Macedonia nelle coppette

Come già ho avuto modo di dire, non mi piace poi molto la macedonia a fine pasto, non nella forma tradizionale insomma.
Ma un modo simpatico per offrirla è per esempio quello di posizionarla all’interno di scodelline di pasta secca, dolce e friabile, la stessa che si utilizza per fare le lingue di gatto.

20140314-012941.jpgÈ senz’altro una presentazione che appare più complessa di quanto non sia in realtà.
La preparazione della pasta è facilissima e a prova di errore. L’unica avvertenza è prestare molta attenzione in fase di cottura per non lasciarla bruciare.

Si mettono nel robot da cucina munito di lame 80 gr di albume (che corrisponde circa a quello di 2 uova), 80 gr di farina, 80 gr di zucchero a velo e 80 gr di burro e si frulla fino ad ottenere un composto bello liscio, che si lascia riposare in frigorifero anche un’ora.
Si fodera di carta forno una teglia, ci si appoggia sopra il composto a mucchietti e con l’aiuto del dorso di un cucchiaio si appiattiscono e si formano dei dischi spessi 2 mm.
Si infornano a 180 gradi per 5-6 minuti e si sfornano prima che si colorino troppo.
Si sollevano dalla carta forno e finché sono ancora caldi si appoggiano su delle coppette rovesciate e gli si da la forma di scodelline.
Si fanno raffreddare completamente, si staccano con delicatezza e possono essere conservate in una scatola di latta fino al momento di utilizzarle.

Al momento di portare in tavola le vostre coppette, potrete appoggiare sul fondo una cucchiaiata di gelato, di sorbetto, di zabaione o di composta di fichi aromatizzata con il vostro liquore preferito, per esempio, e poi riempirle di frutta di stagione.

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28 thoughts on “Macedonia nelle coppette

  1. Adoro questa pasta e non avevo la ricetta! Come sempre cara Silvia sei un pozzo di belle idee! La farò sicuramente, magari aggiungendo sul fondo anche una pallina di gelato ;D

  2. Questa sì, che è una SIGNORA Macedonia! Concordo pienamente con te la preferenza con la tradizionale, dove si mette insieme l’impossibile e non si percepisce il gusto di nulla…. Felice Domenica a entrambi 😆

  3. le avevo trovate al ristorante…e non sapevo come venissero cucinate..ed eccoti…voilà!!! grande silva..rendi semplice anche le ricette più elaborate…se ti va passa da me….che c’è un piccolo premio per il tuo spettacolare blog e per l’affetto che provo per te!!!

    • Oh, il premio mi aveva fatto dimenticare la ricetta di oggi… A volte ci sono cose che ci sembrano lontanissime dalle nostre capacità o abitudini. Invece basta avere quattro ingredienti e la giusta dose di inventiva e riesci a fare tutto!
      Anch’io la prima volta ho assaggiato questa pasta al ristorante, a forma di cornucopia da cui uscivano macedonia e gelato e quando mi sono resa conto che il sapore era quello delle mie lingue di gatto, ecco, ho provato e ci sono riuscita.
      Ancora grazie, sai, e non solo per il premio!

  4. Mi sento un’inetta Silva cara! 😦 Di fronte ai tuoi cestini di pastafrolla getto la spugna!
    Vabbè risolleviamoci … dunque per la macedonia non avrei problemi eheheheh, per le coppette così sottili ma così belle ho paura di fallire.
    E pensare che le avevo mangiate in un ristorante con la crema tiepida all’interno e sopra i frutti di bosco, fantastiche.
    Non credevo però si potessero realizzare “in casa”.
    Seguirò alla lettera, passo passo, le tue parole sperando di non sbagliare nulla, d’imbiondirle e non bruciarle. Farle così ondulate mi sembra il massimo, mi accontento di averle pure lisce.
    Ci provo eh 😉
    un grande abbraccio 😆

    • L’ondulazione viene naturalmente, Affy! Quando appoggi i dischi ancora caldi sulle ciotoline capovolte, basta che con la punta delle dita tu faccia una leggera (LEGGERA) pressione sui bordi della “gonnellina”. Capito? La spiegazione è poco scientifica, lo so, ma questa manovra produce pienamente l’effetto richiesto.
      Sarò molto orgogliosa di te se mi dirai che le hai fatte veramente!

      • Ma allora è più facile se mi dici questo! 😆
        Ce la metterò tutta Silva perchè ho proprio piacere di realizzarle. Lascerò basiti i miei commensali … 😉

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