L’insalata di patate

Come affermava la signora Petrella durante quel lungo volo verso Miami, con il pollo fritto si mangia l’insalata di patate, non ci sono ma che tengano.
Quindi come anticipato e promesso ieri, vi dico come faccio un’ottima insalata di patate.
Anche se gli Americani se ne sono appropriati, l’origine dell’insalata di patate è teutonica o asburgica ed è secondo me uno dei più squisiti contorni che possano accompagnare le cotolette, i würstel o, appunto, il pollo fritto.

20140315-012051.jpgL’insalata di patate è deliziosa, cremosa, sfiziosa e sostanziosa e avendo esaurito gli aggettivi in “osa” concludo con: facile.
Come sempre ci saranno decine di modi per prepararla, quindi non farò altro che proporvi la mia versione.
Perfino la mia mamma la faceva un po’ differente dalla mia, quindi non preoccupatevi se non corrisponde alla vostra, anzi sono graditi i suggerimenti e le varianti perché di imparare non si finisce mai.

Faccio lessare 800 gr di patate con la buccia. Le pelo e le metto in una ciotola tagliate a pezzetti.
Lesso 2 uova e prelevo i tuorli.
Preparo una salsa con 80 gr di maionese, 1 cucchiaino di senape, 2-3 cucchiai di yogurt bianco intero, 1-2 cucchiai di aceto di mele, 1 bella presa di sale, pepe bianco e 1 cucchiaino di zucchero.
Dopo aver amalgamato bene questi ingredienti aggiungo 1-2 cipollotti freschi affettati sottili, i tuorli sodi sbriciolati, le patate e poco olio.
Mescolo tutto e la mia insalata di patate è pronta.
Se avete pronto anche il pollo fritto siete a posto!

La torta a sorpresa di Odette

Oggi sto per raccontarvi una fiaba e vi darò anche una ricetta che con la fiaba ha molto a che vedere.

La bella e capricciosa contessina Odette era da tempo assiduamente corteggiata da tre nobiluomini ricchi e attraenti e tutti e tre, follemente invaghiti di lei, l’avevano chiesta in sposa.
Ognuno aveva almeno una dote che li rendeva affascinanti agli occhi della giovane Odette, che non era in grado quindi di operare una scelta definitiva e concedere la sua mano ad uno solo dei tre.

20140317-205151.jpgIl premuroso Visconte Ludovico l’ascoltava con dedizione infinita quando lei lo intratteneva suonando il liuto e le suggeriva con amore le strofe delle più dolci ballate romantiche.

20140317-205618.jpgL’appassionato Barone Manfredi, agile ballerino, le insegnava pazientemente a danzare il Rigodon perché durante le feste che si tenevano nei Palazzi signorili fosse la più brava e la più ammirata.

20140317-210449.jpgIl sofisticato Marchese Nicodemo la educava a riconoscere i vini più pregiati e le parlava di poesia durante i pomeriggi in cui non era impegnata con la danza e la musica e le offriva tazze di cioccolata calda, vero status Symbol dell’epoca.
Le attenzioni dei tre uomini erano così assidue e gradite a Odette che la giovane non riusciva a sciogliere gli indugi. Decise quindi di lasciar fare al caso e fece preparare un dolce all’interno del quale ordinò di introdurre un suo anello.
Il nobiluomo che l’avesse trovato nella fetta a lui destinata, sarebbe stato il prescelto.
La torta che il Mastro Pasticcere scelse per questo scopo era costituita da un morbido ripieno trattenuto da 2 dischi di pasta sfoglia.
Fece quindi montare al suo primo aiutante 100 gr di burro con 150 gr di zucchero, poi personalmente aggiunse 2 tuorli, uno alla volta, i semi di 1 baccello di vaniglia, 1 bicchierino di Cognac, 1 pizzico di sale, la buccia grattugiata di 1 limone e 150 gr di mandorle pelate, tritate così finemente nel mortaio dal secondo aiutante da sembrare farina.
Ordinò che venissero montati a neve fermissima i 2 albumi e li incorporò con attenzione dal basso verso l’alto.
Foderò con 1 disco di pasta sfoglia, che aveva già pronto, una teglia tonda, versò il composto preparato e lasciò cadere al suo interno l’anello che gli aveva consegnato la Contessina.
Coprì con un secondo disco di sfoglia che rigò con un coltello a striscioline perché uscisse il vapore, sigillò accuratamente i bordi e spennellò tutta la superficie con una tazzina di latte.
Fece infornare il dolce con una lunga pala ad una temperatura che ai nostri giorni si aggirerebbe sui 200 gradi per 30 minuti.
Trascorso questo tempo, quando la torta ebbe preso un bel colore dorato, la fece togliere dal forno e appena si fu intiepidita la sformò e la fece portare nel salotto dove Odette attendeva intrattenendo i suoi tre spasimanti, tra i quali divise la torta.
La storia non narra chi fu a trovare l’anello, ma colui che assolutamente all’oscuro del piano della sua amata, addentò il boccone contenente il gioiello, si scheggiò irreparabilmente due denti e non volle più saperne di lei.
Offesi da questo sotterfugio anche gli altri due innamorati l’abbandonarono.
Non ci è dato di sapere cosa ne fu di lei.
Se la torta di Odette fosse fatta ai giorni nostri, avrebbe più o meno questo aspetto:

