Bisognerebbe sempre approfittare di quello che ci offrono le stagioni, ma io con le marasche non ci riesco mai!
Eppure è da più di mezzo secolo che mi porto nel cuore degli enormi vasi di vetro colmi di marasche e zucchero che magicamente diventavano leggermente liquorose dopo un’adeguata esposizione al sole.
Nel salotto buono dei miei nonni, venivano offerte agli ospiti nei bicchierini da rosolio, raccolte dal vaso con l’apposito cucchiaio dal lungo manico ricurvo, insieme a un vassoietto di savoiardi e il caffè fatto con la “napoletana”.
Era mio nonno Amedeo, il nonno paterno, che preparava queste delizie e si occupava di rincorrere il sole trasportando quei vasi di vetro spesso e verdino coi tappi sempre in vetro che diventavano “ermetici” grazie all’inserimento di un disco di “carta oleata” che impediva inoltre l’attrito contro la bocca del vaso.
Non ci sono segreti in questa ricetta antiquata e dimenticata, è di una semplicità infinita ma ha una caratteristica peculiare che rende difficile la sua esecuzione: richiede la continua esposizione dei vasi al sole per circa 6 settimane.
E qui casca l’asino perché le marasche maturano nel periodo in cui si va al mare… e chi sposta i vasi dunque da un davanzale all’altro durante le nostre vacanze?!
Quindi non riesco mai a prepararle, eppure mi vengono in mente ogni volta che le compro per consumarle a tavola.
Allora faccio come diceva il comico Daniele Formica in uno sketch famoso: “io maestro, tu fai” e vi insegno come procedere.
Naturalmente se deciderete di ascoltare anche questo suggerimento che vi do, utilizzerete i vasi Bormioli, più sicuri e più facilmente reperibili, prima sterilizzati.
Poi vi procurerete 1 chilo di marasche sane e mature, toglierete i piccioli e le metterete nei vasi scuotendole per accomodarle, poi le coprirete con lo stesso peso di zucchero semolato.
Tutto qua.
I vasi vanno tassativamente posti su uno dei davanzali ad est al mattino e nel pomeriggio saranno trasferiti su uno di quelli delle finestre che guardano ad ovest fino al tramonto, poi si ritireranno per la notte e il giorno successivo… si ricomincia.
Questo giochetto deve durare circa 40 giorni, sperando nel bel tempo, ma il risultato vi ripagherà del disagio!
Evviva le ricette antiquate e dimenticate, io le adoro!
Ci avrei giurato che questo post ti sarebbe piaciuto, Ines. Tu sei proprio il tipo di persona che ama questi “recuperi” e apprezza lo sforzo per mantenere vive le tradizioni di zona e di famiglia!
buon weekend!
Simi
Grazie Simi, felice weekend!
Bella qusta ricetta d’altri tempi
Recuperare le ricette di famiglia è una dei miei passatempi preferiti
delizie che ritornano! adoro le ciliegie “sottospirito”, quelle che preparava mio babbo, alcooliche e dolci ……. che bei ricordi 🙂
Io in vacanza ci sono stata perciò potrei adottare la tua ricetta 😉
besos
Sally
Magari Sally! Mi raccomando il contorno: marasche servite in bicchierini da rosolio nel salotto buono, in attesa del caffè e dei savoiardi!
😀 assolutamente! altrimenti non ci sarebbe gusto
Che buona questa ricetta, quanta pazienza avevano i nonni, mia nonna metteva via tanta di quella frutta, mi ricordo delle prugne, quelle lunghe, viola, erano buonissime, molto dolci, grazie cara per queste deliziose ricette e per avermi ricordato la mia infanzia, un bacione grande!!
Ricambio il bacione! Te l’avevo detto ieri sera che avrei parlato di mio nonno, vero Laura? Ogni tanto vengono in mente anche a me i sapori e i ricordi d’infanzia che spesso condivido sul blog.
Sono piccoli attimi di vita che mi lasciano con una sensazione dolce e nostalgica in fondo al cuore.
Per questo ti adoro, ❤
Devo provare sai! Chiederò al papà fruttivendolo se me le procura !! Ciao Silva!!
Manu
Tu che hai questa fortuna gli puoi chiedere di procurarti quelli che tradizionalmente in Veneto chiamiamo “marasconi” e sono più grossi e più scuri delle normali marasche.
Ti raccomando di staccare completamente i piccioli (mentre per le ciliegie sotto spirito si tagliano lasciandone circa 1 cm, lo sai vero?) perché così lo zucchero si mischia completamente al sugo delle marasche e diventa un nettare fantastico!
Ok!!! 😘
io adoro questi gesti immutati nel tempo. i miei liquori sono al sole in giardino, così non li devo girare 🙂 …. a questo punto se ci riesco gli metto un bel vaso di quete marasche a fargli compagnia 🙂
Ma che meraviglia! Adoro questi sapori antichi e anche un po’ antiquati che parlano di famiglia. Che liquori hai “in ballo”?
nocino, genziana, ratafia 🙂
Io faccio di tanto in tanto il ratafià di fragole e il liquorino al limone. Mi piace l’idea del nocino… lo studio un po’ sui miei molti libri di conserve, liquori, marmellate e via dicendo e vedo come si fa!
se vuoi ti metto un link o ti scrivo la mia ricetta antichissima
Ma grazie, mi faresti un favore, così sono sicura che mi viene bene perché l’hai testato tu!
più che altro è testatto da generazioni! nel pomeriggio ti scrivo la ricetta al volo!
Se non hai tempo, basta il link. Grazie!
Looks very appetizing!
This is a real family memory. My grandfather showed me how to “produce” these MARASCHE.
How nice of your grandfather to show you. I agree, it’s a memory indeed!
I prepared this liqueur last Summer and gave it to friends at Christmas. It is so easy so create. All one needs is patience. 🙂