Trofie con ragù di ricciola

A volte succederà anche a voi: certi piatti nascono per caso, per una serie di circostanze fortuite che si sommano alla voglia di provare una ricetta nuova con un ingrediente già conosciuto, ma solitamente cucinato in modo diverso.
L’altro mercoledì al mercato rionale del mio quartiere, sul banco di uno dei due pescivendoli, ho trovato uno splendido trancio di ricciola di circa 250 gr.
La ricciola è un pesce molto pregiato ottimo al forno, alla griglia o in padella, ma con un quantitativo così esiguo, come avrei potuto sfamare le due persone che costituiscono la nostra quotidianità a tavola?
Ma certo, utilizzandola come base di un sugo per la pasta! Quindi tornando verso casa, ho fatto un’altra sosta per procurare zucchine, pomodorini, prezzemolo. Avevo in mente di fare gli gnocchi, ma era tardi e ho ripiegato sulle trofie che avevo in casa.
Ne è uscito un piatto di cui oggi vale la pena di parlare.

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In una larga padella ho fatto imbiondire 1 spicchio d’aglio schiacciato e 1 peperoncino intero in 2 cucchiai di olio, ho tagliato a metà una decina di pomodorini e li ho fatti leggermente appassire.
Ho eliminato l’aglio e il peperoncino, ho privato il trancio di ricciola della pelle e l’ho tagliato grossolanamente a cubetti, l’ho aggiunto ai pomodorini e insaporito con una spruzzata di vino bianco, sale e pepe.
Ho unito anche 2 zucchine tagliate a julienne e cotto tutto per non più di 5-6 minuti a fuoco piuttosto vivace, scuotendo la padella ogni tanto.
Ho lessato le trofie in acqua salata, le ho scolate e fatte saltare nella padella del sugo. Ho completato con una brunoise di pomodoro crudo, un giro d’olio, alcune foglie di basilico spezzettate con le mani e del prezzemolo tritato.

Adoro questi contrasti caldo/freddo e l’abbinamento di consistenze diverse nello stesso piatto.

Lo so, ho detto che l’autunno è la stagione degli arrosti… ma a parte le temperature ancora tanto miti, chi può resistere di fronte a un trancio di ricciola che ti fa tornare in mente il mare e le vacanze? Per fortuna io no!

Filetti di orata all’acqua pazza

Per questo piatto io uso l’orata, ma nella Penisola Sorrentina lo preparano con la pezzogna (che si pesca però solo nel Golfo di Napoli) e in Costiera Amalfitana con la gallinella, o pesce cappone (che lì chiamano coccio).
È uno dei piatti preferiti di mio marito che anche quest’anno, durante il nostro tradizionale viaggetto di fine agosto, l’ha gustato in loco nelle due versioni, preferendo quella di Positano a quella di Vico Equense.
La mia ricetta è piuttosto facile da realizzare perché scelgo di utilizzare le orate già sfilettate, ma si dovrebbero cuocere i pesci interi nel loro sugo e sfilettarli al momento di servirli.
Lo so, la mia scelta di cucinare senza stress penalizza un po’ il risultato finale, ma mi creerebbe veramente una certa tensione dover cucinare il pesce intero, toglierlo a fine cottura dal tegame, liberarlo della testa, della pelle e delle lische lasciando intatti i filetti.
Mi rivolgo quindi al solito pescivendolo compiacente (che mi fornisce anche teste e lische per preparare il fumetto) e il risultato finale è tale e quale a questo:

orata

Faccio imbiondire in abbondante olio 3-4 spicchi d’aglio e 1 peperoncino affettato. Aggiungo 1/2 kg di pomodorini tagliati a metà (l’ideale sarebbero i pomodorini del piennolo del Vesuvio), bagno con 1 bicchiere di vino bianco (non necessariamente Fiano o Falanghina) e 1 di fumetto di pesce filtrato.
Porto a bollore, lascio restringere un po’ e aggiungo i filetti di orata. Dopo pochi minuti li giro con molta delicatezza e proseguo la cottura per altri 10 minuti.
Cospargo di prezzemolo tritato, aggiusto di sale e di pepe e metto in tavola.

