Quando ero piccola io, non era mica come adesso. Allora i pasti consistevano sempre in due portate più la frutta alla fine. Non erano previsti piatti unici, torte salate, pizza fatta in casa, insalatone o sandwich che potevano sostituire primo e secondo insieme.
In più c’era persino una specie di scaletta che prevedeva alcuni cibi in determinati giorni. Per esempio, in genere la domenica si mangiava il brodo e poi il lesso con verdure cotte e salse (immancabile la pearà) e di conseguenza il lunedì si facevano le polpette.
Ricordo che per cena c’erano quasi sempre zuppe o passati di verdura seguiti da prosciutto e formaggio, oppure da una frittata o un uovo all’occhio di bue. In alternativa a volte si faceva una “svizzera” alla griglia con le patatine.
Una volta a settimana si cucinavano lo spezzatino, l’osso buco con la polenta o l’arrosto di vitello, piatti che si finivano in due volte, la seconda per cena il giorno successivo ma accompagnati dall’insalata e non più dalle patate.
La polenta era presente la sera almeno una volta, con il gorgonzola o le salsicce tagliate a rondelle e rosolate con la salvia.
Un paio di volte a settimana, a pranzo in tavola c’erano le cotolette oppure le scaloppine al Marsala, le bistecche alla pizzaiola o gli involtini, dopo un piatto di riso pescato condito con olio o burro e parmigiano.
Quando si mangiavano le lasagne o le tagliatelle con il ragù di carne, di funghi o di piselli per esempio, come secondo c’era sempre l’affettato misto.
Il venerdì per tutto l’anno allora si rispettavano il digiuno e l’astinenza, quindi si spaziava dalle cotolette di asià (spinarolo), alle seppie ripiene, ai gamberetti al limone e al fritto misto con l’insalata mentre il primo piatto si saltava.
Senza un ordine preciso apparivano a rotazione: le trippe, il baccalà, il pasticcio di lasagne, il pollo fritto e il fegato alla veneziana.
Questo è il mio fegato alla veneziana: succulento e gustoso, dalla consistenza cremosa, accompagnato da cipolle fondenti e deliziose.
È lo stesso che si faceva a casa mia quando ero piccola.
Si affettano non troppo sottilmente 300 gr di cipolle bianche e si fanno appassire a fuoco dolcissimo con 2 cucchiai di olio e qualche foglia di salvia. Si sala appena e, come sempre, si aggiunge se occorre un filino d’acqua.
Quando diventano trasparenti e morbidissime si aggiungono 600 gr di fegato di vitello tagliato prima a fette e poi a pezzetti e circa 30 gr di burro.
Si alza la fiamma e si porta velocemente a cottura mescolando col cucchiaio di legno.
Si sala, si insaporisce con una generosa macinata di pepe nero, si elimina la salvia e si serve subito. Volendo anche con della polenta morbida.
Il fegato alla Veneziana è uno dei piatti tipici più conosciuti della nostra regione, molto appetitoso e stuzzicante. Come per molte altre ricette, ogni famiglia ha una sua versione, questa è quella della mia.
Il fegato alla veneziana…croce e delizia della mia vita! 🙂 Da piccola mi nascondevo sotto il tavolo pur di non mangiarlo ora, in piccole quantità, mi piace molto! 🙂 complimenti per la ricetta!
Grazie. Credo che nessun bambino ami questo tipo di ricette… Secondo me quello del fegato alla Veneziana è un gusto acquisito: è un piatto che si finisce con l’apprezzare solo dopo averlo gustato più volte.
già…penso anche io 😀
Il fegato non è mai stato un cibo amato. Quando ero piccola, mia mamma mi costringeva a mangiare il fegatino della gallina prima della minestra.Adesso se lo rubano mio marito e mio figlio, ma col fegato finisce lì! Nella cucina della mia infanzia non c’è mai stata tanta varietà di piatti, anche se anche noi avevamo una tabella settimanale. Però, il primo a pranzo e il secondo a cena. Più un mucchio di verdura e di mele!
