Squisite e banali: le cotolette

Quando ero bambina, ma anche poi adolescente, una volta all’anno col mio papà e la mia mamma facevamo “il giro del Lago”.
Il lago era quello di Garda e per questa immutabile escursione che facevamo all’inizio dell’estate si caricava sulla nostra Fiat Millecento tutto l’occorrente per il pranzo al sacco, che non si chiamava ancora pic nic, compresa la radio a transistor.
In tutti gli anni in cui abbiamo fatto questa gita, la mia mamma ha sempre preparato le cotolette, da mangiare fredde con le melanzane al funghetto, una volta che si arrivava nel solito prato un po’ in discesa dove parcheggiavamo la macchina e da cui si godeva il panorama del Lago luccicante.
C’era un vecchio ciliegio ormai senza frutti sotto il quale si stendeva il plaid (che credo venisse fornito direttamente dalle Case Automobilistiche all’acquisto dell’auto dato che in quegli anni ce n’era uno in ogni macchina), si aprivano il tavolino e le seggioline pieghevoli e si mangiava ascoltando la radio, che era sempre un po’ disturbata.
Quella delle cotolette come le faceva la mia mamma è una ricetta che non necessita di una particolare abilità, ma ci sono due piccoli accorgimenti che metteva in atto che oggi per me ne fanno un comfort food che ancora mi emoziona e mi riempie di tenerezza.

20141205-111550.jpgLa mia mamma grattugiava il pane su un sacchetto di carta marrone aperto e aggiungeva una o due cucchiaiate di parmigiano.
Lasciava le fettine di vitello per almeno mezz’ora a bagno nelle uova, battute pochissimo, con all’interno una grattugiata di buccia di limone e poi le impanava una sola volta premendole bene col palmo delle mani perché la panatura aderisse alla perfezione.
Le friggeva nel burro spumeggiante, salandole solo a fine cottura, fuori dal fuoco.
Quando si erano raffreddate le accomodava in un contenitore col coperchio e le metteva in frigorifero, pronte per essere sistemate la mattina successiva nel frigo portatile.

Tutto qua. Sono proprio delle semplici cotolette, ma a me aprono tutto un mondo di ricordi dolcissimi.

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30 thoughts on “Squisite e banali: le cotolette

  1. mi hai fatto tornare indietro di qualche anno…Mi ricordo il plaid, il pranzo al sacco, il transistor che veniva portato per sentire le partite di calcio e le cotolette che noi però mettevamo nel panino.
    La buccia di limone sicuramente dà un tocco in più.

  2. Silva idem, le faccio identiche, con parmigiano e limone, proprio come le preparava mia mamma, noi le mangiavamo nel panino, mamma mia che bei ricordi e che buono il panino con la bistecca, grazie per il racconto bellissimo e per la ricetta che e’ squisita, mai banale, un bacione, ❤

    • Nel mio libro “I tempi andati e i tempi di cottura” racconto più dettagliatamente di questa gita annuale intorno al Lago di Garda. Vedrai.
      I miei erano piuttosto abitudinari in fatto di viaggi e gite, ma siamo sempre andati in giro un sacco fin da quando ero piccolissima.
      Mi piace raccontare questi aneddoti che fanno parte dei ricordi di molti di noi.
      Buona notte, Laura.

      • Lo sai che oggi nel programma di Patrizio Roversi c’era Verona e dintorni, che posti stupendi, ti ho pensata, ❤ Non vedo l'ora di leggere il tuo libro, penso che la passione di viaggiare te l'hanno trasmessa i tuoi cari genitori, buona giornata Silva, qua c'e' un sole stupendo ma un aria che frega, molto fredda, sono tornata dal giretto con Willy con male ad una spalla, tra un po' accendo il caminetto e poi vado a giocare a carte con il mio dolce papa', sai che non riesco mai a vincere, 😀 tvb, ❤

      • Verona è davvero una bella città con dei dintorni molto affascinanti, è vero. Siamo equidistanti dal lago e dai monti ed è molto facile raggiungere entrambi in brevissimo tempo. Chi ha vinto a carte oggi?

      • A scopa ha vinto mio papa’, ma a briscola io, non riesco a vincere a scopa, e’ bravissimo, baciotti cara, passa una bella serata con il tuo dolce maritino, 🙂

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