Garantisco personalmente che la mia ricetta non sfigurerebbe sulla tavola di molti dei ristoranti in cui abbiamo mangiato nel corso delle nostre abituali gite alla ricerca di emozioni paesaggistiche, culturali e perfino gastronomiche.

I primi porcini

Finalmente ho trovato (dall’ortolano, non personalmente nel bosco) i primi funghi porcini, che quest’anno fino ad ora latitavano perché l’estate è stata, fortunatamente per i vacanzieri, poco piovosa. Vista la stagione asciutta appena trascorsa, mi sa che non mi andrà tanto bene neanche coi tartufi dei nostri Lessini. Generalmente ne surgelo perfino alcuni per utilizzarli a Natale, ma quest’anno chissà se ci riuscirò.
Il clima però, almeno per lo standard della nostra zona, non è ancora autunnale e non invita quindi a preparare quelle classiche, ricche e corpose ricette a base di salsicce, formaggio e polenta che in genere i funghi trifolati suggeriscono.
Quella di oggi quindi è una ricetta decisamente borderline, a cavallo tra estate e autunno, che di entrambe le stagioni mostra il lato migliore, per la gioia dei golosi che mi seguono!

Porcini

La fotografia dice tutto, ma ecco gli step per arrivare a questo risultato:

– si puliscono i funghi, si tagliano a spicchi, si fanno rosolare in olio e burro con aglio e scalogno, si salano, si pepano, si cospargono di prezzemolo tritato e si tengono al caldo;
– si infornano a 200 gradi per 10 minuti alcuni rametti di pomodorini ciliegini appoggiandoli sulla placca del forno coperta di carta forno, salati, pepati e spennellati d’olio;
– si fa una polenta così come si fa di solito, si distribuisce in più stampini a ciambella (di silicone o antiaderenti, quelli che avete) e poi si capovolgono sui piatti;
– si accomodano nel foro centrale i funghi e i pomodorini e si serve subito prima che diventi tutto freddo.
Si può considerare questo piatto un antipasto, a cui personalmente faccio seguire non un primo piatto, ma un secondo di carne.

Naturalmente si può utilizzare per la polenta anche un unico stampo col foro centrale, anzi, così il piatto diventa anche più conviviale, ma personalmente trovo che le mono porzioni siano più eleganti.
Tutto dipende però dal tipo di cena che avete organizzato… e anche dal tipo di ospiti che avete invitato!
A me a volte è successo che facendo passare un unico vassoio, alcuni commensali si sono serviti per primi troppo abbondantemente, lasciando gli ultimi a raspare sul fondo del piatto da portata.
Il più delle volte quindi preferisco preparare porzioni individuali, anche se richiedono più tempo e l’impiego di un maggior numero di utensili e accessori da cucina.

Stuzzicanti stuzzichini

Per riempire i momenti di attesa del primo piatto, oltre che gli stomaci dei commensali, è bene prevedere di intrattenerli oltre che con una conversazione stimolante e rilassata, anche con piccoli amuse bouche, per farli pazientare e iniziare a mettere in moto i loro succhi gastrici.
Questi della foto in realtà li possiamo considerare quasi un vero antipasto, ma adoro viziare e coccolare i miei ospiti.

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Da sinistra a destra potete riconoscere: torcetti col culatello, fagottini di bresaola ripieni di mascarpone e tartufo legati con l’erba cipollina, pere caramellate a cubetti e formaggio Roquefort nelle foglie di radicchio rosso, cocktail di gamberetti nelle bucce di lime spremuti, mini-capresi con pomodorini, mozzarella e origano e ancora pomodorini farciti di ricotta e pesto, decorati con scaglie di pecorino e pinoli.

Sono comunque sei idee sfiziose e saporite, ma presentarle con fantasia costituisce un upgrade.