Pizza al salmone affumicato

Una delle specialità del ristorante Spago sul Sunset Strip è una pizza di cui avevamo tanto letto e sentito parlare e che alla fine abbiamo mangiato non a Los Angeles ma a Las Vegas, una delle quattro volte in cui ci siamo stati.
Il fascino di Las Vegas è la finzione estrema, l’esasperazione del falso.
Naturalmente anche il gioco d’azzardo, ma per noi non è fondamentale.
Quello che ci piace sono il Canal Grande con i gondolieri, la base della Torre Eiffel al centro della hall, le tigri bianche in una vera giungla, gli equilibristi e i giocolieri come al circo, la foresta tropicale, le tombe dei faraoni dentro una piramide.
Vegas ti offre insomma tutto quello che la tua immaginazione aveva previsto e molto di più.
A noi piace Las Vegas, è una città dove ci divertiamo sempre un sacco: è come vivere una vita parallela! Facciamo esperienze bizzarre e stravaganti, anche in fatto di cibo.
Il titolare di Spago, Wolfgang Puck (2 stelle Michelin) dal 1994 è il cuoco ufficiale della cena di gala successiva all’assegnazione degli Oscar a Los Angeles e ha aperto a Las Vegas un altro ristorante.
Si trova all’interno del Forum Shops del Caesars Palace con i tavolini anche all’esterno, sotto un finto cielo dipinto come un tramonto romano senza fine.
Chi nel suo tour della California non l’avesse assaggiata a Los Angeles può cenare qui con la favolosa, esclusiva Pizza al salmone affumicato per sentirsi una star oppure… semplicemente per rubare la ricetta!

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La pasta si fa prima di tutto sciogliendo 1/2 bustina di lievito di birra disidratato in 1/2 tazza di acqua tiepida con 1 cucchiaino di miele.
Nel vaso del food processor si mettono 2 tazze di farina, 1/2 cucchiaino di sale, 1 cucchiaio di olio e l’acqua con il lievito sciolto.
Si aziona il mixer fino a che non si è formata una palla che si stacca dalle pareti. Si raccoglie e si lavora con le mani sul piano leggermente infarinato per qualche minuto.
La pasta deve risultare morbida e compatta e non attaccassi alle dita.
Si copre l’impasto con un panno e si fa lievitare in luogo tiepido per circa mezz’ora. Poi si riprende e la si lavora ancora per qualche minuto. Si copre di nuovo e si fa lievitare ancora 15 o 20 minuti.
Con il mattarello infarinato si stende una sfoglia sottile con cui si fodera una teglia leggermente unta. Si spennella la superficie con 1 cucchiaiata di olio aromatizzato all’aglio e peperoncino e si cosparge con 1/2 tazza di cipolla rossa affettata sottile.
Si inforna a 200° per 15 minuti: i bordi devono diventare belli dorati.
Fuori dal forno poi si spalma con 4 cucchiai di panna acida, si copre di fettine di salmone affumicato e si cosparge di erba cipollina.
Si taglia a spicchi e per non farsi mancare niente e ottenere l’effetto “cibo da star”, si decora con alcuni cucchiaini di caviale.

Non accetto critiche per questa “pizza”: o si ama o si odia. Esattamente come Las Vegas!

Quasi una crostata di albicocche

Martedì 8 luglio ho postato una ghiotta torta di pesche la cui ricetta è piaciuta tanto da indurre anche la mia consuocera Luisa Anna a prepararla, come ha riferito il marito Giorgio “in tempo reale” e l’amico Giovanni (http://giovannileo.wordpress.com) mi chiedeva se è un dolce che faccio anche con le albicocche.
La sua domanda mi ha fatto ripensare ad una non-proprio-crostata con le albicocche fresche che non facevo da un po’.
Eccola qua.

