Una ricetta vintage

La mia cucina è piena di oggetti Vintage.
Non mi riferisco alle cioccolatiere di rame, agli stampi da aspic di vetro o ai sifoni per il seltz, che sono molto più vecchi. Intendo semplicemente alcuni oggetti della nostra Lista Nozze.
Lo zucchero e il sale grosso e fino, per esempio, da quarantaquattro anni sono sempre negli stessi barattoli di porcellana a fiori col tappo in tek accanto ai fornelli, come nella cucina della nostra prima casa. Questa è la quarta. La quarta casa e la quarta cucina intendo.
Il vassoietto ovale della Alessi per i nostri due caffè, le tazze da colazione con le roselline, i coltelli da formaggio, il mortaio e il tagliere di legno sono stati tutti acquistati alla fine degli anni Sessanta, quindi sono ormai decisamente Vintage.
Sarà quindi questa atmosfera retró che aleggia nella mia cucina a suggerirmi spesso ricette datate o addirittura in disuso se non obsolete.
Io faccio ancora le mele cotte, per esempio. Semplici, rassicuranti, antiquate mele al forno, dolci e nostalgiche.

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Meglio di tutto sarebbe poter avere a disposizione le mele di Zevio, dalla caratteristica buccia ruvida, dolci, croccanti e aromatiche, ma vanno bene anche le normali Golden Delicious.

Io lavo bene le mie mele lasciando il picciolo, le dispongo in una pirofila a bordi alti, ben accostate così non si rovesciano.
Sopra ognuna verso 1 cucchiaio di miele, spolverizzo con la cannella, un pizzico di noce moscata e appoggio sulla sommità alcune uvette fatte rinvenire nella grappa tiepida e 1 chiodo di garofano.
Inforno a 180 gradi per 20-25 minuti. Finito.

Sono uno stupendo fine pasto. Ancora tiepide sono eccezionali con una pallina di gelato alla vaniglia. Sono antiquate e irresistibili, perfette per una domenica sera…

L’anima gustosa delle pere

Trovo che le pere siano un frutto molto versatile, che si presta a diverse applicazioni in cucina.
Con le pere faccio un risotto, delle sfiziosissime tartellette, torte squisite, la mostarda, un dessert che conclude con molta classe le cene speciali e una fantasiosa tentazione che sta benissimo su un tavolo da buffet (ed è di questa che parlerò oggi). Oltre naturalmente a cuocerle in forno con zucchero e spezie o nel vin brûlé.
In tempi ancora non sospetti, quando nessuno parlava di finger food, la Vigilia di Natale riunivamo gli amici per scambiarci gli auguri e perché anch’io potessi godermi la serata, la cena era costituita da una serie di piatti freddi da consumare chiacchierando tranquillamente e di cui servirsi più volte.
Un must erano le pere ripiene, che si presentano molto bene, sono squisite, facili da realizzare e abbastanza insolite da stupire.
Suggerirei di prenderle in considerazione proprio in vista delle Feste: sono una buona idea per accompagnare un aperitivo che faccia anche da cena, o un incontro informale per scambiarsi i doni, oppure… fate un po’ voi!

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Si lavano e si privano del torsolo con l’apposito attrezzo 4 pere Abate, che hanno una base più carnosa e tondeggiante delle Kaiser per esempio e in questa preparazione è importante.
Si allarga la cavità con un coltellino appuntito perché possa contenere una buona quantità del composto che vi spiegherò come preparare. Si lascia invece la buccia, che terrà meglio insieme le fette alla fine dell’operazione.
Si frullano insieme 100 gr di robiola, 100 gr di Gorgonzola piccante spezzettato, 5-6 gherigli di noce, 2 cucchiai di grana o pecorino grattugiato, 1 spruzzata di liquore alla pera Williams (oppure di grappa), 1 puntina di aglio, alcuni steli di erba cipollina tagliuzzati, 1 grattugiata di noce moscata e 1 pizzico di pepe.
Si mette questo composto, ben amalgamato, in una sac-à-poche con la bocchetta liscia e si riempiono pazientemente le pere, compattandolo il più possibile.
Si sigillano con la pellicola e si conservano in frigorifero per almeno 4-6 ore.
Prima di portarle in tavola si affettano ottenendo dei dischi alti circa 1 cm, che si accomodano sul piatto da portata leggermente sovrapposti.

Sono anni ormai che non facciamo più la festa degli auguri con gli amici, che è stata sostituita dalla cena della Vigilia con la famiglia, che nel frattempo si è felicemente allargata.

Le zucchine ripiene “di Badalucco”

La deliziosa titolare del blog “Le frivolezze di Simo” starà già ridendo perché solo nel titolo ci sono almeno due imprecisioni.
È sua infatti la ricetta delle eccellenti cipolle ripiene che lei chiama correttamente “di Badalucco” perché è in quel paese del Ponente Ligure, rinomato per la produzione di ottimi ortaggi, che si è procurata la materia prima.

Io le ho testate qualche settimana fa come contorno alla carne ai ferri e chi ha poi assaggiato anche queste zucchine, riconoscendo nel ripieno un vago sapore degli stessi ingredienti, le ha chiamate zucchine di Badalucco.
D’ora in poi vedrete che qualsiasi verdura ripiena a casa nostra, si chiamerà così! Mi piace. Badalucco in Italiano antico ha il significato di trastullo, divertimento, intrattenimento. Grazie Simo per essermi stata di ispirazione.

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Per la mia ricetta dunque, occorrono 4 belle zucchine che prima si fanno sbollentare e poi si tagliano ognuna in tre o quattro pezzi a seconda delle loro dimensioni.
Si ottengono così dei tronchetti che si svuotano delicatamente di parte della polpa, per creare lo spazio al ripieno.
Si frullano insieme la polpa delle zucchine, 150 gr di formaggio Philadelphia (light se volete), 50 gr di grana grattugiato, 50 gr di prosciutto cotto, 1 piccolo scalogno affettato, 30 gr di noci e 30 di pistacchi, noce moscata, sale e pepe.
Con questo impasto si riempiono le zucchine, si cospargono di pangrattato, si irrorano d’olio e si infornano a 180 gradi per una ventina di minuti.

Sono buone anche fredde. Stanno bene anche su un tavolo da buffet. Si possono tagliare anche in orizzontale, ma sono più banali.