Capesante e no

capesante

Eccole qua. Sicuramente le farete anche voi, in centomila modi diversi e tutti eccellenti perché le capesante, o cappe sante, o pettini di mare o conchiglie St Jaques sono squisite e a meno che non siano cotte troppo a lungo, vengono sempre bene.
Quindi se le sapete già fare (quella della foto è alle nocciole), parliamo invece di come utilizzare la valva concava, che non va mai buttata, ma lavata e conservata.
Qui è diventata il contenitore per una salsa di granchio, bacon e gamberetti dal sapore intrigante e inconsueto da spalmare, fredda, sui crostini.

Per ottenerla si fanno saltare in 2 cucchiai di olio 2 piccoli scalogni tritati con 70 gr. di bacon a dadini minuscoli (se acquistate una confezione di cubetti per la carbonara già tagliati, tritateli ancora un po’), si uniscono poi 200 gr di gamberetti al naturale sgocciolati, si sfuma con 2-3 cucchiai di vermut bianco, si fa evaporare, si toglie dal fuoco e si fa raffreddare. Si incorporano un paio di scatole di polpa di granchio scolata e sminuzzata, si regola di sale e pepe, si lega con 3-4 cucchiai di yogurt greco, il succo di 1/2 limone, 1-2 cucchiai di maionese.
Si mette il composto in frigorifero e si serve accompagnato da fettine tostate di baguette.

Con questo stesso composto, anziché riempire le conchiglie, si possono anche creare dei coreografici aspic mono porzione, ma la faccenda diventa molto più lunga.

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One thought on “Capesante e no

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