Ragù di petto d’anatra

In queste settimane che precedono il Natale è facile trovare sui banchi delle macellerie carni che normalmente non si vedono e trarre nuovi spunti per preparare piatti molto interessanti e spesso dimenticati.
La prozia Margherita, cognata di mia nonna Emma e le mogli di quei cugini del mio papà di cui racconto nel capitolo “Pelle d’oca e zampe di gallina” del mio libro, cucinavano dei veri piatti rinascimentali pieni di profumi con cotture lente ed elaborate, ingredienti autoctoni e grande tradizione.
Da bambina una volta l’anno andavamo a trovarli in questa massiccia e solida casa padronale al centro di una corte circondata dalle abitazioni dei contadini, le stalle, il fienile e una grande aia dove razzolavano polli, anatre e oche.
A pranzo ci offrivano vassoi di pasta fatta in casa e arrosti dai sughi densi, che profumavano intensamente di erbe aromatiche, vino, passione e saggezza.
Allora non gradivo quei sapori e quegli ingredienti, ma non li ho mai dimenticati. Nel mio libro infatti descrivo con fierezza e nostalgia i metodi di cottura e i segreti della preparazione di questi antichi piatti di famiglia.
Oggi però, per mille motivi, non preparerei più un ragù d’anatra allo stesso modo, ma con due petti che il macellaio mi ha passato al tritacarne una sola volta, ho cucinato un sugo molto invitante.

20141211-192542.jpgSi fa appassire a fuoco dolce in olio e burro il solito abbondante misto da soffritto (carota, sedano e cipolla).
Quando il trito sarà consumato, si uniscono 1 foglia di alloro e gli aghi di un rametto di rosmarino tritato.
Si aggiunge la carne e si fa rosolare alzando la fiamma e mescolando perché non si attacchi.
Si sfuma con 1/2 bicchiere di vino rosso importante, io per esempio uso l’Amarone, ma si può scegliere un qualunque altro importante vino della propria zona.
Quando è completamente evaporato si aggiungono una tazza di passata di pomodoro, 1 cucchiaio di doppio concentrato e un mestolo di brodo, si aggiusta di sale e pepe e si porta a cottura mescolando di tanto in tanto.
Si condisce la pasta e si completa con abbondante grana grattugiato.

Se avessi avuto i bigoli, sarebbero stati la morte sua, ma ho rimediato con dei vermicelli, più grossi e corposi degli spaghetti che hanno fatto la loro ottima figura.

Un antipastino fresco fresco

Che adoro cucinare, lo sapete tutti. Che la cucina è una delle mie grandi passioni è altrettanto noto, ma non pretenderete che con le temperature di questi giorni mi metta a utilizzare più volte al giorno tegami, pentole e padelle vero?!
Però, nonostante il clima, non rinuncio certo a quel piatti insoliti ed estrosi che i miei ospiti in genere trovano irresistibili.
Oggi quindi vi passo una ricetta che si mette in tavola in un baleno, è molto gustosa, senza dubbio fresca e decisamente originale.

antipasto

Certo se non vi piace l’abbinamento agrodolce e speziato, siamo nei guai.

Infatti si tratta di un’insalata di nettarine, tagliate a cubetti, cosparse di Polvere cinque spezie e condite con succo di limone, poco zucchero e un pizzico di sale, che si mescola e si lascia macerare una mezz’oretta in frigorifero.
Poi se ne mette qualche cucchiaiata al centro dei piatti, si accomodano tutto attorno alcune fettine di petto d’anatra affumicato (di quello che si trova bell’e pronto nel reparto frigo vicino al salmone scozzese, i gamberetti al vapore, il paté de foie gras, capito?) e si completa con della composta di cipolle rosse.

Questo piatto, stuzzicante e nello stesso tempo facilissimo, può diventare anche un pranzo veloce ma speciale se si aumentano un pochino le dosi.
Un’altra volta vi spiego come farvi da soli la Polvere cinque spezie.
La ricetta della composta di cipolle rosse invece la trovate nel mio libro “I tempi andati e i tempi di cottura (con qualche divagazione)”.