Ma la ricetta ti incuriosisce? Al punto da fare un tentativo e proporla alla famiglia? Da quello che leggo di voi, sembrate tipi da appetito robusto e gusti decisi… casomai mi sai dire eh?!
Perchè no! 🙂
L’ho sempre amato, anche la mia mamma lo faceva più o meno così! Adesso mi segno la tua ricetta e provo a proporla ai bambini 🙂
Quante volte lo cucinavo prima del periodo della Mucca Pazza e poi …. un p0′ per paura .. un po’ per pura ignoranza non l’ho più comprato. Ma Silva questa tua ricetta, la foto, ha riacceso in me la voglia di gustarne un bel piatto 🙂
Mi auguro proprio che trovi la voglia di rifarlo, Bea, perché è un piatto straordinario, equilibrato e saporito. Per me poi è proprio parte della mie radici!
Ah le mamme la sanno lunga! La proporzione fegato/cipolla può variare naturalmente, ma a me pare che queste dosi premino l’equilibrio tra il sapore forte della carne e la dolcezza della cipolla BIANCA cucinata a lungo. Chissà se ai bambini piacerà però… I miei figli, ormai adulti da un pezzo, non l’hanno mai apprezzato.
Io lo apprezzavo da bambina. Secondo me val la pena provare, magari a loro tolgo le cipolle dal piatto, e se non piacerà ci penseremo io e il mio uomo a spazzolarcelo! 😉
Certo lo conosco benissimo, a casa mia si preparava abbastanza spesso e piaceva tanto agli adulti di casa, noi bambini scappavamo appena lo vedavamo!
Pero’ per me il fegato e’ stato una sorta di medicina, da piccola avevo forti carenze di ferro e mia mamma sostrneva che il fegato fosse tra le carni piu indicate e lo mangiavo controvoglia!
Alla veneziana l’ho fatto qualche settimana fa, la ricetta e’ come la tua ma non metto il burro!
Io l’ho solo assaggiato, mio marito lo adora!
Succede spesso con il cibo che abbiamo dovuto mangiare per forza da bambini, che finisce col non piacerci più da adulti!
Bravissima a cucinarlo praticamente solo per tuo marito!
Anche a casa si mangiava diversamente rispetto ad ora. Anzitutto si faceva il pranzo e la cena con primo e secondo, ora invece il pranzo prevede un primo o un secondo mentre la cena è stata sostituita da uno spuntino.
Non ho mai conosciuto la varietà di pietanze che hai citato, a casa i miei genirori sono sempre stati molti tradizionalisti e ancora oggi faticano a “buttarsi” in nuove avventure.
Il fegato prima lo facevamo arrosto (nella gratticola:-)) mentre ora va “di moda” alla veneziana. La nostra ricetta è praticamente identica alla tua salvo che per la salvia e per il burro. 🙂
Quando ero bambina abbiamo sempre abitato in appartamenti del centro, quindi con poche opportunità di cucinare la carne o il pesce come dici tu “arrosto” preferendo l’uso del forno e dei fornelli per motivi di praticità. Le cotture alla griglia erano riservate agli appartamenti con barbecue esterno!
L’utilizzo della salvia in questa ricetta dà al piatto un aroma intenso che lega il sapore della cipolla con quello del fegato.
Il fegato ho imparato ad apprezzarlo quando sono diventata grande perchè non ricordo particolare entusiasmo nel trovarmelo nel piatto da bambina, sono dunque anch’io tra coloro che lo hanno acquisito nel loro menu successivamente.
Alla veneziana lo mangio tranquillamente per la cremosità delle cipolle e perchè cotto in quel modo lo trovo tenerissimo. Ammetto di non cucinarlo spesso, è un gusto che devo lasciare decantare nel tempo prima di riproporlo a tavola. 🙂
L’idea di abbinarci della morbida polenta mi stuzzica un pò 😉
un caro abbraccio da Affy
Da noi polenta e fegato alla Veneziana sono un abbinamento praticamente scontato! Nemmeno io lo faccio spesso comunque, non è un piatto da proporre più di una volta al mese, per esempio. E solo d’inverno, direi.
Buona serata, Affy.