20140708-231921.jpgInizio preparando una pasta frolla alle mandorle che darà al dolce una certa nota di fragrante personalità già dall’inizio.
Metto nel vaso del food processor 150 gr di burro, 120 gr di zucchero, 2 uova, 1 pizzico di sale, 200 gr di farina, 50 gr di fecola di patate e 100 gr di farina di mandorle.
Aziono l’apparecchio e quando il composto fa la palla, lo prelevo, lo lavoro velocemente, lo divido in due e lo metto a riposare in frigorifero.
Preparo nel frattempo una crema pasticciera con 1/2 litro di latte, 4 tuorli, 100 gr di zucchero e 40 gr di farina e poi la lascio intiepidire e aggiungo 4 cucchiai di marmellata di albicocche.
Riprendo la pasta, ne stendo metà e fodero una piccola tortiera quadrata. Distribuisco sul fondo 120 gr di amaretti sbriciolati (che raccoglieranno il succo della frutta) e accomodo sopra 400 gr di albicocche lavate, tagliate a metà e private del nocciolo con la parte tagliata a contatto dei biscotti.
Copro con la crema mescolata alla marmellata e la livello.
Tiro con il mattarello l’altra metà della pasta e ne ricavo le classiche strisce che intreccio sulla superficie del dolce.
Inforno a 180 gradi per circa 40 minuti.

Non è la solita crostata anche se l’aspetto può trarre in inganno. È un dolce squisito con un ripieno morbido e goloso.
Se vi è piaciuta la ricetta suggerisco di provarla, finché ci sono ancora le albicocche.

Tonno alla livornese alla maniera di mia suocera

Quello che mia suocera Dina chiamava “Tonno alla livornese” non rispetta in realtà la vera ricetta Toscana, ma è comunque un piatto molto saporito.

20140620-194434.jpgSi affetta sottile una piccola cipolla e si fa imbiondire con qualche cucchiaiata di olio.
Intanto che la cipolla soffrigge, si passano 500 gr di fettine di tonno nella farina. Si dispongono nella padella con la cipolla e si fanno dorare da entrambi i lati. Si sfumano con 1/2 bicchiere di vino bianco, si salano, si insaporiscono con del pepe bianco e una volta evaporato il vino, si aggiungono un paio di pomodori pelati a pezzi e si continua la cottura.
Mia suocera serviva il “suo” tonno alla livornese con le patate bollite.

Lo so, non è la ricetta tradizionale, ma è quella che ho “ereditato” insieme al servizio d’argento da dessert e ai bicchieri di vetro soffiato… e mi è molto cara così come è.

Marasche spiritose

20140702-015731.jpgBisognerebbe sempre approfittare di quello che ci offrono le stagioni, ma io con le marasche non ci riesco mai!
Eppure è da più di mezzo secolo che mi porto nel cuore degli enormi vasi di vetro colmi di marasche e zucchero che magicamente diventavano leggermente liquorose dopo un’adeguata esposizione al sole.
Nel salotto buono dei miei nonni, venivano offerte agli ospiti nei bicchierini da rosolio, raccolte dal vaso con l’apposito cucchiaio dal lungo manico ricurvo, insieme a un vassoietto di savoiardi e il caffè fatto con la “napoletana”.
Era mio nonno Amedeo, il nonno paterno, che preparava queste delizie e si occupava di rincorrere il sole trasportando quei vasi di vetro spesso e verdino coi tappi sempre in vetro che diventavano “ermetici” grazie all’inserimento di un disco di “carta oleata” che impediva inoltre l’attrito contro la bocca del vaso.
Non ci sono segreti in questa ricetta antiquata e dimenticata, è di una semplicità infinita ma ha una caratteristica peculiare che rende difficile la sua esecuzione: richiede la continua esposizione dei vasi al sole per circa 6 settimane.
E qui casca l’asino perché le marasche maturano nel periodo in cui si va al mare… e chi sposta i vasi dunque da un davanzale all’altro durante le nostre vacanze?!
Quindi non riesco mai a prepararle, eppure mi vengono in mente ogni volta che le compro per consumarle a tavola.
Allora faccio come diceva il comico Daniele Formica in uno sketch famoso: “io maestro, tu fai” e vi insegno come procedere.
Naturalmente se deciderete di ascoltare anche questo suggerimento che vi do, utilizzerete i vasi Bormioli, più sicuri e più facilmente reperibili, prima sterilizzati.
Poi vi procurerete 1 chilo di marasche sane e mature, toglierete i piccioli e le metterete nei vasi scuotendole per accomodarle, poi le coprirete con lo stesso peso di zucchero semolato.
Tutto qua.
I vasi vanno tassativamente posti su uno dei davanzali ad est al mattino e nel pomeriggio saranno trasferiti su uno di quelli delle finestre che guardano ad ovest fino al tramonto, poi si ritireranno per la notte e il giorno successivo… si ricomincia.
Questo giochetto deve durare circa 40 giorni, sperando nel bel tempo, ma il risultato vi ripagherà del disagio!