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Gramigna alla carbonara con le salamelle

Prima della ricetta di oggi, una comunicazione di servizio.
Ieri WordPress mi ha creato non pochi problemi di visibilità dando l’impressione che non avessi postato la solita ricetta di tutti i giorni, che invece avevo pubblicato già al mattino. Solo grazie ad un provvidenziale click serale di A fine binario, a cui sono molto grata per la collaborazione, la situazione si è sbloccata. Dunque a chi fosse sfuggito e volesse dare un’occhiata a “Un intrigante ragù di zucca e gamberetti” oggi lo può fare.
E adesso giriamo pagina, ma restiamo sempre in tema di abbinamenti intriganti.

Ho già detto quanto mi piacciono i formati di pasta insoliti e volete non mi piacciano altrettanto i sughi insoliti per condirli?!
Questa ricetta, semplice e divertente ha un gusto davvero originale e nonostante derivi dallo stravolgimento di almeno due ricette tradizionali, che sarebbero buone anche così come sono, dà al vostro pranzo una nota insolita.
Come pasta ho scelto la gramigna perché con la sua “gobbetta” raccoglie bene il sugo e come condimento le salamelle Mantovane, più corte e tozze delle nostre luganeghe, meno aromatizzate ma prodotte con tagli di carne di maiale più pregiati.

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Ho affettato 1 piccola cipolla e l’ho leggermente fatta imbiondire con 1 noce di burro, ho aggiunto 300 gr di salamelle spellate e sminuzzate con le dita, spruzzato con 1 bicchierino di Cognac, fatto sfumare e portato a cottura badando che restassero morbide.
Intanto ho sbattuto in una ciotola capiente 2 tuorli con 2 cucchiai di panna da cucina, 1 cucchiaio abbondante di Parmigiano grattugiato, 1 macinata di pepe e 1 pizzico di sale.
Ho lessato e scolato al dente 350 gr di pasta gramigna e l’ho versata nel composto di uova. Ho mescolato rapidamente, condito con il sugo delle salamelle e servito subito.

Gli errori di questa ricetta, se fosse un piatto tradizionale, sarebbero la cipolla e la panna nel sugo “tipo carbonara” che ho creato.
Data la sostituzione del guanciale con la salamella però vale qualunque variante perché è un vero sugo di fantasia, di quelli veloci e saporiti che mi divertono tanto.
Se li avessi avuti pronti, francamente avrei aggiunto anche dei funghetti trifolati. Oppure la prossima volta ci metto dei piselli…
Io bisogna che le mie ricette improvvisate me le scriva, se no finisce che me le scordo e mi vanno perdute!

Generazioni a confronto

Faccio da un sacco di anni una squisita Key Lime Pie utilizzando una ricetta che viene da lontano, con un guscio di pasta brisè, albumi, latte condensato, buccia e succo di lime.
Si tratta di un dolce freschissimo ed anche evocativo di uno straordinario viaggio che abbiamo fatto in Florida, fino al punto più meridionale degli Stati Uniti, coi suoi colori e sapori caraibici.
Mia figlia di recente mi ha sfidato preparando una Key Lime Pie assolutamente diversa dalla mia, ma molto buona, tanto che quasi vi do la sua ricetta, anziché quella che era diventata una tradizione in casa nostra, come chiusura di una cena di pesce.

