Durante un viaggio in Provenza alla ricerca dei soliti mercatini di brocantage, una volta abbiamo pranzato nel borgo medievale di Grasse.
Grasse è uno di quei deliziosi “villages perchés” alle spalle della Costa Azzurra, i villaggi fortificati, arroccati sulle colline, cinti da mura imponenti, ricchi di scalinate, fontane e passaggi a volta che costituiscono una delle più suggestive attrattive della Provenza medievale.
Dopo aver visitato il Musée Provençal du Costume et de Bijoux e quello di Jean-Honoré Fragonard, pittore che è stato uno dei più importanti esponenti del rococò, ci siamo fermati anche alla Maison Molinard e abbiamo creato, con l’aiuto di un “naso”, una fragranza personalizzata che un a volta a casa però non mi piaceva più…
Ricordo che abbiamo mangiato un’indimenticabile Cuisse de dinde, coscia di tacchino deliziosamente ricca di erbe e aromi che a casa rifaccio in un modo che ricorda molto quei sapori.
Per sicurezza si fiammeggiano con il cannello per caramellare, oppure direttamente sulla fiamma del gas, 2 cosce di tacchino e 2 sovracosce. Si sciacquano e si praticano dei tagli con la punta di un coltello affilato perché il condimento penetri meglio all’interno della carne.
Si prepara un trito classico con 1 cipolla, 1 gambo di sedano e 1 carota, si aggiungono 2 scalogni affettati sottili e si fa soffriggere con un battuto di 70 gr di lardo e 2 cucchiai di olio.
Si frullano intanto 1 spicchio d’aglio, gli aghi di 1 rametto di rosmarino, 2 foglie di salvia, le foglioline di 1 rametto di timo, 1 foglia secca di alloro, 2-3 bacche di ginepro, 2 chiodi di garofano, una grattugiata di noce moscata e 1 pezzetto di stecca di cannella.
Si uniscono 1/2 cucchiaino di sale e un’abbondante grattugiata di pepe fresco e con questo composto ben amalgamato si massaggia con cura il tacchino.
Si accomodano i 4 pezzi nel tegame col soffritto e si fanno rosolare. Si sfumano con 1 bicchierino di grappa, si aggiunge 1 mestolo di brodo e si cuociono a fuoco medio, col coperchio, rigirandoli ogni tanto.
Passata la prima mezz’ora, si aggiunge 1 bicchierino di Marsala. Quando è evaporato si uniscono 200 ml di panna da cucina e si prosegue la cottura a tegame scoperto.
Ci vorrà ancora una ventina di minuti. Per essere sicuri che sia cotto alla perfezione, si infila uno stuzzicadenti nella parte più carnosa della coscia e se entra con facilità ci siamo.
Si filtra il sugo con un colino e si serve a parte.
In Provenza anziché con la grappa, queste cosce di tacchino vengono sfumate con il Pastis, ma deve piacere l’inconfondibile profumo di anice.
Viaggi parecchio anche tu ed ogni volta prendi spunto per le tue ricettine. Ciaoo Bea
I viaggi e la buona tavola sono da sempre due passioni che abbiamo coltivato con entusiasmo e dedizione! Mi piace molto, quando è possibile, abbinare queste esperienze e trasferirle nel blog. Vedo che in genere i ricordi sono un apprezzato ingrediente delle mie ricette.
Che bontà!
Grazie. È proprio una bella alternativa al solito modo di cucinare le cosce di tacchino, o come suggeriva Manu, anche il pollo!
Hai sfumato con la grappa al posto del Pastis: che bella idea! Devono essere molto buone queste cosce di tacchino, gustosissime e profumate: tantissime spezie! mi piace molto sai questa ricetta… dici che renderebbe anche con il pollo?
Sicuramente! Il pollo lo cucinerei comunque già a quarti e non intero, così i profumi di Provenza penetrano meglio dappertutto! Il sapore dell’anice non è gradito a tutti, anche se in piccola quantità dà al piatto un aroma molto insolito… comunque per non rischiare meglio la grappa.
Buona giornata Manu.
ti farò sapere Silva! buona giornata a te
E’ bello rifare in casa i piatti che ci sono piaciuti durante i viaggi. Tu lo fai spesso, un modo per rinnovare bei ricordi!
Proprio così. In questo modo non va perso nulla!
anch’io durante i viaggi amo abbinare all’arte e alla natura anche l’enogastronomia locale. Il tacchino che hai preparato ricorda proprio i profumi della Provenza. Sono d’accordo sulla grappa al posto del Pastis; non lo amo molto e comunque a mio parere va bevuto sul posto.
Concordo! Certi sapori hanno un senso solo sul posto!
Dovrebbe sentirsi orgoglioso un tacchino per essere sacrificato alla tua tavola: questi cosciotti tra spezie ed aromi la dicono lunga!
Non amo particolarmente il gusto dell’anice quindi l’idea della grappa la trovo azzeccata 🙂
Un secondo molto invitante per rivalutare la carne bianca ricordando un viaggio di piacere.
un bacione
Affy
Le carni bianche ahimè hanno spesso bisogno di una spintarella per diventare interessanti: le erbe provenzali le aiutano di sicuro.
I souvenir dei nostri viaggi comprendono anche le ricette di questo tipo!
Buon pomeriggio cara, grazie della visita.
I miei genitori avevano una casa vicino a Grasse, precisamente a Mougen, paese dove ha vissuto gli ultimi anni della sua vita Picasso…..posti incantevoli che ricordo ancora con immenso piacere, mi piace leggere le tue ricette provenzali perché le conosco molto bene e come tutto ciò che accade nella vita, anche loro hanno contribuito alla mia crescita!
Grazie cara Silva, anche per avermi offerto ancora questi bei ricordi!
Ciao e buona giornata
Come sono felice, Tiziana cara, che abbiamo creato questa bella blogamicizia grazie anche alle cose che più o meno abbiamo in comune, come certi ricordi legati a luoghi che ci sono cari!
Cucinare utilizzando i profumi della Provenza mi dà grande soddisfazione.
Che buone le cosce di tacchino preparate cosi’, anch’io preferisco la grappa, le spezie danno profumo e sapore indimenticabili, bellissimo il tuo racconto, che adoro, mi piace viaggiare con te, 🙂 baci cara, buona serata, ❤
Allora cercherò altre storie di viaggio da legare alle mie ricette!
Felice serata, Laura.
Sei un tesoro, ❤