Pollo alla creola (si fa per dire)

Ogni tanto faccio un pollo al forno che chiamo “alla Creola”, ma che in realtà è solo un pollo a pezzi, molto saporito, con qualche ingrediente esotico miscelato ai più rassicuranti e familiari sedano e basilico per esempio, che un po’ alla volta si è arricchito di nuove spezie o fragranze ed è diventato questo piatto straordinario.

20140704-013335.jpgNell’insieme il sapore risulta un po’ orientale e un po’ dei mari del Sud: un connubio irresistibile che fa pensare alla cucina delle Colonie, agli abiti bianchi, a una musica lenta e ritmata, ai ventilatori a pale a soffitto, alle cucine vaste e piene di aromi, ai mari caldi e tranquilli dei Tropici.
E vi pare poco?! Pensate che tutte queste sensazioni si possono ottenere con un pollo e una salsa piuttosto complessa, sì, ma facile, come sempre.
Se poi avete la fortuna di poterlo mangiare in giardino… è fatta: il mio pollo vi conquisterà.

Si comincia dalla salsa: si tritano finemente 2 peperoncini rossi freschi piccanti, 1 falda di peperone giallo, 2 spicchi d’aglio, 1 pezzetto di zenzero, 1 costa di sedano e 1 cipollotto.
Si aggiungono 2 cucchiai di olio, 1 cucchiaino di zucchero di canna, 1 cucchiaio di basilico e 1 di coriandolo tritati insieme e 1 macinata molto generosa di pepe alla Creola.
Si mescola, si diluisce con il succo di 1 arancia e la sua scorsa grattugiata, 2 cucchiaiate di salsa di soia e 1 cucchiaio di miele.
Si accomodano in una pirofila 2 polli tagliati ciascuno in 8 pezzi, si coprono di salsa e si lasciano marinare in frigorifero un’oretta.
Si rigirano per bene nella salsa e si infornano a 220 gradi per circa 25 minuti, ma tutto dipende dal vostro forno. Comunque devono risultare dorati, morbidi e succulenti, eventualmente si possono coprire con la stagnola se si rosolano troppo o aggiungere altro succo di arancia.

Se vi state chiedendo con quale contorno accompagnare il Pollo alla Creola, direi che ci stanno bene il riso pilaf con zenzero e buccia d’arancia, le carote glassate, le patate novelle al vapore… e se viene in mente a voi qualcos’altro, per favore ditelo!

Credi di avermi messo a fuoco?

20140718-001025.jpgCon questo post concludo la maratona di oggi delle nomination.
Questo non è un vero premio, ma l’amica Imma (http://immaincucina.wordpress.com) mi ha scelta per un gioco divertente e la ringrazio.
Per partecipare occorre scrivere 10 cose vere o false su se stessi e sfidare chi legge a indovinare se e quando mente.
Ecco le mie bugie e le mie verità, mischiate come una delle mie salse:
1- sono bionda naturale
2- impano la crema fritta con il semolino
3- adoro il Bloody Mary
4- gioco a burraco
5- sono una grande esperta di vini
6- amo più il mare che la montagna
7- faccio abitualmente 4 tipi di torta di mele
8- sono una grande sportiva
9- la mia maionese impazzisce sempre
10- cerco il lato positivo in tutte le cose
Se la cosa vi diverte, provate ad individuare le fanfaluche e le verità!
Chi risponde a questo quiz potrà a sua volta riproporlo sul suo blog. Divertente, no?
Aspetto le vostre risposte e domani rientro nei ranghi: posterò una ricetta con il pollo inedita e saporita, che sono sicura piacerà a molti.
Buona notte a tutti.

