Quella dell’hamburger è una filosofia di vita.
È come per i jeans: i “blue jeans” una volta, quando ero giovane io, erano un vero stile di vita, non solo un paio di braghe di cotone pesante.
Creare un panino, mangiare un particolare panino, significa allontanarsi dalla consuetudine alimentare di tutti i giorni per tuffarsi in un mondo di fantasia e libertà che non ha eguali.
Faccio degli hamburger buonissimi, piuttosto simili a quelli che si mangiano in America, dal sapore molto più ricco e appetitoso di quello delle “svizzere” che quando ero bambina mi cucinava la mia mamma e che risultavano sempre asciutte e gommose.
Negli Stati Uniti fanno di un hamburger un piatto non solo gustoso, abbondante, vario e ipercalorico, ma un vero pasto completo… anzi spesso due!
Gli Americani riescono ad infilare in un panino un intero pasto e aggiungono anche patate e cipolle fritte, il più delle volte a fianco.
È stato a San Francisco, durante il primo viaggio negli Stati Uniti che ho avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con uno di questi mostri.
Un’esperienza che mi ha segnata per sempre, seconda solo all’assaggio dei peperoni Habanero fritti a Palm Springs.
Quella prima volta era più il cibo che dovevo raccogliere con le mani dal piatto di quello che addentavo, perché ad ogni boccone sfuggivano dalle due fette di pane a rotazione: bacon croccante, cipolle rosolate, formaggio Cheddar (quello giallo), lattuga, carne tritata, fette di pomodoro e di cetriolo. Il tutto moltiplicato per tre, a formare un’incredibile torre di puro, saporitissimo colesterolo sormontato persino da un uovo fritto.
È stato come assaporare in una volta sola l’intero menù di un normale Family Restaurant!
Quando voglio ripetere a casa quell’esperienza, ovviamente sono molto più moderata e i miei hamburger sono proprio squisiti.
Quello che bisogna ricordare per ottenere 4 “polpette” succulente e saporite, proprio American Style, è il suggerimento di acquistare 450 gr di eccellente carne di manzo e farla macinare al momento.
Si mette in una ciotola, si uniscono 1 salsiccia spellata e 1 cucchiaio di pancarrè frullato, si insaporisce poi con 1 scalogno tritato molto finemente, 1 tuorlo, 1 spruzzata di salsa Worcestershire, 1 pizzico di sale e di pepe, 1 di aromi misti per arrosto e si lavora a lungo l’impasto con le mani umide.
Si divide in 4 parti e si da ad ognuna la classica forma di hamburger. Si cuociono sulla griglia, sulla piastra o in padella.
Si tagliano a metà 4 burger buns (i classici panini tondeggianti da hamburger), si scaldano sulla piastra, si spalmano di maionese e senape nella parte inferiore, si aggiungono 1 bella foglia di lattuga, 1-2 fette di pomodoro e qualche fettina sottile di cipolla dolce.
Si appoggiano sopra gli hamburger e si completano con 2 fettine di cetriolo in agrodolce, ketchup e altra maionese, si coprono con l’altra metà dei panini e si addentano. Con grande soddisfazione.
Volendo si possono arricchire ulteriormente con qualche fettina di bacon croccante e 1 fetta sottile di formaggio tipo Edamer o Emmental. Se ce ne fosse bisogno…
Anche mia mamma preparava le svizzere,vero erano un po’ troppo asciutte. Il tuo hamburgher è anche meglio di quello americano…che gola mi fai venire,quasi quasi vado ad acquistare gli ingredienti e stasera lo preparo.
Sono davvero convinta che ci voglia un certo impegno anche per cucinare una “polpetta” di carne macinata così da non farla sembrare una di quelle “svizzere” stopposette e un po’ insipide che ci ricordiamo tutte e due! Mi pare di esserci riuscita…
Buona serata.
*bava alla bocca*
nient’altro da dire 😀
Non potevi farmi un complimento migliore!
questa è una delle immagini che fanno venire voglia anche se hai apena finito di mangiare e bere il caffè!!!
Oh yes!
Che bei ricordi gli hamburger americani con una montagna di patatine fritte di fianco. Poi stavi apposto per tutta la giornata… 😉
Mchan
Ps: ma cosa sono queste svizzere???
Si chiamava “svizzera” la carne trita che il macellaio preparava giornalmente comprimendo una quantità fissa di macinato in una macchinetta fra due dischi di polietilene. Credo che le svizzere siano ancora in vendita dappertutto, ma oggi si chiamano hamburger.
Grazie per la delucidazione!
Mchan
Mi sono venuti in mente alcuni pranzi e cene negli Stati Uniti: mangiare un hamburger era un’impresa tanto era alto! Mi ci vedo ancora con la bocca spalancata il più possibile e le due mani che tentavano di tenere quelquel “panino” gigante! 😀
È proprio così. Ci vogliono abilità, tecnica ed esperienza per affrontare un vero hamburger all’Americana!
Sono subito corsa a leggere quest’altra versione di hamburger. Anche se è mezzanotte ho i succhi gastrici attivati! A breve condividerò con te anche la mia ricetta. Bacioni!
Buona notte, grazie del commento entusiasta!
Pingback: L’alternativa light ai miei famigerati hamburger | Silva Avanzi Rigobello