si servono con qualche fetta di pane bruschettato.

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Facile, fresco, squisito

Oggi vado un po’ di fretta, ma ci vogliono solo due minuti per descrivere il piatto che ho in mente, perfetto per il grande caldo, per un pranzo veloce, per surclassare la solita Caprese.
Non si cucina nulla, si compra tutto al Supermercato e si è comunque felici.

20140629-010815.jpgServe un piatto su cui stendere 200 gr di fettine di Bresaola (io prendo la punta d’anca, la più pregiata) che si insaporisce con una macinata di pepe alla Creola, quello tutto colorato, molto decorativo anche da tenere sulla tavola.
Sopra si fanno cadere a minuscoli mucchietti 2 confezioni di Robiola al tartufo.
Si tagliano a metà e si condiscono con olio, pepe e sale una decina di pomodorini a grappolo. Si distribuiscono sul formaggio.
Si condisce il tutto con un giro di olio tartufato.
Se si deve fotografare si completa con 2 foglioline di basilico, giusto per un discorso cromatico, se no si mangia così, bello fresco.
Proprio un pranzo no stress, eh?!

Incontri ravvicinati del terzo tipo… con Cracco e Barbieri

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Mia figlia ha incontrato per caso in questi giorni Carlo Cracco e Bruno Barbieri e non ha perso l’occasione di farsi immortalare in loro compagnia!
La invidio, se li avessi incontrati io chissà, magari sarei riuscita a farmi rivelare da questi due mitici chef pluristellati i loro segreti per la riuscita di un perfetto scrigno di Venere, per esempio…

20140703-180830.jpge la realizzazione di strabilianti tuorli fritti…

20140703-180953.jpgAhimè, invece ho perso l’occasione.