Premio “Sincerità e Coerenza”… ho appena vinto anche questo!

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Già che siamo in argomento di gratificazioni personali, stamattina non posterò nessuna ricetta, ma voglio ringraziare Pamela (http://CucinaconPamela.wordpress.com) che con generosità mi ha stimata meritevole del premio “Sincerità e Coerenza”.
Le sono molto grata per aver individuato nel mio blog queste due qualità.
Come sapete tutti voi che mi seguite, il mio è un blog gastronomico anche se non mi limito a suggerire dosi e ingredienti.
Cerco piuttosto di condividere ricette con una loro storia da raccontare, che poi è la mia storia, quella della mia famiglia, di alcuni amici, delle esperienze dei nostri viaggi.
Ho già ringraziato Pamela per il suo squisito pensiero e ora vi elencherò le 10 domande, piuttosto intime e intriganti, alle quali sareste chiamati a rispondere.

1 – Qual è la qualità che apprezzi di più nei tuoi amici?
2 – Se qualcuno che segui pubblica un post che non condividi o che non ti piace, come ti comporti? Scegli una di queste quattro risposte.
-Fai finta di non averlo letto
-Metti “mi piace”
-Commenti dicendo che è un bel post
-Commenti scrivendo che non sei d’accordo con quello che ha scritto e gli fai sapere qual è la tua opinione.
3 – Se qualcuno esprime un’opinione diversa dalla tua e ti dimostra sincerità nel dirtelo, come reagisci?
4 – È legittimo non voler svelare la propria identità, ma fingi mai di essere quello che non sei? Hai mai pubblicato informazioni false su di te?
5 – Qual è la cosa che ti da più fastidio nel comportamento degli altri?
6 – Qual è la cosa che non ti piace di te stesso/a e che vorresti cambiare?
7 – Che voto daresti alla tua bellezza da 0 a 10?
8 – Che voto daresti alla tua intelligenza da 0 a 10?
9 – Che cosa sceglieresti tra vivere da solo/a ma con tutto il denaro che vuoi e avere tanti amici ma essere povero.
10-Per quale motivo hai aperto il tuo blog? Cerchi mai di vendere qualcosa o fare proselitismo?

Ho usato il condizionale perché dato che come sapete non faccio mai a mia volta nominations (perché reputo restrittivo scegliere un numero esiguo di blog da premiare come prevedono le norme di questi scambi di cortesie tra blogger), lascio a tutti voi che mi seguite l’onere di farvi un serio esame di coscienza, se vi va, e di rispondere sul vostro blog a queste 10 domande ideate da Antonio, a quanto ho capito.
Vi sarò grata se in quell’occasione citerete il mio blog come quello che vi ha attribuito il premio, perché, l’avrete capito, vi ho a mia volta premiati tutti quanti!
Un grosso abbraccio, come sempre.
Silva

Evviva, sono la blogger del giorno!

Proprio così: Tribù Golosa mi ha comunicato che oggi sono stata eletta “Blogger del giorno”!
In qualità di “blogger del giorno”, sulla homeage di Tribù Golosa saranno dunque messi in risalto il mio blog, la mia intervista e il mio profilo pubblico.
Tutti i visitatori del sito http://www.tribugolosa.com potranno quindi oggi scoprire qualcosa in più su di me grazie all’intervista che ho rilasciato il 14 giugno scorso e accedere direttamente al mio blog!
È proprio una bella soddisfazione!

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“Insalata” di tonno al formaggio

Quella che chiamo Insalata di tonno (tuna salad), è in realtà una specie di mousse, o poco più, che d’estate è molto appagante e si può mangiare a scelta con la forchetta, oppure tra due fette di pane.
Mi piacciono entrambe le versioni, ma il sandwich mi da più soddisfazione. Oggi parliamo di questo.

