Se il pasticcio di pollo freddo di mia nonna, lo presento come terrina di pollo, creo subito un certa curiosa aspettativa. Non è così?
Si tratta invece di semplicissimo pollo bollito frullato con pochi altri ingredienti, che mia nonna compattava in un bellissimo stampo di rame a forma di gallo che probabilmente le era stato regalato dall’affezionata cugina “francese” una delle tante volte in cui passava l’estate nei pressi di Verona ed era ospite da lei per qualche giorno.
Lo stampo è andato perso da chissà quanti anni, dunque quando preparo questo antipasto (o secondo piatto, dipende dalle occasioni), utilizzo un classico stampo da terrine in porcellana, ma va bene anche una ciotola di vetro o una piccola zuppiera.
La storia di questo pasticcio è una delle tante, piccole storie di famiglia.
La sovrabbondanza di pollo lessato derivava dal fatto che mio nonno amava consumare a cena, in ogni stagione, una tazza di brodo di pollo nel quale immergeva fettine sottili di pane raffermo.
Era il “paninbrodo” della mia infanzia, che ho sempre pensato fosse un’unica parola e indicava questo piatto che a casa dei nonni non mancava mai.
In questo modo ci si liberava del pane avanzato, ma ci si riempiva di pollo.
Poco male, uno dei tanti modi per riciclarlo in estate era preparare questo delizioso “Pasticcio di pollo freddo” nello stampo francese, che faceva il paio con quello a forma di pesce (https://silvarigobello.com/2015/08/08/il-pesce-finto-immancabile-ricetta-dell’estate/).
Si mette sul fuoco una pentola con circa 2,5 litri d’acqua con 2 carote, 2 coste di sedano, 1 piccola cipolla tagliata a metà, 1 spicchio d’aglio, 1 patata, 2 chiodi di garofano, 1 foglia di alloro, 1 cucchiaino di sale grosso marino e 1 pollo pulito, fatto tagliare a quarti dal macellaio e fiammeggiato per sicurezza.
Si porta a bollore, si schiuma e si cuoce per un paio d’ore.
Si filtra il brodo e se ne fa l’uso che si desidera, mentre si conservano le verdure.
Si priva il pollo della pelle e si disossa, si taglia a pezzetti e si frulla a intermittenza con la patata e la cipolla cotte nel brodo, 150 gr di mortadella di Bologna a cubetti, 50 gr di cetriolini sott’aceto tritati e 2 uova sode affettate.
Si versa il composto in una ciotola, si aggiungono 80 gr di parmigiano grattugiato, le carote e il sedano del brodo a dadini, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, un goccio di latte e si aggiusta di sale e pepe.
Si mescola e si verifica la consistenza: deve risultare piuttosto sodo, ma se occorre si aggiunge altro latte, oppure qualche cucchiaiata di brodo.
Si versa il composto nello stampo scelto, si pressa e si livella, si copre e si conserva in frigorifero.
Si serve a fette accompagnato da un’insalatina, e qualche salsa di quelle adatte al bollito.
Mia nonna metteva in tavola con il suo pasticcio freddo, la salsa verde e il cren, la salsa a base di aceto e radici di rafano che grattugiava mio nonno, piangendo come una fontana.
Assomiglia alla nostra galantina, che però andava fatta rigorosamente a coltello, per mantenere “separati” i sapori. Il problema era che il brodo getinificasse bene. Mia fatto venire voglia di cercare la ricetta!
La galantina è un piatto molto più laborioso, un pollo disossato e farcito che produce il brodo: procedimento inverso al mio!
Allora io conosco la versione taroccata.
Mi ricorda una ricetta di Martha Stewart a Masterchef, almeno per la forma e per il pollo!
Può essere: i polpettoni sono tra le ricette più popolari negli Stati Uniti e chissà quante versioni ne ha fatte anche Martha Steward!
Le sue ricette sembrano belle quanto queste!
Silva, mi piacciono le tradizioni famigliari, questa ricetta è fantastica!
Sai Ines, a me non piaceva la consistenza del pane ammollato nel brodo, ma mio nonno mi teneva sulle ginocchia e mi permetteva di intingere velocemente una fettina di pane alla volta nella sua scodella, e mangiarla ancora croccante, perché era un angelo.
Nell’epoca in cui si recuperava e utilizzava tutto, mia nonna aveva la capacità e la fantasia di creare piatti fantastici che per fortuna non sono andati perduti!
Buonissimo Silva, il fatto e’ che non avanzo mai nulla in casa mia, 😀 tuo nonno era dolcissimo, che belli i tuoi racconti e ti immagino piccola in braccio al tuo caro nonno, baci tesoro, stasera arriva la mia Chiaretta dal Lussemburgo, me la coccolo un po’ poi parte di nuovo, ❤
Ma come mai era in Lussemburgo?! Certo quando ci si riunisce con i figli è una grande gioia!
Vedi, con un pollo lesso un giorno sì è un giorno no praticamente, la nonna si doveva inventare sempre qualcosa di nuovo per non far morire di noia a tavola la famiglia!
E’ andata in vacanza dai suoi amici, hanno poi girato in lungo e in largo, bellissimi posti, baci cara, buona serata, ❤
Che belli i ricordi di famiglia Silva ❤ ottima ricetta che copierò sicuramente 🙂
Grazie Lorena, conservo con gioia tutti i ricordi che ho la fortuna di non aver perduto, comprese alcune ricette. C’è un dolce freddo però che non riesco a recuperare e mi cruccio tantissimo, ma a forza di tentativi mi verrà sicuramente!
Bella storia e buona ricetta. Grazie per condividere con noi le tue ricette di famiglia.
Mi farebbe molto piacere che le meravigliose ricette di mia nonna Virginia fossero provate da chi le legge. Sono felice di farle conoscere. Grazie per apprezzare anche le sue piccole storie.