Tuffo in magnifici ricordi con la tua ricetta, in casa mia il fegato non è molto gradito mentre a me, ogni tanto, piace .
Domani però lo farò con la ricetta della mia nonna che è uguale alla tua.
Un abbraccio, ciao, a domani
Il fegato ha in realtà questo limite, difficilmente tutta la famiglia lo apprezza. Fortunatamente io è mio marito lo adoriamo, così lo posso cucinare senza problemi.
Buona serata, cara.
La svizzera con le patatine me la ricordo, la frittata, l’osso buco, mia mamma lo faceva buonissimo, bistecche alla pizzaiola, lasagne, uhhh, che buone, 😀 e il venerdi’ pesce, grazie tesoro, che bellissimi ricordi! Il fegato alla veneziana e’ il piatto preferito di mio fratello, ma nessun altro lo vuole, quindi quando lo preparo e’ solo per lui, tagliare la carne a tocchetti mi piace, provero’ la prossima volta, baci cara, buona serata!! ❤
La svizzera con le patatine me la ricordo, la frittata, l’osso buco, mia mamma lo faceva buonissimo, bistecche alla pizzaiola, lasagne, uhhh, che buone, 😀 e il venerdi’ pesce, grazie tesoro, che bellissimi ricordi! Il fegato alla veneziana e’ il piatto preferito di mio fratello, ma nessun altro lo vuole, quindi quando lo preparo e’ solo per lui, tagliare la carne a tocchetti mi piace, provero’ la prossima volta, baci cara, buona serata!! ❤
Era un bel modo di cucinare e di nutrirsi, vero? Gustoso e rassicurante, senza tanti conteggi di calorie e utilizzando spesso ingredienti che ora non si scelgono quasi mai. Stasera pane e ricordi!
Un abbraccio, Laura, buona serata.
E’ vero, non si badava alle calorie, secondo me si viveva bene, senza stressarsi troppo. 🙂 Buono il pane e dolci i ricordi, baci cara, notte serena, ❤
Questo fegato invece lo mangio e di gusto. Mamma me lo prepara spesso, perché io a casa non l’ho mai cucinato: al marito non piace il fegato, cucinato in nessun modo.
Buonissimo Silva!!!
un abbraccio
Grazie Manu. Buona serata cara.
Anche della mia famiglia!!!! Così, succulento e pastoso!! Da quanto tempo non lo preparo!! Se mio marito vede la tua foto, me lo fa preparare subito domani!!! E pure la maggior parte di quello che mangiavi da bambina, faceva parte dei menù di casa mia…….
Che bei ricordi hai rispolverato Silva……
Mi fa piacere. Le emozioni che mi hai mostrato sono il motivo per cui racconto sempre da dove vengono le mie ricette! Grazie Lella.
Io la salvia non la metto… Sbaglio?
Prova una volta: l’aroma della salvia secondo me si sposa molto bene sia con le cipolle fondenti che con il fegato, ma non credo sia prevista nella ricetta classica. Probabilmente è solo un’abitudine di casa nostra. Comunque c’è anche chi spruzza le cipolle con l’aceto prima si aggiungere il fegato e chi lo spolverizza con il prezzemolo tritato. Cucina che vai…
Buona notte, a domani.
Anche della mia infanzia… quasi quasi lo rifaccio!
quanto amore metti nelle tue ricette, cara Silva… e poi i tuoi dettagliati racconti mi rimandato proprio ai tempi andati, come quando sbirciavo nella cucina della mia nonna materna. Lei ha lasciato un profondo, dolce segno nel mio cuore, accompagnava sempre le ricette che preparava alle sue considerazioni ed ai suoi bellissimi insegnamenti di vita! Silva adoro anche te per i tuoi lieti doni quotidiani. Con tanto affetto Rosamaria
Grazie Rosamaria, mi fa molto piacere che l’apprezzamento di chi legge i miei post vada oltre la ricetta. Il cibo fa parte della nostra vita e le famiglie vengono necessariamente coinvolte nella storia dei piatti, se si tratta di piatti del ricordo.
Ricambio le tue care parole con un grande abbraccio.