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Si sgocciolano 2 scatolette di tonno al naturale, si trasferisce la polpa in una ciotola, si spezzetta con la forchetta e si condisce con 1/2 tubetto di maionese, 1 cucchiaio di salsa Worcester, 1 cipollotto tritato finemente, 1 cucchiaio di succo di limone e 1 cucchiaino di prezzemolo. Si mescola e si insaporisce con sale e pepe.
Si fanno tostare leggermente 4 fette piuttosto spesse di pane ai cereali, se ne coprono due con un ciuffo di misticanza o alcune foglie di lattuga e, se piace, qualche fetta di pomodoro, ci si divide sopra il tuna salad e si cosparge con 80 gr in totale di formaggio emmental, o gruviera, grattugiato o tagliato a julienne.
Si passano le fette nappate con la salsa di tonno e guarnite col formaggio sotto il grill giusto un minuto, per farlo fondere e poi si coprono con le rimanenti due fette di pane già tostato.
A questo punto il nostro sandwich è pronto.

Questa in realtà è la ricetta originale del “melted tuna sandwich”, mentre nella semplice “tuna salad” ometto il formaggio e faccio altre variazioni.
Magari la prossima volta che me la preparo ne parliamo.

Fresca e insolita: la mia torta di mirtilli

Noi abbiamo la fortuna di abitare in una città che quando ci viene voglia di montagna ci si può arrivare con un viaggio che dura da mezz’ora a un’ora e mezza sui nostri Lessini, le Prealpi Venete, o nel Trentino e godere di un clima più fresco di quello cittadino, di panorami rilassanti e di aria più pulita.
Che si scelgano le località più lontane o quelle della nostra provincia, la gita di un giorno in montagna ci attrae sempre.
In particolare amiamo Baselga di Pinè, un paese di cui vi ho parlato anche un anno fa (il 30 luglio ho pubblicato la ricetta delle Farfalle nel bosco mangiate là), dove mio marito trascorreva l’estate da bambino e dove la nostra passeggiata attorno al lago, nutrendo gli uccelli acquatici che lo popolano, ci porta ad una rivendita di frutti di bosco, o piccoli frutti, a ridosso delle serre dove vengono coltivati e colti al momento.
L’ultima volta non abbiamo acquistato frutti rossi, ma solo more e mirtilli.
Con le more faccio un dessert minimalista con il gelato alla crema e con i mirtilli una torta insolita e golosa che adesso vi racconto.

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Riunisco insieme in una ciotola 175 gr di farina, 120 gr di burro a pezzettini, 2 cucchiaini di estratto di vaniglia, 1 pizzico di sale, la buccia grattugiata di 1/2 arancia e diluisco questo mix con il succo dell’arancia. Bisogna aggiungerne poco per volta perché si deve ottenere un impasto morbido ma non appiccicoso.
Faccio una palla e la metto a riposare in frigorifero.
Stendo la pasta col mattarello e fodero una tortiera imburrata, la copro con un foglio di alluminio, verso qualche manciata di fagioli secchi e inforno a 200 gradi per 10-12 minuti.
Elimino i fagioli e l’alluminio e proseguo la cottura per altri 5-6 minuti finché la pasta non assume un bel colore dorato.
Mentre la pasta cuoce, porto a bollore in un pentolino 150 ml di acqua, 150 gr di zucchero, 2 cucchiai di maizena e 200 gr di mirtilli. Lascio sobbollire, mescolando spesso, per circa 15 minuti.
Quando questo composto si è addensato, fuori dal fuoco aggiungo 30 gr di burro e il succo dell’altra mezza arancia. Profumo con 1 bicchierino di Cointreau e lascio raffreddare completamente.
Aggiungo quindi altri 200 gr di mirtilli freschi, mescolando delicatamente.
Sformo il guscio di pasta ormai freddo e lo riempio con questo composto.
Faccio riposare in frigorifero questa insolita torta almeno per un’ora, perché va mangiata fredda.

Non è la solita crostata ai frutti di bosco ed è fantastica, fresca e profumata, quindi adatta alla stagione e molto piacevole grazie alle due consistenze dei mirtilli.
Secondo me, quando sarà il momento si potrà fare anche con l’uva. Cercherò di ricordarmelo.