20140110-090441.jpgSi frullano 250 gr di biscotti Digestive e si mescolano a 80 gr di burro fuso e 50 gr di zucchero.
Si distribuisce questa miscela sul fondo e sui bordi di una tortiera compattando bene e si inforna a 180 gradi per 10 minuti, poi si fa raffreddare.
Nel frattempo si frullano 4 tuorli con 400 ml di latte condensato, la buccia grattugiata di 1 o 2 lime e 120 ml di succo.
Si ottiene una crema spumosa che si versa nel guscio di biscotti e burro e si inforna nuovamente per altri 15 minuti sempre a 180 gradi.
A cottura ultimata si fa raffreddare completamente e si conserva in frigorifero (meglio se fino al giorno successivo).
Si serve con panna montata zuccherata. Ed è squisita, lo ammetto.

Come vedete, nella nostra famiglia non si butta niente: mentre mia figlia prepara il ripieno della Key Lime Pie solo con i tuorli, io utilizzo gli albumi che scarta lei!

Le frolline di Santa Lucia

Ormai ci conosciamo da un po’, quindi sapete già che ho due consuocere. Entrambe sono abilissime in cucina.
Una, la Giulietta, l’avete scoperta grazie allo straordinario coniglio arrosto di cui vi ho dato la ricetta il 3 novembre e se vi è sfuggita, vi consiglio di andare a darle un’occhiata perché ne vale la pena.
L’altra è la Luisa Anna, fedelissima follower e cuoca eccellente.
Qualche sera fa siamo stati suoi ospiti a cena. Ci ha dato il benvenuto accompagnando una flûte di ottime bollicine con delle sfiziose frivolezze: piccoli bauletti di pasta sfoglia ripieni di funghi trifolati, mini croissant con prosciutto e formaggio, e cannoli di pasta brisé ripieni di spinaci e ricotta. Fantastici.
Negli impasti è fenomenale e così generosa da preparare anche per noi il suo squisito pane per il pranzo di Natale.
Ma quello che mi ha colpito di più tra le portate che ci ha offerto per tutta la durata della cena, sono stati i vassoietti di friandises che hanno accompagnato il caffè.

20131119-132029.jpgLe “frolline” tagliate con i coppapasta e spolverizzate di zucchero a velo, hanno anticipato la tradizionale festa di Santa Lucia, personaggio che per i bambini Veronesi è più importante di Babbo Natale e della Befana.
I “cestini” di pasta frolla erano ripieni di due o tre diversi tipi di marmellate fatte in casa l’estate scorsa e quei “rettangolini” con le uvette erano dei tradizionali dolcetti sardi che credo proprio si chiamino “papassini”, ai quali mancavano solo la glassa reale e le codette colorate.
Insomma una golosa conclusione di un’ottima cena.
Io oggi vi darei la ricetta della pasta frolla adatta ai biscotti, così se ne avete voglia potete anche voi accogliere Santa Lucia lasciando sul tavolo un piattino di “frolline” e un bicchiere di latte la notte del 12 dicembre. E non dimenticate una carota per il suo asinello.
Ma come sempre, nell’attesa, fossi in voi ne farei subito un’infornata, che abbiate ospiti a cena o meno, tanto per andare sul sicuro e non farvi cogliere impreparati.
Ci sono infiniti modi per preparare la pasta frolla, credo che ogni famiglia abbia un sua ricetta. Questa è la mia per le “frolline”. Quella che utilizzo per le crostate infatti è lievemente diversa.

In una ciotola verso 200 gr di farina 00 setacciata, aggiungo 100 gr di zucchero semolato, 1/2 cucchiaino di lievito in polvere e 1 pizzico di sale.
Miscelo, faccio la fontana e al centro verso 3 tuorli e tagliuzzo 100 gr di burro molto freddo.
Impasto velocemente prima con una forchetta e poi con le mani, faccio una palla che metto a riposare per circa 1/2 ora in frigorifero avvolta nella pellicola.
La riprendo, la stendo col mattarello alta circa 1/2 cm e la ritaglio con gli stampini ottenendo delle frolline di forme adatte alla situazione.
Le inforno a 180 gradi per 10-12 minuti: non devono scurire.
A cottura ultimata le sforno e le faccio raffreddare su una gratella.
Le spolverizzo alla fine con lo zucchero a velo.

Quelle che non consumate subito, riponetele in una scatola di latta. Ma ve ne resteranno veramente poche.