Spaghetti alla Carrettiera

Quando mi sono sposata, alla fine degli anni Sessanta, i primi piatti più in voga erano i maccheroncini alla Cubana, le tagliatelle alla Papalina, il risotto allo Champagne, le farfalle Vodka e salmone, i tortellini alla panna, gli spaghetti alla Carrettiera…
A me non dispiacciono i revival, anzi. Ho allora rispolverato una di queste ricette vintage e mi sono divertita.
Ho scelto gli spaghetti alla Carrettiera, perché non li facevo da almeno quarant’anni. Credo che i miei figli (38 e 32 anni) non li abbiano mai mangiati…
Questo giusto per darvi l’idea di quanto tempo è passato dai miei primi esperimenti culinari, all’insegna di un entusiasmo infinito e sotto la guida de La Cucina Italiana.

20140430-020431.jpgIn un tegame si fanno sciogliere 2-3 alici sott’olio spezzettate con 2 cucchiai di olio, 2 spicchi d’aglio schiacciati e 1 pezzetto di peperoncino.
Quando l’aglio è dorato si elimina e si aggiungono nel tegame 200 gr di funghetti coltivati affettati. Si fanno cuocere finché non avranno assorbito l’acqua di vegetazione che hanno emesso, mescolando di tanto in tanto.
Si versano adesso 100 gr di tonno sott’olio sgocciolato e si lascia cuocere altri 5 minuti.
È il momento di aggiungere 4-5 pomodori pelati tagliati a pezzetti, si regola di sale e si fa sobbollire piano per altri 15-20 minuti.
Si spolverizza con del prezzemolo tritato e si condiscono 400 gr di spaghetti.

Se preferite, anziché spaghetti, potere usare vermicelli o mafaldine, o anche bucatini, lessati al dente… insomma scegliete liberamente la pasta che vi piace di più.
A questo sugo non occorre aggiungere parmigiano grattugiato, ma potete anche farlo… in fondo gli anni Sessanta/Settanta sono stati anni di trasgressione, di libertà e di nuove idee.
Dunque cucinando questo piatto sentitevi sciolti ed emancipati come richiedevano i costumi dell’epoca.
Peace and love!

Da involtino ad arrosto farcito

Uno dei miei film preferiti è Frankenstein Junior di Mel Brooks.
Vi ricordate quando Gene Wilder, in preda all’eccitazione urla: “Si… può… fare!”? Ebbene io ho fatto lo stesso!
Sviluppando l’idea de Gli involtini della domenica (post del 25 marzo), confermo che si può fare un eccellente arrosto ripieno di prosciutto cotto e fontina.

20140316-222935.jpgFacile: occorre procurarsi 8-900 gr di fesa di vitello in una sola fetta ben battuta.
Si appoggia sul piano di lavoro, si sala appena, si spargono alcune foglioline di salvia tritate, si copre con 200 gr di prosciutto cotto tagliato a fette spesse e si sistemano sopra, una accanto all’altra 150 gr di fette di formaggio fontina (ma anche di Asiago, a me decisamente più vicino).
Si avvolge la carne tenendo bene all’interno il ripieno, si avvolge in sottili fette di pancetta (quella denominata Piacentina è la migliore) e si lega come al solito con alcuni giri di spago.
Si fa rosolare in un tegame con olio e burro, salvia, rosmarino, timo, alloro e aglio e quando è dorato si sfuma con 1 bicchiere di vino bianco.
Si lascia evaporare, si aggiunge un mestolo di brodo e si porta a cottura a tegame coperto aggiustando di sale e pepe.
Alla fine si toglie l’arrosto dal tegame e si tiene in caldo avvolto in due fogli di alluminio.
Si fa restringere il sugo a fuoco vivace, si filtra e si versa in salsiera.
Si elimina lo spago, si affetta non troppo sottile il nostro grosso involtino e si irrora di salsa.

È un altro arrosto squisito, delicato ma contemporaneamente appetitoso perché tutti gli odori che ho aggiunto gli danno carattere e sapore.
Chi volesse comunque un ripieno ancora più gustoso, potrà pensare di sostituire il prosciutto cotto con la mortadella di Bologna.